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Altro parere

Iran e Qatar dietro al Sudafrica contro Israele all'Aia

Redazione InPiù 25/11/2024

Altro parere Altro parere Giulio Meotti, il Foglio
Giulio Meotti sul Foglio indica come ci siano ‘Iran e Qatar dietro al Sudafrica contro Israele all’Aia’: “L’emiro del Qatar e la Repubblica islamica dell’Iran, che ieri per bocca dell’ayatollah Ali Khamenei ha chiesto la pena di morte per il premier israeliano Benjamin Netanyahu – scrive Meotti - non avevano le carte in regola per montare un caso di “genocidio” contro Israele alla Corte dell’Aia. Avevano i soldi e la volontà, ma zero credibilità morale. Con il titolo ‘Sudafrica, Hamas, Iran e Qatar: il dirottamento dell’African National Congress e della Corte internazionale di giustizia’, il think tank americano Institute for the Study of Global Antisemitism ha pubblicato un’inchiesta sulla decisione del Sudafrica di accusare Israele di genocidio presso la Corte di giustizia dell’Aia che ha spinto la Corte penale a emettere il mandato d’arresto contro Netanyahu. A novembre di un anno fa, l’African National Congress ha rilasciato una dichiarazione in onore del suo trentesimo anniversario delle relazioni diplomatiche con il Qatar e affermato che il commercio bilaterale tra i due paesi, da 300 milioni di dollari nel 2012, ha raggiunto un miliardo. Funzionari dell’African National Congress, tra cui il presidente Cyril Ramaphosa – sottolinea Meotti - si sono rifiutati di rivelare le origini della donazione che ha aiutato il partito a riprendersi da 30 milioni di debiti accumulati prima del caso all’Aia. Daniel Taub, ex ambasciatore di Israele nel Regno Unito, ha commentato: “Hamas non sarebbe in grado di portare avanti il grottesco capovolgimento dei fatti, per cui le azioni di Israele volte a difendersi vengono fatte passare come ‘genocidio’ mentre i suoi stessi atti di omicidio, stupro e rapimento vengono ignorati o celebrati, senza la complicità di partner compiacenti e il Sudafrica si è fatto avanti con entusiasmo”. Ripeti una menzogna mille volte e diventerà una verità: così lo stato ebraico è la nuova apartheid e chi sgozza e stupra è il nuovo Mandela che resiste al genocidio. Ora la menzogna è diventata verità grazie anche agli alti scranni dell’Aia. O – conclude - per dirla con Aharon Barak, il giudice israeliano sopravvissuto alla Shoah che ha fatto parte del collegio della Corte di Giustizia nella causa sull’accusa di genocidio a Gaza, ‘hanno imputato ad Abele il delitto di Caino’”.
 
Mario Sechi, Libero
Mario Sechi su Libero tratteggia uno scenario con protagonisti l’Europa, Putin e lo spettro del Vietnam. Secondo Le Monde, scrive Sechi, sono in corso colloqui tra Parigi e Londra per creare una forza militare focalizzata sull’Ucraina, non si esclude un invio di truppe, nell’ipotesi di un disimpegno degli Stati Uniti dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Impossibile? Proviamo a spacchettare lo scenario. Primo punto. Francia e Regno Unito sono potenze nucleari, il comando militare britannico secondo il Sipri di Stoccolma ha 225 testate disponibili, la Francia ne ha 290. Qualsiasi progetto militare europeo che vuole difendere il fianco orientale non può prescindere dalla deterrenza di Parigi e Londra. Sembra una partita a scacchi per poi avere il comando della Difesa europea, ma – osserva Sechi - sulla scacchiera si perde e non si muore, mentre sul campo di battaglia scorre il sangue. Secondo punto. Cosa pensano gli strateghi di Trump? Michael Waltz, il prossimo Consigliere per la sicurezza nazionale, il 2 novembre scorso sull’Economist ha scritto: «Il prossimo presidente dovrebbe agire con urgenza per chiudere rapidamente i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente e concentrare finalmente l’attenzione strategica dove dovrebbe essere: contrastare la minaccia più grave del Partito Comunista Cinese». Questo conferma il disimpegno? No, perché Waltz qualche riga dopo afferma che se Putin rifiuta il negoziato, «Washington può, come ha sostenuto Trump, fornire più armi all’Ucraina con meno restrizioni sul loro uso. Di fronte a queste pressioni, Putin probabilmente coglierà l’occasione per far terminare il conflitto». Terzo punto. Inviare truppe in Ucraina, si può fare, ma sapendo che si rischia di creare uno scenario come quello raccontato da David Halberstam in un libro del 1972 intitolato ‘The Best and the Brightest’. Dopo un ruvido incontro con Nikita Krushev a Vienna, John Fitzgerald Kennedy decise di aumentare le pressioni e il personale militare presente in Vietnam. Lo fece per orgoglio ferito, irruenza giovanile, inesperienza. Kennedy disse al giornalista James Reston: «Abbiamo un problema: rendere credibile la nostra potenza. Il Vietnam è il posto giusto per dimostrarlo». È andata come raccontano i libri di storia, con 58 mila morti americani e una sconfitta”.
 
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