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La Sanità e la svolta necessaria
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Redazione InPiù 07/01/2025

“Non esistono soluzioni semplici a problemi complessi, e certamente la sanità è uno dei sistemi più complicati del mondo moderno”. Così Sergio Harari sul Corriere della Sera: “I dati che arrivano sono tutti univoci: un sistema con le criticità di finanziamento e di programmazione come quelle che presenta attualmente il nostro Servizio sanitario nazionale non può farcela. Il governo Meloni non ha colpa dell’attuale situazione che stiamo vivendo, sono decenni che il Ssn viene sottofinanziato, e ciò è avvenuto con tutti i governi di qualsiasi colore politico. I soldi sono una conditio sine qua non per garantirne la sopravvivenza, ma da soli non bastano. Si deve guardare la realtà in faccia ed essere pragmatici: oggi noi non garantiamo più cure a tutti in modo equanime, tantomeno agli indigenti. Se volessimo passare dalle parole ai fatti – osserva l’editorialista - ci sarebbero molti punti sui quali quasi tutti i tecnici convergerebbero: Aumentare il finanziamento del Ssn attraverso l’introduzione di tasse di scopo sui prodotti dannosi per la salute, come alcol e tabacco. Rivedere la rete ospedaliera è indispensabile per garantire una equa distribuzione dei servizi. Promuovere un modello integrato che colleghi i servizi ospedalieri con quelli territoriali è cruciale per migliorare la continuità assistenziale. La digitalizzazione deve diventare una priorità. Evitare sprechi e prestazioni inappropriate attraverso un attento sistema di monitoraggio. Riconsiderare il ruolo dei professionisti sanitari nelle decisioni strategiche riguardanti il Ssn. Un monitoraggio attento delle disuguaglianze regionali nell’accesso alle cure. L’AI può contribuire a una gestione più efficiente delle risorse sanitarie, prevedendo la domanda di servizi e ottimizzando la pianificazione delle attività ospedaliere. Governare e potenziare la partnership pubblico-privato. Promuovere assicurazioni che fin dalla giovane età possano essere proposte come integrative. Rivedere il sistema delle esenzioni e dei ticket parametrandolo al reddito. L’elenco delle possibili proposte potrebbe continuare ancora a lungo ma fermiamoci qui. Si dice che il meglio è nemico del bene e certamente qualsiasi scelta si opererà sarà un compromesso, ma – conclude - l’immobilismo registrato in questi anni verso questa pericolosa deriva del nostro Servizio sanitario è il peggiore dei mali”.
Maurizio Molinari, la Repubblica
Maurizio Molinari su Repubblica parla del ‘Manifesto della nuova Casa Bianca di Trump e Musk’: “Le parole di Donald Trump da Mar-a-Lago e i messaggi di Elon Musk su X – dice l’editorialista - descrivono l’inizio di un’onda di iniziative, strategiche e mediatiche, che accompagnerà l’insediamento della nuova amministrazione Usa e con cui tutti, alleati e avversari di Washington, dovranno assai presto fare i conti. Gli annunci di Trump e le azioni di Musk sono complementari, denotano l’esistenza di un piano ben preparato e puntano ad affermare in maniera dirompente una nuova idea di leadership americana. Il primo passo è far conoscere in maniera inequivocabile gli obiettivi che gli Usa si propongono di raggiungere. Da qui, spiega Molinari, le frasi pronunciate ieri da Trump, su Groenlandia, Panama e Gaza. L’intento è ridefinire in tempo record, e in modo brutale, immagine e credibilità dell’America per mettere sulla difensiva i veri rivali, Russia e Cina, preparandosi alle trattative che avrà con loro sui temi più difficili: Ucraina e regole del commercio globale. Ma non è tutto, perché se Trump punta a ridisegnare la geopolitica, Elon Musk fa lo stesso su due fronti che investono direttamente l’Unione europea: esaltando il legame con i partiti sovranisti e puntando a entrare con forza nel mercato Ue, il più ricco del pianeta. Se Musk non smentisce le trattative con l’Italia sui satelliti Starlink è perché l’intento è di trasformare il nostro Paese nella porta di accesso ai mercati della Difesa e delle telecomunicazioni, offrendo a prezzi competitivi una tecnologia che l’Ue ancora non ha per trasformare l’Europa in un tassello della sfida planetaria degli Usa alla Cina. È verosimile che la premier Giorgia Meloni, nell’incontro di Mar-a-Lago con Donald, abbia avuto contezza immediata dell’entità dell’onda Trump-Musk in arrivo anche sull’Europa. Ed essendo il leader Ue in maggiore sintonia, personale e politica, con Trump ora proprio Meloni ha l’opportunità di svolgere un ruolo atlantico che forse neanche lei immaginava. Da qui – conclude - l’importanza di riflettere sulla prima e fondamentale necessità che la Ue ha di fronte a Trump e Musk: non reagire in ordine sparso attraverso chiacchiericci di partiti e cancellerie nazionali ma parlare con una sola voce, a nome dell’intera Europa, e da Bruxelles. Scegliendo la persona più adatta e credibile per affrontare le sfide senza precedenti in arrivo dall’altro lato dell’Atlantico”.
Veronica De Romanis, La Stampa
Veronica De Romanis sulla Stampa commenta i dati sull’occupazione a novembre e mette in luce alcuni aspetti: “Le cose vanno (molto) bene per gli anziani e molto) male per i giovani. A dir la verità, segnali in questo senso erano già arrivati – anche se con minore chiarezza – nei mesi precedenti. Eppure, il dibattito di politica economica si è focalizzato sulla performance – favorevole – dei dati aggregati: ossia, l’occupazione cresce, quindi bene così. E invece, anche dal mercato del lavoro arrivava – e continua ad arrivare – un messaggio inequivocabile: questo non è un Paese per giovani. Gli esecutivi che si sono succeduti in questi anni non sembrano essersene preoccupati più di tanto. Lo dimostra – osserva l’editorialista - la disinvoltura (leggi irresponsabilità) con cui hanno accumulato debito pubblico. Ricordiamolo ancora una volta: il costo dell’attuale stock monstre di indebitamento ammonta a circa 90 miliardi l’anno, una cifra ben superiore a quella per l’istruzione – cruciale per cercare un’occupazione e non allargare le fila degli inattivi – che si ferma a circa settanta miliardi. Una simile composizione della spesa dovrebbe apparire ancora più surreale e iniqua se si considera che siamo i primi in Europa in termini di risorse pubbliche destinate al servizio del debito e ultimi in termini di risorse destinate alla scuola e all’università. In altre parole, si spende di più per ipotecare il futuro dei nostri figli piuttosto che per dare loro la possibilità di costruirne uno attraverso il lavoro. Stando così le cose, lascia davvero perplessi chi (ancora) si ostina a parlare di debito «buono», «giusto», «utile per le future generazioni». In un contesto sempre più complesso, caratterizzato da crescente incertezza e da livelli di tassi d’interesse che non saranno più bassi come quelli prevalsi nel decennio precedente, ridurre il rapporto debito/Pil è doveroso. Come si evince dalle previsioni incluse nel Piano strutturale di Bilancio, il debito/Pil dovrebbe scendere nei prossimi sette anni di 3, 3 punti percentuali (dal 135, 8% del 2024 al 132, 5% del 2031). Dieci anni dopo, nel 2041, il rapporto raggiungerebbe il 113, 7%. A conti fatti – conclude - si tratta di una tabella di marcia del tutto attuabile. Per questo non bisogna mollare”.
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