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Abbiamo un governo
Redazione InPiù 09/01/2025

La notizia – scrive Alessandro Sallusti sul Giornale all’indomani del ritorno a casa di Cecilia Sala – è che abbiamo uno Stato e un governo all’altezza del ruolo che l’Italia deve avere nel contesto internazionale. Tutto il resto è spazzatura mediatica ben rappresentata l’altra sera da Corrado Augias, che ospite da Giovanni Floris su La7, irrideva il viaggio lampo di Giorgia Meloni per incontrare Donald Trump, e replicata ieri mattina – quando si dice senso della notizia e tempismo - su La Repubblica da Francesco Merlo: «La Meloni da Trump? Berlusconi, quando si trovava tagliato fuori, organizzava d’istinto il siparietto del rapporto personale, della simpatia italiana come risorsa: riempiva il vuoto (storico) della nostra politica estera con lo spettacolo dell’amicizia. Stare in cartellone ma non in scena è sempre ad alto rischio». Per riportare a casa Cecilia Sala in fretta, ce la siamo giocata non con la banda di uno staterello africano comprabile con qualche milione di dollari, ma con due colossi quali sono Stati Uniti ed Iran; abbiamo cioè dovuto mettere il dito nella piaga dei due storici avversari nella contesa tra Occidente e mondo islamico, per di più entrambi alle prese con non poche fibrillazioni interne. Che dire, chapeau a Giorgia Meloni, regista dell’operazione, e al generale Giovanni Caravelli, capo dei nostri servizi segreti esteri, che insieme ad Antonio Tajani hanno portato a casa il risultato in tempi e modi da manuale. Ma le capacità personali, per quanto elevate, non bastano a spiegare ciò che è successo. È che da due anni a questa parte l’Italia gode di un rispetto e di una considerazione che non conosceva da tempo immemore e che il suo ruolo, in Europa e non solo, nei travagliati tempi che stanno arrivando – l’arrivo sulla scena di Trump e lo showdown della guerra in Ucraina - è considerato importante. A questi livelli nessuno fa nulla per nulla, ovvio. Ma qualsiasi sia la contropartita pattuita, sono certo, conoscendo la premier, di una cosa: Giorgia Meloni non ha trattato alcuna condizione contraria agli interessi dell’Italia.
Roberto Zanini, il manifesto
È un sorso d’aria fresca, commenta sul manifesto Roberto Zanini, Cecilia Sala che scende sorridendo la scaletta sulla pista dell’aeroporto di Ciampino. Un giorno da festeggiare con il massimo sollievo, e in questi tempi truculenti è davvero parecchio. Un giorno da non archiviare tanto in fretta, per onorare lei e tutte quelle e quelli che in Iran hanno ancora la stravagante pretesa di praticare l’informazione, con il terrorizzante carcere di Evin come fondata prospettiva a breve termine. Donna, vita, libertà. Lo slogan delle donne iraniane oggi lo possiamo capire da vicino. Una donna, una giornalista, è tornata a casa sulle sue gambe, scampando all’intreccio imprevedibile di vite gettate su tavoli perennemente truccati da troppi giocatori e troppe regole palesi o occulte. Quale partita l’abbia riportata a casa sarà un affare di domani. E Giorgia Meloni ha fatto con efficienza il suo dovere a trattare, a impiegare ogni riposto pertugio della diplomazia e della politica, a concordare un prezzo e pagarlo. Ma per scambiare Cecilia Sala con l'ingegnere iraniano Abedini non serviva andare a Mar-a-Lago, bastava una telefonata, che magari spiegasse perché l'ingegnere non aveva commesso niente che fosse reato in Italia, che i pasdaran iraniani sono brutte persone ma l'Europa non li considera terroristi, che i tribunali italiani non sono soggetti a ordinanze presidenziali. Il blitz aereo fino alla Versailles di Donald Trump è stato più che altro un'occasione per accreditarsi come cinghia di trasmissione tra l'Europa e l'Atlantico, interprete autentica della relazione speciale tra Washington e 27 ringhiosi e divisissimi Paesi, e di passaggio magari accennare agli utili satelliti di un noto e politicamente incontinente miliardario sudafricano.
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