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Foa: I dem impazziscono perché con Musk non dettano l'agenda
Fabio Dragoni, la Verità, 13 gennaio
Redazione InPiù 18/01/2025

Le grooming gangs pakistane che nel Regno Unito violentano minori con la compiacenza di giudici e polizia sono un caso di scuola. Musk solleva il caso. E da noi si parla del fatto che vuole rovesciare il governo britannico. Non di questi fatti ripugnanti. «Assolutamente sì. Ma è peggio di quanto credi. Ho cercato sul web. La Bbc se ne occupò già nell’aprile del 2023, rilanciando un’inosservata inchiesta giornalistica» Ma i cancelli dell’informazione, per usare la tua terminologia, non si aprirono neppure allora «Un crimine orrendo: abusi compiuti su larga scala da gang di britannici di origine pakistana. La grande stampa inglese ha seguito la vicenda con molta prudenza. Quella internazionale l’ha ignorata. Ora Musk ha fatto esplodere il caso. Ma la nostra grande stampa, se si eccettua La Verità con Francesco Borgonovo, si sofferma su altro. Sono notizie antitetiche al frame dominante dell’inclusività e del politicamente corretto. Quindi vengono spontaneamente ignorate. Bambini adescati e violentati da gruppi di adulti. Mi viene da piangere». Conversando con noi dopo l’apertura delle Olimpiadi ti soffermasti su un aspetto raccapricciante della cerimonia. I bambini condotti agli inferi. Allora un sacrificio simbolico. Nel Regno Unito addirittura fisico! «La pedofilia è un orrore senza fine. Il traffico di bambini nei Paesi anche occidentali è una schifezza assoluta. Il bel film Sound of Freedom che affrontava il tema, venne etichettato di destra. Non capisco come non ci si possa unire neppure contro le violenze sui minori». Ricordi il brano musicale Video kills the radio stars? «Come no!» La radio sta invece andando alla grande e tu ci lavori. Però ti interrogo da esperto di media. Musk dimostra - con la potenza di X - che ora sono la tv e i media tradizionali a morire. I giovani non guardano praticamente più la tv. Vedo le mie figlie…«Sono due temi che si intersecano. I giovani non stanno più sui mezzi tradizionali, “legacy media” per dirla alla Musk, perché trascorrono il tempo sui cellulari e su TikTok invece di guardare cartoni e soap opera in tv come ai nostri tempi. Ora so che dirò una banalità. Ma devo farlo. Noi dovremmo avere il coraggio e l’autorevolezza di aiutare il lettore a capire come va il mondo e denunciare le cose che non vanno. La grande stampa occidentale vive da anni un processo di involuzione. Da cane da guardia della democrazia e dei valori di libertà, è diventata il cane da guardia del sistema e delle élite. Una sorta di strabismo. Lo vediamo nei talk show la sera, che tu peraltro frequenti da apprezzato opinionista. Dibattiti apparentemente infuocati ma a condizione di non superare le linee rosse delle opinioni mainstream. Chi lo fa diventa complottista o novax. Oppure l’argomento non si tocca, come nel caso della pedofilia. Il buon giornalismo è essenziale in democrazia. Se lo fanno i professionisti è impareggiabile. Come categoria dovremmo interrogarci su come abbiamo perso la fiducia del pubblico. Influenti nei palazzi, certo. Ci leggiamo nelle rassegne ma non ci leggono i lettori. Invece di prendercela con i social media dovremmo innanzitutto biasimare noi stessi. È la qualità del giornalismo che deve tornare ad essere molto elevata. Su questo però tendenzialmente i giornalisti non hanno il dono dell’autocritica».
A parte la nota battuta «si vendono più giornalisti che giornali», si può dire che i giornali servono a ispirare - quasi dettare - l’agenda degli autori delle trasmissioni tv?
«Jeff Bezos sul suo Washington Post scriveva: «Cari giornalisti, noi non parliamo più alle masse». L’ha scritto dieci giorni prima delle elezioni presidenziali americane, avendo fiutato la vittoria di Trump e negando il tradizionale endorsement del quotidiano al candidato dem. Ti faccio un esempio. Qualche anno fa chi conduceva il tg diventava automaticamente una star vedi Mentana, Vespa, Frajese». Ma anche Emilio Fede o Massimo Valentini…«Oggi non più. Grosso modo 18 milioni di italiani guardano la tv generalista la sera. Meno di un terzo degli italiani. Portobello lo guardava il 50% degli italiani. I giornali e i media tradizionali però restano ancora molto influenti. Letti spasmodicamente nelle rassegne stampa, condizionano il dibattito politico. Tramite un effetto ridondanza, gli argomenti trattati dalla grande testata diventano automaticamente ciò di cui si parla in televisione, in radio e nei social media». Innegabile che la tecnologia ed i social rendano impossibile la vita a
chi vuol vendere i giornali. L’acquisto dei quotidiani in edicola era un rito. Ma in Italia la crisi è ancora più accentuata che all’estero. «Storicamente l’Italia ha tassi di lettura più bassi rispetto ad altri Paesi europei. Però lo stesso problema lo hanno tutte le grandi testate all’estero. Il dato è mitigato nel loro caso dalla diffusione dell’inglese. Non è infrequente vedere quotidiani americani con dieci milioni di abbonati. Ma considerali su una platea di persone che parlano inglese pari a 1,5 miliardi. I tassi di penetrazione sono gli stessi, grosso modo, che nel nostro caso». Torniamo al dibattito politico. A come questo viene influenzato e governato. Se quello che è accaduto alla governatrice della Sardegna Todde fosse accaduto ad un esponente di centro destra, apriti cielo. Solito doppio standard. No? «Guarda alla storia dei 5 stelle. Io conoscevo personalmente Gian Roberto Casaleggio. Scrissero che aveva finanziamenti dal Venezuela e non era vero nulla. A Di Maio, quando era “ribelle”, venivano fatte le pulci per qualche abuso edilizio nella casa dei genitori cui non fregava niente a nessuno. A Giuseppe Conte passavano il curriculum ai raggi X. Uno stage che magari non c’era stato veniva subito messo al centro del dibattito. Ora il M5s non è più una forza di rottura ma organica al centrosinistra. L’impeto moralista dei media è più tiepido. Sia chiaro, anche nei quotidiani di area centrodestra quando accade qualcosa a chi è di quella parte, si tende a minimizzare». Contestualizzare quanto meno…«Esatto. Anche se è risaputo che nelle redazioni dei quotidiani occidentali i giornalisti sono soprattutto di cultura progressista e non conservatrice. Per quanto queste etichette possano avere senso. Insomma, tu tendi a valorizzare le notizie che convalidano la tua visione del mondo, il tuo frame; e a minimizzare quella che la contrastano. Oggi il caso Todde non è quindi uno scandalo ma un peccatuccio veniale». Se non cambia il frame, i media vanno col pilota automatico in quella direzione…«In questo Elon Musk sta dimostrando di avere la forza mediatica di cambiare molti frame. Per questo molti a sinistra impazziscono». Fa saltare in aria molti cancelli dell’informazione, per dirla alla Foa . «Di lui e di Trump ci si può pure non fidare. Ma soprattutto Musk riesce a rompere questi schemi imponendo temi altrimenti improponibili».
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