Aravind Srinivas: «Noi i veri rivali di Google. I motori di ricerca diventeranno reliquie»

Aravind Srinivas: «Noi i veri rivali di Google. I motori di ricerca diventeranno reliquie» Se deve usare un'immagine per descrivere Perplexity, Aravind Srinivas sceglie un «matrimonio tra Wikipedia e ChatGpt», spiega in una intervista a Michela Rovelli, pubblicata sul Corriere della Sera di sabato 8 marzo. Il primo e più importante servizio dell'azienda che dirige si può anche definire «l'evoluzione della ricerca online. Perplexity dà risposte dirette e ti dice da dove ha recuperato le informazioni. Ricorrere ai link è stata una scorciatoia. Ma ora non ne abbiamo più bisogno grazie all'intelligenza artificiale». Nato nel 1994 in India, Aravind Srinivas è uno dei tanti talenti del Paese che si sono trasferiti negli Stati Uniti per dare poi un contribuito alla Silicon Valley. Qui è passato dai più importanti laboratori di intelligenza artificiale: «Da DeepMind ho imparato l'arte di avere un obiettivo finale ambizioso, ma di suddividerlo in tappe al limite dell'impossibile, ma possibili. Da OpenAl l'arte di comunicare il tuo lavoro al mondo, per creare entusiasmo». H suo percorso si è poi tradotto nella fondazione di Perplexity AI nel 2022, insieme a Andy Konwinski, Denis Yarats e Johnny Ho. Un'azienda che in due anni ha raggiunto una valutazione di 9 miliardi di dollari grazie a un motore di ricerca conversazionale che sfrutta l'AI generativa. «I motori di ricerca tradizionali rimarranno, ma diventeranno meno rilevanti. Saranno una reliquia. Come Yahoo, che esiste ancora, c'è chi continuerà a usare Google. Ma non sarà l'oggetto che useremo per lavorare e per fare ricerche e approfondimenti. Tutto ciò avverrà altrove». L'obiettivo di Perplexity è costruire un intero ecosistema. Dopo il motore di ricerca, è arrivato l'assistente vocale sugli smartphone Android. Ora il prossimo passo è il browser: si chiamerà Comet e sarà pronto a fine di marzo: «Possiamo essere considerati il vero concorrente di Google. Non è mai successo prima». Perplexity sfrutta diversi modelli di linguaggio per funzionare, alcuni esterni — tra cui quelli di OpenAl e di DeepSeek — altri proprietari. Tra cui un'infrastruttura di ricerca che si occupa di estrarre i link. Ovvero le fonti, a cui l'azienda dà molto valore. Nonostante la causa del gruppo News Corp e diverse inchieste su violazione di copyright, Srinivas vuole proporre un nuovo modello economico per trovare un equilibrio tra i bisogni di chi fa innovazione e di chi crea i contenuti. «Perplexity non può avere successo senza gli editori. Non possiamo fornire lo stesso livello di traffico dei motori di ricerca basati sui link. Quindi, vogliamo creare qualcosa di diverso, e condividere le nostre entrate». Degli Stati Uniti apprezza il sistema economico basato sull'accettazione del rischio: «L'intera normativa fiscale americana è stata elaborata in modo da rendere l'imprenditore molto intraprendente». Una cultura che secondo lui manca all'Europa: «E un continente fantastico. Il vostro stile di vita è migliore ma i legislatori dovrebbero rendere più facile l'avvio delle imprese». In questo senso, secondo lui, le regolamentazioni come l'AI Act non stanno aiutando: «Sono premature. L'intelligenza artificiale è ancora una tecnologia in fase di sviluppo». E poi ci sono anche altri effetti, che definisce «perversi». Chi è già in uno stadio avanzato può fare pressioni per adottare politiche che si adattano a loro, danneggiando le nuove realtà. E questo si aggiunge a un sistema dove si preferisce investire su "cavalli" già in corsa e non su chi sta provando a emergere: «Tutte le "magnifiche 7" americane sono nate come una sfida. Nvidia esiste come reazione a Intel. Google non ha dato per scontato il successo di Yahoo. Lo stesso per Amazon, con Walmart. Apple ha affrontato Ibm e Tesla le aziende automobilistiche. Meta ha creato un nuovo livello sociale. Se esiste già un'azienda non significa che io non possa creare qualcosa di migliore». Ed è proprio quello che sta provando a fare Perplexity oggi.
 

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