- Altro parere
- Quel taglio all'Ires pagato con più tasse
- Altro parere
- Incertezze americane
- Altro parere
- L'Occidente e il dopo Assad: di chi fidarsi?
- Non ha perso solo il despota di Damasco
- Luca Cordero Di Montezemolo: «L'auto italiana? Non esiste più, Tavares ...
- Salomè Zourabichvili: "Putin vuole la Georgia, io resto per difendere la ...
- Difesa europea ad ostacoli
- Altro parere
- Caos Francia: ora il macronismo è morto
- Altro parere
- Così la Consulta affossa l'autonomia
- Altro parere
Altro parere
L'Europa superi con gli Stati la sua prova di maturità
Redazione InPiù 27/11/2024
Altro parere
Paolo Pombeni, Il Mattino
Le difficoltà che incontra il varo della Commissione von der Leyen – scrive Paolo Pombeni sul Mattino – evidenziano il difficile passaggio di fronte al quale si trova l’Unione europea. Costruita sempre più come una convivenza fra un sistema confederale di stati, per la verità troppo condizionato dal vincolo delle decisioni all’unanimità, e la necessità di promuovere un sistema di rappresentanza che potesse far intendere che si marcia verso un qualche tipo di federazione (la ricerca del famoso “demos europeo”), la Ue si misura da sempre con la difficoltà di mettere in equilibrio le due componenti. Oggi è la volta delle leadership dei capi di Stato e, in questo quadro, la stabilità politica italiana può aiutare. Fino ad un certo punto l’equilibrio era stato trovato, per quanto in maniera sempre un poco precaria, nel fatto che la modalità di funzionamento dei principali stati era basata su sistemi di partito che in qualche modo erano omogenei. Da qualche tempo quell’equilibrio in qualche misura sinergico fra le due componenti, stati e partiti, si è dissolto. Oggi Ursula von der Leyen deve tenere insieme un Consiglio percorso da tensioni varie, presenza di leadership azzoppate (Macron e Scholz, giusto per non far nomi), sfide di chi pensa di poter avere la botte piena (di finanziamenti europei) e la moglie ubriaca (di populismi distanti dalle radici del costituzionalismo occidentale: Orban, ma non solo). Lo deve fare con un parlamento che sulla carta sarebbe formato da “partiti europei”, peccato che questi siano confederazioni di partiti nazionali interessati a tenere conto delle rispettive prese di posizioni ideologiche nei paesi da cui provengono. Nelle votazioni che si terranno nei prossimi giorni, così come negli incontri che si stanno svolgendo, non solo la presidente della Commissione e i suoi membri, ma anche tutti gli autorevoli europeisti che in questo delicato momento si muovono sulla scena pubblica, devono lavorare per ricucire un contesto a cui si possano ancorare i progetti di evoluzione del sistema europeo tanto ad una ritrovata guida all’interno del Consiglio (fino a non avere paura delle cooperazioni rafforzate), quanto a maggioranze parlamentari che facciano prevalere sull’impulso a seguire i radicalismi di moda la volontà di costruire progressivamente strumentazioni realistiche e razionali di intervento sui grandi nodi che abbiamo davanti.
Claudio Cerasa, Il Foglio
E’ una strana coppia, lo sappiamo, scrive sul Foglio Claudio Cerasa, ma è una coppia che ormai esiste davvero, per lo meno in qualche partita importante, ed è una coppia che oggi, in modo tanto scandaloso quanto opportuno, si andrà ad abbracciare, seppure a distanza, nella culla della politica europea, a Strasburgo, dove il Parlamento europeo, poco prima di pranzo, voterà per dare la fiducia alla Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen. E’ una strana coppia, lo sappiamo, ma è una coppia che merita di essere raccontata, tanto più che è formata da due personaggi, due donne, che si trovano ai vertici opposti della politica italiana: Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Il primo dato, il più eclatante, è quello che si manifesterà oggi, quando Giorgia Meloni ed Elly Schlein scopriranno che sulle partite che contano, per esempio quelle europee, la propria linea è più vicina a quella espressa dal principale avversario che a quella espressa dal principale alleato (Fratelli d’Italia e Partito democratico voteranno sì alla Commissione von der Leyen, Lega e M5s voteranno no). E il dato che emergerà oggi – quando Pd, FdI e FI voteranno a favore di Ursula, mentre Lega e M5s no –è figlio di altri incroci non sbandierati e spesso sottovalutati da entrambi i partiti. Sulla politica europea, tanto per dirne una, la scorsa settimana il Partito democratico ha votato responsabilmente insieme a Fratelli d’Italia per il candidato commissario indicato dal governo italiano per la Commissione europea, Raffaele Fitto. Sulla politica estera dell’Unione europea, per esempio, le posizioni che hanno Fratelli d’Italia e Pd sono più vicine tra loro rispetto a quelle che hanno Fratelli d’Italia e Pd con alcuni alleati e sul tema dell’invio delle armi in Ucraina, per esempio, Meloni sa che il Pd di Schlein al netto di alcuni dissidenti ha potenzialmente una linea, sulla difesa dell’Ucraina, più solida rispetto a quella che ha la Lega di Salvini.
