-
Altro parere
-
Se la politica si riduce a commedia dell'arte
-
Altro parere
-
L'Europa disunita alla meta
-
Altro parere
-
Giustizia, la riforma e i tempi cambiati
-
Il nuovo azzardo di Trump
-
Urso: "L'Europa eviti la guerra commerciale. I rapporti di Meloni con gli ...
-
Altro parere
-
Il duello (inatteso) tra Usa e Cina
-
Altro parere
-
La spinta gentile del Colle
-
Altro parere
-
Conflitti pericolosi
-
Altro parere
Un ruolo (possibile) per l'Italia
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Redazione InPiù 13/01/2025

“Il forte legame personale che Giorgia Meloni intrattiene con la nuova amministrazione degli Stati Uniti suscita in Italia molte preoccupazioni”. Ne parla Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera: “Ci si chiede infatti - osserva l'editorialista - se un tale legame, insieme alla notoria aggressività di Donald Trump nei confronti della Ue, non possa compromettere il nostro rapporto con Bruxelles. Personalmente una tale domanda mi sembra soprattutto la spia della natura che troppo spesso hanno avuto i nostri rapporti con l’Europa, improntati a una timidezza molto somigliante alla subalternità. E tuttavia, come si sa, l’Italia ha sempre accettato senza fiatare la leadership franco-tedesca. Ne è risultato che nel suo spazio geografico elettivo l’Italia non ha mai avuto un partner con cui cercare un’intesa per bilanciare in qualche misura l’orientamento massicciamente centro-settentrionale dell’Unione europea e la conseguente egemonia franco-tedesca, acquistando così più influenza e più potere all’interno dell’Unione. Guardando dunque le cose realisticamente, oggi come oggi – spiega Della Loggia - l’unico partner possibile per un nostro effettivo ruolo nel Mediterraneo si trova fuori dall’Unione europea e sono gli Stati Uniti. Una «special relationship» con gli Usa ai quali potrebbe fare molto comodo potere da un lato contare sulle opportunità per così dire strategiche offerte dalla nostra posizione geografica, dall’altro avvalersi di tutta una serie di rapporti, di canali di comunicazione, di conoscenze e di risorse materiali e immateriali che la nostra diplomazia ha saputo mettere a punto nel corso dei decenni in quest’area. È ovvio che nell’immediato un simile scenario aprirebbe dei problemi con l’Europa: tanto più se, come sembra, l’amministrazione Trump intendesse davvero aprire un duro contenzioso sia con l’Ue che con i Paesi del vecchio continente facenti parte della Nato. È anche vero, tuttavia, che proprio la probabilissima apertura di un contenzioso di tal genere rende realisticamente necessario e quanto mai opportuno, se non si vuole arrivare a una rottura rovinosa per tutti, che ci sia qualcuno capace di operare da mediatore tra le parti. E perché allora di una simile mediazione non potrebbe farsi carico proprio l’Italia? Giorgia Meloni – conclude l’editorialista - ha sicuramente le qualità personali di empatia e di comunicazione nonché le capacità politiche che servono per un compito del genere: a cominciare dall’attitudine a costruire la trama di relazioni che permette di arrivare a un risultato positivo”.
Stefano Folli, la Repubblica
“Di fronte a una Giorgia Meloni stabile nel suo ruolo e avviata, in mancanza di colpi di scena, a concludere la legislatura, qualcuno ha sperato a lungo che fosse Salvini il destabilizzatore. Ma è troppo semplice”. Così Stefano Folli su Repubblica aggiungendo che “da allora tanta acqua è passata sotto i ponti. La mossa del ’19, lo sappiamo, non portò bene al Carroccio, ma fu decisa da un Salvini sulla cresta dell’onda, inebriato dai favorevoli esiti elettorali. Viceversa il Salvini di oggi è vicino al tramonto come leader politico e avrebbe tutto l’interesse a muoversi con una certa cautela. In fondo, il suo coinquilino alla vicepresidenza del Consiglio, Antonio Tajani di Forza Italia, si comporta così: alleato fedele della premier, poche richieste avanzate senza smuovere le acque, una dignitosa gestione della Farnesina entro i margini (non molti) lasciati da palazzo Chigi. Detto questo, le percentuali di Forza Italia nei sondaggi danno ragione alla tattica prudente. Peraltro, al netto di scontri di questo tipo, Forza Italia potrebbe costituire un modello per Salvini. Eppure così non è, benché un