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Altro parere

Si vince al centro

Redazione InPiù 07/11/2024

Altro parere Altro parere Marco Travaglio, Fatto Quotidiano
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano ironizza sulle strategie della sinistra nazionale e internazionale: 1)Decidere a tavolino chi vincerà le elezioni, confondendo le speranze con la realtà e i sogni con i sondaggi, senza mai svegliarsi per dare un’occhiata fuori dalla finestra. 2) Perse le elezioni, stupirsi perché gli elettori non ascoltano o, se lo fanno, è per votare l’opposto. 3) Insultare gli elettori che hanno votato male: fascisti, sovranisti, populisti, zotici, cafoni, così quelli a furia di improperi torneranno festosi a votare bene. 4) Cercare scuse puerili ed esternalizzare le colpe dell’esito sgradito, possibilmente dalle parti della Russia (fake news, hacker, hater, troll e brogli putiniani). 5) Fare come se nulla fosse e perseverare negli errori. La Harris si traveste da Trump per inseguire i ‘moderati’ e la gente vota l’originale anziché la brutta copia? Ripetere i mantra ‘si vince al centro’, ‘parlare ai moderati’, ‘abbassare i toni’, ‘via le ali estreme’ e i ‘populisti’. Il popolo impoverito e spaventato è sempre più incazzato e vota per chi parla e s’incazza come lui? Rispondere con più finanza, più armi, più guerre, più tecnocrazia, più migranti, più puzza sotto il naso e più star agiate con la faccia da Ventotene che lanciano allarmi democratici à go-go. È il Pentalogo – spiega Travaglio - della presunta sinistra mondiale, che infatti perde quasi sempre con i populisti delle più varie specie. L’ultimo emblema dell’eterna coazione a ripetere, per tempismo e lungimiranza, è Elly Schlein. Mentre l’America vomita Kamala, paladina anche un po’ sfigata delle élite, al punto di riciucciarsi un Trump, la leader Pd va in pellegrinaggio a casa di Draghi, santo patrono anche un po’ stagionato di tutte le élite. Così, tanto per scrollarsi di dosso quella puzza di establishment che ha dannato tutti i predecessori tranne uno: Zingaretti, che ebbe la fortuna di allearsi con i ‘populisti’ M5S nel Conte-2 e prese il 22,7% alle Europee perché il Pd sembrò persino di sinistra. Inorridito dal successo, il Pd si domandò dove avesse sbagliato e rimediò subito, mettendo alla porta Zinga e affidandosi al cocco delle élite, Letta jr. Che scacciò subito dal tempio il populista Conte, reo di parlare financo di pace e di povertà. Con i risultati a tutti noti. Ora la Schlein, eletta segretaria per fare l’opposto, reimbarca l’Innominabile e va a farsi illuminare da Super Mario, mentre Guerini afferra al volo la vera lezione del voto Usa: ‘È l’ora del coraggio: aumentare le spese militari’. Non hanno pane? Mangino cannoni”.
 
Carlo Valentini, Italia Oggi
Carlo Valentini su Italia Oggi si sofferma sugli ‘emarginati che si fanno sentire’: “La vittoria di Donald Trump – scrive - è un segnale delle turbolenze in cui si dibatte l’Occidente: l’abbassamento del tenore di vita, l’emergere di nuovi, competitivi protagonisti (in Asia), l’allargamento della forbice sociale, la mancanza di speranze per migliorare in prospettiva la propria condizione, l’impoverimento del lavoro nel sistema produttivo, l’impossibilità di risparmiare e quindi di accedere, per esempio, al mercato immobiliare, i cambiamenti informatici e in generale tecnologici che disorientano, un welfare sempre meno efficace a causa dei conti pubblici in deficit, l’immigrazione non gestita che provoca un senso di insicurezza. Si tratta di un mix di fattori che, come avviene storicamente nelle situazioni di crisi, spinge verso una chiusura a riccio e premia chi promette il miracolo di salvare il malato. Poco importa se la cura proposta scalfisce i principi della democrazia, dell’etica, della convivenza, della solidarietà. C’è un fil rouge (o noir) che lega la vittoria di Trump negli Usa al successo di Marine Le Pen in Francia, dell’Afd in Germania, di Fratelli d’Italia nel nostro Paese, e così via. Dai primi dati – sottolinea Valentini - sembra emergere la stessa tendenza delle elezioni europee con una forte distinzione tra il voto delle città e quello dell’hinterland e dei territori periferici. In questi ultimi fa il pieno il voto di protesta, confermando che vi è una percezione maggiore di insicurezza. Non a caso Trump ha ottenuto una parte consistente del suo bottino elettorale tra le fasce emarginate della popolazione, che hanno il futuro avvolto nella nebbia. C’è da aggiungere che anche nell’elettorato americano si è indebolita la fidelizzazione, già per altro scarsa pure in passato. Una fluidità che favorisce i candidati più eccentrici. Inoltre l’efficacia della campagna elettorale trumpiana trova conferma nel fatto che gli artisti più popolari (schierati con Kamala Harris) non sono del tutto riusciti a convincere giovani e fan a seguirli. Gli slogan populisti hanno surclassato l’outing delle celebrità. Queste elezioni vanno agli archivi – conclude - indizio di una sorta di globalizzazione della politica in Occidente, dove comunque si continua a votare, al contrario di altre parti del mondo”.
 
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