Le difficoltà che incontra il varo della Commissione von der Leyen – scrive Paolo Pombeni sul Mattino – evidenziano il difficile passaggio di fronte al quale si trova l’Unione europea. Costruita sempre più come una convivenza fra un sistema confederale di stati, per la verità troppo condizionato dal vincolo delle decisioni all’unanimità, e la necessità di promuovere un sistema di rappresentanza che potesse far intendere che si marcia verso un qualche tipo di federazione (la ricerca del famoso “demos europeo”), la Ue si misura da sempre con la difficoltà di mettere in equilibrio le due componenti. Oggi è la volta delle leadership dei capi di Stato e, in questo quadro, la stabilità politica italiana può aiutare. Fino ad un certo punto l’equilibrio era stato trovato, per quanto in maniera sempre un poco precaria, nel fatto che la modalità di funzionamento dei principali stati era basata su sistemi di partito che in qualche modo erano omogenei. Da qualche tempo quell’equilibrio in qualche misura sinergico fra le due componenti, stati e partiti, si è dissolto. Oggi Ursula von der Leyen deve tenere insieme un Consiglio percorso da tensioni varie, presenza di leadership azzoppate (Macron e Scholz, giusto per non far nomi), sfide di chi pensa di poter avere la botte piena (di finanziamenti europei) e la moglie ubriaca (di populismi distanti dalle radici del costituzionalismo occidentale: Orban, ma non solo). Lo deve fare con un parlamento che sulla carta sarebbe formato da “partiti europei”, peccato che questi siano confederazioni di partiti nazionali interessati a tenere conto delle rispettive prese di posizioni ideologiche nei paesi da cui provengono. Nelle votazioni che si terranno nei prossimi giorni, così come negli incontri che si stanno svolgendo, non solo la presidente della Commissione e i suoi membri, ma anche tutti gli autorevoli europeisti che in questo delicato momento si muovono sulla scena pubblica, devono lavorare per ricucire un contesto a cui si possano ancorare i progetti di evoluzione del sistema europeo tanto ad una ritrovata guida all’interno del Consiglio (fino a non avere paura delle cooperazioni rafforzate), quanto a maggioranze parlamentari che facciano prevalere sull’impulso a seguire i radicalismi di moda la volontà di costruire progressivamente strumentazioni realistiche e razionali di intervento sui grandi nodi che abbiamo davanti.
Claudio Cerasa, Il Foglio
E’ una strana coppia, lo sappiamo, scrive sul Foglio Claudio Cerasa, ma è una coppia che ormai esiste davvero, per lo meno in qualche partita importante, ed è una coppia che oggi, in modo tanto scandaloso quanto opportuno, si andrà ad abbracciare, seppure a distanza, nella culla della politica europea, a Strasburgo, dove il Parlamento europeo, poco prima di pranzo, voterà per dare la fiducia alla Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen. E’ una strana coppia, lo sappiamo, ma è una coppia che merita di essere raccontata, tanto più che è formata da due personaggi, due donne, che si trovano ai vertici opposti della politica italiana: Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Il primo dato, il più eclatante, è quello che si manifesterà oggi, quando Giorgia Meloni ed Elly Schlein scopriranno che sulle partite che contano, per esempio quelle europee, la propria linea è più vicina a quella espressa dal principale avversario che a quella espressa dal principale alleato (Fratelli d’Italia e Partito democratico voteranno sì alla Commissione von der Leyen, Lega e M5s voteranno no). E il dato che emergerà oggi – quando Pd, FdI e FI voteranno a favore di Ursula, mentre Lega e M5s no –è figlio di altri incroci non sbandierati e spesso sottovalutati da entrambi i partiti. Sulla politica europea, tanto per dirne una, la scorsa settimana il Partito democratico ha votato responsabilmente insieme a Fratelli d’Italia per il candidato commissario indicato dal governo italiano per la Commissione europea, Raffaele Fitto. Sulla politica estera dell’Unione europea, per esempio, le posizioni che hanno Fratelli d’Italia e Pd sono più vicine tra loro rispetto a quelle che hanno Fratelli d’Italia e Pd con alcuni alleati e sul tema dell’invio delle armi in Ucraina, per esempio, Meloni sa che il Pd di Schlein al netto di alcuni dissidenti ha potenzialmente una linea, sulla difesa dell’Ucraina, più solida rispetto a quella che ha la Lega di Salvini.
Altre sull'argomento
Contundente
Incontro
Incontro
Altro parere
Uccidono Tortora una seconda volta
Uccidono Tortora una seconda volta
L'Occidente e il dopo Assad: di chi fidarsi?
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Altro parere
L'isolamento di Schlein in Europa
L'isolamento di Schlein in Europa
Pubblica un commento