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Lammy “Il Cremlino non vuole negoziare, Kiev dovrà entrare nell'Alleanza atlantica”

Antonello Guerrera, la Repubblica, 25 novembre

Redazione InPiù 30/11/2024

Lammy “Il Cremlino non vuole negoziare, Kiev dovrà entrare nell'Alleanza atlantica” Lammy “Il Cremlino non vuole negoziare, Kiev dovrà entrare nell'Alleanza atlantica” Il Cremlino non vuole negoziare, Kiev dovrà entrare nell’Alleanza atlantica”. Lo afferma David Lammy, ministro degli Esteri britannico intervistato da Antonello Guerrera per la Repubblica del 25 novembre a margine del G7 dei ministri degli Esteri a Fiuggi. Ministro Lammy, il presidente ucraino Zelensky ha fatto capire che la guerra scatenata dalla Russia potrebbe terminare nel 2025. In che modo, secondo lei? E ci saranno concessioni territoriali a Mosca, come Trump ha fatto presagire? «Come Regno Unito, siamo convinti di mettere l’Ucraina nella miglior posizione possibile, prima che arrivi l’inverno e per il 2025. Abbiamo promesso tre miliardi di aiuti militari all’anno, per ogni anno che sarà necessario. Dobbiamo continuare così nel 2025, e lo dirò ai miei colleghi del G7. Perché non vedo alcuna voglia di negoziare da parte di Putin. Potremmo farlo se ritirasse le truppe dall’Ucraina. Invece, assistiamo a una ennesima escalation. Vedi l’utilizzo di missili balistici iraniani, o l’inquietante coinvolgimento nel conflitto di truppe nordcoreane. Oggi Putin non vuole negoziare. È vitale che noi Alleati sosteniamo più che mai l’Ucraina in questa guerra». Quindi lei non contempla un compromesso tramite cessione di territori? «È una decisione che deve prendere l’Ucraina. Ma per noi Putin non ha alcuna voglia di negoziare. Dunque non dobbiamo mollare: ci aspetta un inverno molto duro, per l’Ucraina, le sue truppe, ma anche per l’Europa. Nel 2025 la guerra continuerà». L’ok di Londra a Kiev per
l’utilizzo di missili a lungo raggio britannici Storm Shadow in Russia non mette in pericolo i cittadini europei e del Regno, viste le minacce di vendetta di Putin? «Sono un chiaro segnale di disperazione del presidente russo. Le minacce, anche nucleari, fanno parte del suo manuale e del suo linguaggio spregiudicato e infiammatorio». Ma c’è altissima allerta su possibili atti di sabotaggio della Russia in Europa e nel Regno. «A tal proposito, ci sono segnali preoccupanti di estrema sconsideratezza della Russia. Lo abbiamo visto in passato, vedi gli avvelenamenti di Salisbury (della spia doppiogiochista Sergej Skripal e sua figlia Julia, ndr). Sono sfide che affronteremo molto seriamente, se e quando emergeranno». L’aereo cargo precipitato in Lituania ieri è un sabotaggio russo? «È ancora troppo presto per dirlo». Secondo Le Monde, Macron avrebbe discusso con Starmer l’eventuale utilizzo di militari e “contractor” da Francia e Regno Unito per aiutare Kiev. È vero? «Abbiamo addestrato decine di migliaia di soldati ucraini oltremanica e continueremo a farlo. Ma non manderemo soldati britannici in Ucraina. La nostra posizione è molto chiara». Ma qui si parla anche di contractor, di mercenari. «Ripeto, niente truppe britanniche on the ground».
 
E dopo un eventuale cessate il fuoco, magari di “peacekeeping” con gli europei? «Quando ci sarà una tregua, è cruciale che l’Ucraina abbia tutte le garanzie di sicurezza necessarie, affinché la Russia non possa più attaccare in futuro». Quindi non le esclude. «Ripeto, Kiev dovrà ricevere tutte le garanzie di sicurezza necessarie». Nonostante Trump sia contrario, lei pensa ancora che l’Ucraina debba entrare nella Nato? «Il percorso di Kiev nella Nato è irreversibile». Ma Trump, che lei in passato ha criticato e offeso (“razzista”, “ku klux klan”, eccetera), è una minaccia o una opportunità per la Nato e per la sicurezza europea? «Sono stato a cena con lui a settembre, insieme a Starmer. Trump era molto cosciente della minaccia che Mosca pone alla sicurezza europea. Si rende conto di quanto costerebbe ai contribuenti americani una Russia vincitrice in Ucraina, con l’Europa intera minacciata. Quando Trump salì al potere nel 2016, solo il 4% dei partner europei spendeva più del 2% per la difesa. Quando ha lasciato nel 2020 erano già il 10% e ora il 23%. Trump ha ragione sulla spesa militare. Noi europei dobbiamo essere seri su questo tema. Abbiamo sfide cruciali da affrontare, anche nell’Indo-Pacifico e con la Cina». Ma molte cancellerie in Europa rimproverano a Londra, a microfoni spenti, di essere troppo cauta sul riavvicinamento dopo la Brexit. «Siamo arrivati al governo neanche cinque mesi fa. La nostra priorità numero uno in politica estera è il “reset” con l’Europa. Ossia ricostruire i rapporti. Sono stato in Germania, Polonia, Francia. Con l’Italia c’è un grande rapporto come sottolineato dalla recente visita di Starmer da Meloni, così come con von der Leyen e la Ue. Siamo determinati ad approfondire sempre di più l’alleanza con gli amici europei, ce lo impone la sicurezza futura del nostro continente. Non a caso, stiamo lavorando su un nuovo patto militare con la Ue, visto che il Regno Unito e la Francia rappresentano il 50% della difesa europea. Non torneremo indietro sulla Brexit, e nemmeno nel mercato unico europeo o nell’Unione doganale. Ma possiamo fare molto altro per riavvicinarci nei prossimi anni, anche sul piano commerciale: difatti, il maggior partner del Regno Unito è l’Unione europea...». Ma il mandato di cattura della Corte Penale internazionale contro Netanyahu ha spaccato l’Europa. Londra come si comporterebbe, qualora il premier israeliano atterrasse sul suolo britannico? «Siamo molto onorati di far parte dello Statuto di Roma. Siamo arrivati al governo con una promessa molto chiara e importante: il rispetto della legge, anche internazionale e umanitaria. Riguardo Netanyahu, sarebbe compito dei nostri tribunali decidere. Ma lo faranno in accordo con i nostri obblighi internazionali”.
 
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