-
Altro parere
-
Se la politica si riduce a commedia dell'arte
-
Altro parere
-
L'Europa disunita alla meta
-
Altro parere
-
Giustizia, la riforma e i tempi cambiati
-
Il nuovo azzardo di Trump
-
Urso: "L'Europa eviti la guerra commerciale. I rapporti di Meloni con gli ...
-
Altro parere
-
Il duello (inatteso) tra Usa e Cina
-
Altro parere
-
La spinta gentile del Colle
-
Altro parere
-
Conflitti pericolosi
-
Altro parere
Benetton: «Ironia e divertimento. Toscani ci faceva rischiare tanto ma ne è valsa la pena»
Daniele Manca, Corriere della Sera, 14 gennaio
Redazione InPiù 18/01/2025

Ed è così che nel giro di qualche anno arrivano le campagne con i ragazzi di tutte le razze, bianchi, neri, indiani d’America, ragazzi e ragazze con gli occhi a mandorla, fotografati con maglioni e magliette colorati. Erano appunto anni diversi, persino Gorbaciov si accorge di voi. Aprite un negozio a Sarajevo in piena guerra. «Sì, certo. Ma alla base c’era anche questa voglia di far capire che il mondo era più largo di quanto si immaginasse. C’era anche la volontà mia, dell’azienda di non aver a che fare con campagne specifiche per singoli mercati, ma parlare al mondo intero con delle foto, con una campagna unica. E per questo che con Oliviero abbiamo viaggiato in lungo e in largo per il mondo. Da Tokyo a Johannesburg e all’Australia». Viaggi lunghi, intercontinentali...«In quegli alberghi, su quegli aerei il rapporto si fa più solido. Diventa amicizia. Non siamo più l’imprenditore che commissiona la campagna al creativo. La creatività di Oliviero non è fine a se stessa. È legata alla realtà». Sono gli anni Novanta nei quali nasce una rivista come Colors che a partire da valori come la pace, la comprensione tra i popoli, avrà la forza di organizzare a Johannesburg una mostra, una rassegna culturale nelle settimane che precederanno le prime elezioni libere. Quelle alle quali voteranno anche i neri. E che Oliviero Toscani renderà emblematica con quella foto che mostra un atleta bianco e uno nero che si scambiano il testimone in una staffetta. Ma vi siete anche trovati in difficoltà, come a Parigi quando Oliviero Toscani all’insaputa di tutti mette un gigantesco preservativo su un obelisco. «Come le dicevo a volte non era facile, occorreva rischiare un po’ di più ma ne valeva la pena. Certo, c’erano immediate ripercussioni sul nostro nome a volte con polemiche aspre da un lato ma anche con premi prestigiosi dall’altro per la stessa campagna. Ma si sbaglierebbe a pensare che fossero solo provocazioni». Per provocare provocavano: lei nudo su manifesti giganti con lo slogan «Ridatemi i miei
vestiti» con la Caritas a fare da testimonial, una suora che bacia un prete... «Vero, ma Oliviero e noi volevamo che ci si spingesse oltre una campagna come quelle a cui eravamo abituati, che sodi un’automobile o di un prodotto. Volevamo essere unici in ogni parte del mondo. E cosa unisce le persone nel mondo se non i valori? Se non la realtà?».
Anche se significa pubblicare la maglietta e i pantaloni insanguinati di un soldato morto nella guerra dei Balcani, o le campagne sull’Aids? «La prova che si colpiva nel segno, che si faceva discutere era nelle reazioni non sempre e non tutte positive da parte delle stesse associazioni che combattevano l’Aids. Ma l’affrontavamo. Come si può innovare se non si sperimenta? Se non si dà a un creativo come Oliviero la possibilità di esprimersi? L’aspirazione era di mostrare quello che si vedeva, le esperienze. E se c’era da correggere correggevamo. Se c’erano difetti li superavamo. Al fondo c’era però anche la consapevolezza di fare qualcosa che fosse rilevante». Poi però succede qualcosa...«Poi il mondo cambia. Pensi a questo quarto di secolo. L’impressione attuale è di vivere in un mondo senza colori rispetto a quei colori che con Oliviero volevamo mettere assieme. Chiacchieravamo di questo negli ultimi tempi, ma gli parlavo anche del suo straordinario coraggio nell’affrontare una malattia come quella che lo ha colpito. Speravo che la sua forza con le cure che aveva intrapreso fossero in grado di portarlo fuori dal guado». Ma non voleva che andasse a trovarlo...«Quello che ci legava andava al di là delle cose che facevamo assieme. Ci divertivamo. Sì, ci divertivamo. Non c’era niente di semplice. Ma forse il divertimento con lui era proprio questo, continuare a provarci. Non fermarsi mai, quali che fossero gli ostacoli».
Altre sull'argomento

Benetton: «Ironia e divertimento. Toscani ci faceva rischiare tanto ma ...
Daniele Manca, Corriere della Sera, 14 gennaio
Daniele Manca, Corriere della Sera, 14 gennaio

Abu Mazen: “Ho sentito Trump. La pace? Con Israele fuori da Gaza: ...
Greta Privitera, Corriere della Sera, 14 dicembre 2024
Greta Privitera, Corriere della Sera, 14 dicembre 2024

Abu Mazen: “Ho sentito Trump. La pace? Con Israele fuori da Gaza: ...
Greta Privitera, Corriere della Sera, 14 dicembre 2024
Greta Privitera, Corriere della Sera, 14 dicembre 2024

Luca Cordero Di Montezemolo: «L'auto italiana? Non esiste più, Tavares ...
Bianca Carretto, Corriere della Sera, 5 dicembre
Bianca Carretto, Corriere della Sera, 5 dicembre
Pubblica un commento