colpo di testa sia escluso in quanto il ‘salvinismo’ oggi, come si è detto, non è in grado di essere davvero minaccioso. Al contrario – aggiunge Folli - l’ex ‘capitano’ deve difendersi in casa sua. Un passo dopo l’altro, la presidente del Consiglio lo ha messo nell’angolo. E il rifiuto di concedere il terzo mandato ai presidenti delle Regioni ha inferto in modo indiretto un colpo forse fatale a Salvini: ha coalizzato contro di lui gli amministratori del Nord, che non si sono sentiti tutelati. E non c’è bisogno di ammutinamenti plateali o polemiche clamorose: basta osservare i fatti. Salvini aveva puntato tutto sulla crescita nazionale della Lega come forza di estrema destra, ma ha fallito. Per meglio dire, ha tamponato le falle attraverso l’intesa con Vannacci e adesso paga il prezzo della strana alleanza, nel senso che oggi a presidiare quello spazio c’è il generale, di fatto un partito nel partito. Al tempo stesso il Nord vuole tornare alle origini, quando esisteva una ‘questione settentrionale’ gestita da Bossi. Gli amministratori leghisti del Nord sono potenziali alleati della premier. Mortificarli imponendo loro un presidente deciso a palazzo Chigi potrebbe essere una vittoria di Pirro. Una di quelle vittorie – conclude - di cui in seguito si scontano le conseguenze”.
Eugenia Tognotti, La Stampa
Eugenia Tognotti sulla Stampa si sofferma sul tema della sanità e dell'Autonomia differenziata partendo da un editoriale critico di The Lancet Regional Health – Europe. “Quell’articolo – scrive l’editorialista - andrebbe letto non solo dai decisori politici, ma da tutti coloro che, in ruoli di responsabilità, gravitano nel mondo della sanità, dal centro alla periferia, alla galassia di 20 sistemi regionali, 20 «repubbliche» che operano in autonomia e implementano politiche e tecnologie diverse, con sistemi di raccolta di dati incompatibili tra loro, tanto da ostacolare il trasferimento di referti e immagini diagnostiche, perfino nello stesso territorio. La puntuta critica dell’editoriale è anticipata dal titolo in cui campeggia il termine «broken», rotto o «frantumato», adatto a rappresentare la desolante realtà dell’infrastruttura dei dati sanitari nel Belpaese: non esiste un sistema unificato e centralizzato. L’insufficiente interoperabilità tra regioni e ospedali - che si aggiunge alla mancanza di sistemi di caricamento automatico dei dati nelle cliniche private - fa venir meno l’efficacia del Fascicolo Sanitario Elettronico (Fse), uno dei pilastri della Sanità digitale. Al momento, però, l’implementazione di una rete di dati sanitari unificata in Italia è lontana, nonostante i recenti investimenti del Pnrr, denuncia l’editoriale di Lancet. Durante la pandemia di Covid-19 – sottolinea Tognotti - la frammentazione del sistema ha impedito una risposta nazionale più efficace e coordinata e ha determinato ritardi nell’identificazione dei collegamenti tra compresenza di altre patologie e gravità della malattia. Non solo. Oltre ad influire sulla crisi del Ssn, il sistema di dati sanitari frammentato comporta anche un considerevole danno per la ricerca scientifica. Essendo la raccolta dei dati affidata a metodi obsoleti, spesso manuali, diventa estremamente difficoltoso portare avanti progetti di studi multicentrici di alta qualità, con risultati generalizzabili e di impatto. L’editoriale affronta infine un’importante questione: il bilanciamento dei diritti alla privacy con l’interesse pubblico a migliorare l’assistenza sanitaria. Ben 90 mila italiani – conclude - si rifiutano di condividere i propri dati sanitari a causa di preoccupazioni sulla privacy, un sentimento rafforzato da sfiducia e diffidenza nella classe politica durante la pandemia di Covid-19”.
Altre sull'argomento

Se Meloni fa la vittima aggressiva
Un velo di ipocrisia nel caso Almasri
Un velo di ipocrisia nel caso Almasri

Caso Almasri, i ministri riferiscono ma non chiariscono
Nordio e Piantedosi in audizione alla Camera
Nordio e Piantedosi in audizione alla Camera

L'Europa disunita alla meta
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani

La “MEGA” tavanata di Musk
I suoi amici sovranisti sono contrari all'integrazione europea
I suoi amici sovranisti sono contrari all'integrazione europea
Pubblica un commento