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Altro parere

La mediatrice culturale

Redazione InPiù 17/04/2025

Altro parere Altro parere Marco Zucchetti, Il Giornale
Come sottolinea sul Giornale Marco Zucchetti, il vertice di Washington che stasera vedrà Giorgia Meloni ospite nella tana bianca di Donald Trump nasconde un’infinità di rischi e una percentuale vicina allo zero di successo. Sempre che con successo si intenda un miracoloso accordo sulla crisi dei dazi. Accordo che da un lato il signore del caos di Mar-a-Lago non sembra voler trovare a breve, così a suo agio nell’incertezza globale da lui seminata, e dall’altro Meloni - che si muove di concerto con Bruxelles ma senza autonomia -, non ha possibilità di definire. Tanto che lo stesso commissario Ue Michael McGrath invita a prepararsi al «no deal». Al contrario, non si esclude che Trump trasformi il bilaterale con la stimata Giorgia in un altro show infarcito di sparate contro l’Ucraina, gli europei o perfino la stessa Italia, mettendo in imbarazzo la presidente del Consiglio. Con queste premesse, la realistica preoccupazione del governo è giustificata, così come la speranza dell’opposizione di un nulla di fatto da poter usare politicamente come «flop» o «sconfitta». Una situazione che vista con gli occhiali micragnosi della politica italiana sembra lose-lose. Ma che è forse la più alta prova a cui un politico è chiamato: rimettere in piedi un dialogo per puntellare quel patto transatlantico minato dall’incomunicabilità fra due mondi mai così distanti. Perché sta qui la vera chiave della missione meloniana di oggi, ovvero in una mediazione culturale, in un tentativo di decrittazione dell’indecifrabile per rispondere al grande enigma: cosa vuole Donald Trump? Non è detto che la Meloni - descritta dalla stampa Usa come whisperer, colei che sussurra all’orecchio del tycoon - riesca ad aprire un canale diretto fra Donald e la von der Leyen; così come non è detto che il suo sforzo diplomatico - minoritario fra i musi duri degli altri leader di Parigi, Berlino e Madrid - diventi la strada maestra della Ue. D’altronde le trattative sono fatte per fallire e rifallire e gli sherpa mettono in conto di non raggiungere subito la vetta. Non significa mettere le mani avanti, ma avere chiaro il senso storico di quel che accadrà oggi a Washington, dove l’Italia gioca da titolare grazie anche alle capacità umane e politiche della premier. Ricordiamocelo dopo l’eventuale «no deal», quando il primo sventurato di casa nostra parlerà di buchi nell’acqua.
 
Claudio Cerasa, Il Foglio
E se ci fosse una sorpresa oggi nell’incontro fra Trump e Meloni? Deirdre McCloskey – scrive sul Foglio Claudio Cerasa – è una grande economista. E’ professoressa emerita alla University of Illinois di Chicago, è considerata tra i più influenti economisti al mondo e tra i massimi teorici del libero mercato, ha scritto più di venti libri di teoria e storia economica, di filosofia, femminismo, etica e diritto, e in questi giorni si trova in Italia per promuovere una trilogia importante, finalmente tradotta nel nostro paese dalla Sbe - Silvio Berlusconi editore, che meriterebbe un posto sugli scaffali di chiunque si riconosca in una defini- zione seria di classe dirigente: “Dignità borghese”, “Virtù borghese”, “Eguaglianza borghese”. Deirdre McCloskey, conversando con chi scrive, sostiene di essere ottimista sul modo in cui l’Europa può reagire al trumpismo, sostiene che l’Europa potrebbe riuscire a rappresentare quei valori che l’America di Trump potrebbe non essere più in grado di rappresentare, sostiene che l’onda d’urto del trumpismo paradossalmente potrebbe costringere l’Europa a fare dei passi in avanti nella direzione di una maggiore competitività e sostiene infine che all’interno delle imprevedibili geometrie trumpiane vi siano due elementi importanti che nel medio e nel lungo termine potrebbero essere due check and balance simmetrici della furia trumpiana. Il primo check and balance lo abbiamo visto negli ultimi giorni ed è il check and balance che ha costretto Trump a una mezza ritirata strategica sui dazi: il mercato, la forza della globalizzazione, le borse e i rendimenti in rialzo improvviso sui titoli di stato americani. Il secondo check and balance, più difficile da maneggiare ma suggestivo da considerare, riguarda, secondo Mc- Closkey, una categoria che Meloni incarna perfettamente, ovverosia le leadership femminili al cospetto di Trump. La tesi di McCloskey è che le figure istituzionali rappresentate da leader femminili hanno un vantaggio competitivo nei confronti di Trump per la semplice ragione che di fronte a leader femminili il bullismo di Trump di solito va in cortocircuito, non potendo il presidente americano giocare con uno schema binario consolidato: forza contro forza, virilità contro virilità.
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