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Chapeau
Redazione InPiù 17/04/2025

Alessandro Sallusti sul Giornale commenta gli esiti dell’incontro Trump-Meloni: “Mettiamola così, parafrasando una delle recenti e celebri battutacce del presidente americano: Trump ha baciato la mano a Giorgia Meloni. Lo diciamo con un tono privo di enfasi e senza alcun trionfalismo, consci che la strada per ricucire i rapporti tra due pilastri dell’Occidente, l’America e l’Europa, è ancora lunga e non priva di tornanti. L’incontro di ieri alla Casa Bianca è comunque stato un buon inizio di dialogo: Trump e Meloni hanno in comune, oltre che la famiglia politica – il variegato mondo dei conservatori –, pure la dote del pragmatismo, il che certo aiuta a trovare soluzioni invece di esasperare le divisioni. Una cosa è certa – fa notare Sallusti -: gli avvoltoi domestici che svolazzavano sopra questo vertice sono rimasti a bocca asciutta, la premier – non lo diciamo per partigianeria – si è dimostrata all’altezza del compito, soprattutto si è dimostrata percorribile la strada che aveva imboccato per prima fin dall’inizio della crisi transoceanica: niente panico, niente strappi, la compattezza dell’Occidente deve venire prima di tutto. Chi da settimane pressa la Meloni con il «devi scegliere tra l’America e l’Europa» non ha infatti capito che l’obiettivo della premier non è mai stato quello di dover scegliere, bensì quello di sminare le ragioni della scelta. Per farlo, come in ogni trattativa, bisogna essere disposti a fare dei passi indietro su alcuni punti e in avanti su altri. È presto per dire quali saranno i primi e quali i secondi, ma una cosa già si può dire con certezza: l’Italia ha assunto un ruolo internazionale come da tempo non accadeva, e non solo per le parole di elogio spese da Trump nei confronti della nostra premier. Se, come pare, Trump ha accettato l’invito a venire a Roma per partecipare a un vertice europeo, beh questo sarebbe un successo politico che ridisegna gli equilibri all’interno dell’Unione a favore dell’Italia. Il «governo delle destre» che doveva portare l’Europa a sbattere si sta dimostrando una scialuppa di salvataggio per l’Europa stessa. E questo – conclude - è il vero risultato politico che Giorgia Meloni porta a casa dal viaggio a Washington, che già oggi avrà una coda in Italia con la visita del vice presidente americano Vance, che potrebbe riservare altrettante sorprese”.
Marco Travaglio, Fatto Quotidiano
“Nel Paese dove il primo che passa dà lezioni di storia ad Alessandro Barbero per aver segnalato le analogie tra il riarmo e il bellicismo di oggi e quelli che portarono alla Prima guerra mondiale, può accadere di tutto”. Così Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano citando il presidente forzista del Piemonte Alberto Cirio che ha celebrato ‘i tanti alpini morti nella campagna di Russia per la nostra libertà’. Cioè – osserva Travaglio - le truppe dell’Italia fascista che aggredirono l’Urss con quelle naziste. I media l’han liquidata come ‘gaffe’, ma è stata tutt’altro. Nelle stesse ore l’alta rappresentante per la politica estera Ue, l’estone Kaja Kallas, intimava agli Stati membri di disertare le cerimonia del 9 maggio a Mosca per l’80° Giorno della Vittoria contro il nazifascismo. A cui l’Urss pagò il più alto tributo di sangue (25-28 milioni di morti). E perché mai i Paesi liberati dovrebbero dimenticare il loro principale liberatore? Perché, spiega la Kallas, ‘Putin è un dittatore’. Se è per questo lo era, e all’ennesima potenza, pure Stalin. Eppure Roosevelt e Churchill non fecero certo gli schizzinosi. L’anno scorso la Russia non fu invitata agli 80 anni dello sbarco in Normandia: però c’era Zelensky, anche se mezza Ucraina aveva accolto come liberatori i nazisti invasori e tuttora venera il collaborazionista Bandera come eroe nazionale. Da tre anni, all’Onu, i Paesi Ue e Nato votano contro (come Usa e Ucraina) o si astengono sulla risoluzione di Mosca per ‘la lotta alla glorificazione del nazismo e del neonazismo, che contribuiscono ad alimentare forme contemporanee di razzismo, xenofobia e intolleranza’: non vogliono contrariare Kiev, che si tiene nell’esercito milizie neofasciste e naziste con svastiche e simboli SS, finanziati e armati da noi ‘antifascisti’. La Russia viene continuamente paragonata al Terzo Reich, anche da Mattarella. E il Parlamento Ue ha appena equiparato il nazismo al comunismo che lo sconfisse e definito la Russia ‘la minaccia più grave e senza precedenti per la pace nel mondo’, più delle orde barbariche, di Napoleone e di Hitler. Quindi il povero Cirio non ha fatto che unirsi alla riabilitazione del Führer in funzione anti-Putin. Chi grida alla gaffe – conclude - farebbe meglio ad annullare o rinviare sine die le celebrazioni del 25 Aprile per gli 80 anni della Liberazione. Con l’aria che tira, nessuno sa più chi ci liberò. E da che cosa”.
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