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La Grosse Koalition e il futuro della destra
Redazione InPiù 24/02/2025

“Apparentemente le elezioni in Germania non hanno riservato sorprese”. Così Luca Ricolfi sul Messaggero sottolineando che “i popolari della Cdu/Csu e i socialdemocratici della Spd (partito del cancelliere uscente Olaf Scholz) si apprestano ad avviare le trattative per formare un governo di Grosse Koalition. Ma la vera sorpresa, che nessuno aveva previsto nelle dimensioni in cui si è manifestata, è l’exploit della partecipazione elettorale, passata dal 76.4% delle ultime elezioni politiche all’82.5%, il valore più alto dai tempi dell’unificazione tedesca. Tutto lascia pensare che, alla radice del boom dei votanti, vi sia il timore per l’avanzata della AfD, un timore che ha richiamato alle urne elettori che normalmente non votano, ma che sono sensibili ai richiami anti-fascisti e anti-nazisti. Il risultato complessivo di questi sommovimenti è che, nel giro di meno di 4 anni (dal settembre 2021 a oggi), l’elettorato tedesco si è enormemente radicalizzato e polarizzato. Vista da questa angolatura la vicenda tedesca è singolare, anche se non unica (qualcosa di simile è in corso in Francia). Il sistema politico si polarizza, i partiti di sistema implodono, scendendo al di sotto del 50% dei consensi, ma al governo riescono ad andarci lo stesso perché si coalizzano tra loro e perché la legge elettorale li premia. In entrambi i casi, il governo delle forze pro-sistema è il frutto della dottrina del ‘cordone sanitario’ (in tedesco: Brandmauer, muro tagliafuoco), che sbarra la strada del governo all’estrema destra, ma al tempo stesso non riesce a stabilire solide alleanze con l’estrema sinistra. In queste condizioni, è arduo profetizzare al governo tedesco un cammino sereno. Non è una novità, bensì il solito, irrisolto, dilemma dell’antifascismo: provare a normalizzare le destre radicali associandole al governo, o tenerle lontane a costo di rafforzarle? Germania e Francia sembrano aver imboccato quest’ultima strada, quella dell’arroccamento dei partiti moderati. Quanto all’Italia, il diritto di governare le destre se lo sono conquistato con il voto. E per ora – conclude - nulla di drammatico pare esserne seguito”.
Carlo Valentini, Italia Oggi
Carlo Valentini su Italia oggi invita l’Europa a prendere atto del nuovo corso trumpiano e a ‘sganciarsi’ ove possibile dagli Stati Uniti: “L’Europa – scrive l’editorialista - sta reagendo di rimessa di fronte alle provocazioni di Donald Trump. Non sarebbe meglio, invece, tentare di prendere il toro per le corna? Ovvero l’Europa, abbandonata dal suo tradizionale alleato, dovrebbe farsi forte della propria libertà di movimento (non essendo più soggetta a un’alleanza de facto anche commerciale) e incominciare a dialogare col resto del mondo, che per altro è impaziente di stringere accordi, come dimostra la firma del trattato Ue-Mercosur (prevede la progressiva liberalizzazione della circolazione delle merci tra Europa e Brasile, Argentina, Paraguay, Uruguay) e come poteva essere la Via della Seta, con la Cina, fermata da ostacoli politici. Se gli Usa ci voltano le spalle, quegli ostacoli vanno rimossi. E’ ovvio che l’interscambio economico vada regolamentato, tutelando i brevetti europei, lo sforzo della transizione ecologica, i diritti dei lavoratori. Non può essere ammessa una concorrenza sleale. Ma la Cina oggi è anche tecnologia avanzata, con disponibilità a collaborazioni di reciproco vantaggio, è impegnata in grandi infrastrutture a cui possono dare un apporto non secondario le grandi company europee delle costruzioni, è voglia di cultura Occidentale che ben può dialogare con la millenaria cultura cinese, e così via. Ci sono opportunità da cogliere che un’Europa disorientata non dovrebbe farsi sfuggire. Non è un caso che nei giorni scorsi i dirigenti dell’impresa automobilistica cinese Byd abbiano organizzato a Torino un incontro con le aziende dell’automotive: per crescere Byd necessità di fornitori di alto livello, cioè italiani. C’è poi gran parte dell’Africa che preme per uscire dall’indigenza e magari non essere costretta ad accettare le condizioni capestro delle grandi potenze. Già il ruolo dell’Europa è stato decisivo per consentire passi avanti per esempio al Marocco e alla Tunisia. Ma va rafforzata la cooperazione, con trattati che siano vicendevolmente proficui. Gli Stati Uniti rimangono, ovviamente, un partner commerciale decisivo, ma se rifiutano un rapporto privilegiato con l’Europa, le mani libere per firmare accordi e trattati debbono valere per tutti”.
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