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Finché c'è Conte stiamo tranquilli
Redazione InPiù 31/10/2024
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Alessandro Sallusti, il Giornale
“Lo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte è paragonabile a quello tra l’azionista (il fondatore Grillo) e l’amministratore delegato (il manager Conte) di una grande azienda”. Ne parla Alessandro Sallusti sul Giornale: “Prassi vuole – scrive il direttore - che il braccio di ferro si risolva a favore del primo, ma la sua potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro perché nel tempo, da buon ad, Conte ha piazzato i suoi uomini più fidati nei posti strategici della ditta. L’ipotesi più probabile è quindi l’implosione dell’azienda, i cui spezzatini saranno raccolti a costo irrisorio, se non addirittura gratis, dai concorrenti. Beppe Grillo avrà pure tutti i difetti del mondo, ma in questo caso qualche ragione non gli manca. Una su tutte: il suo amministratore delegato ha fallito su tutti i fronti. Presidente del Consiglio per grazia ricevuta (fu prescelto da Grillo, non eletto) – sottolinea Sallusti - Conte riuscì a stare in piedi non più di sedici mesi sia al primo giro (quello con Salvini) sia al secondo (quello con Pd e Renzi). Sarà ricordato per la disastrosa gestione dell’emergenza Covid e per le macerie che ha lasciato, nell’economia reale, con il reddito di cittadinanza e il bonus 110 per cento. Non contento di aver distrutto mezzo Paese, lasciato Palazzo Chigi Conte ha distrutto anche il Movimento. Sotto la sua gestione i Cinque Stelle hanno perso oltre sei milioni di voti alle politiche del 2022 (-15%, equivalenti a 175 deputati e 84 senatori), oltre due milioni e mezzo di voti alle Europee del 2024 (-17%, 6 eurodeputati) mentre la perdita media nelle varie elezioni regionali che si sono succedute è stata dell’8% (una cinquantina di consiglieri). Non solo in qualsiasi azienda, ma pure in qualsiasi partito uno con un curriculum del genere dovrebbe scomparire, lasciare spontaneamente per manifesta incapacità come da tempo, se non da sempre, sostiene Beppe Grillo. Ma la cosa inquietante non è tanto questa, è che il Pd sia ancora disposto a farci un pezzo di strada insieme, ad assecondare i suoi sogni di gloria e propositi di vendetta nei confronti di Renzi che –mossa benedetta - mise fine definitiva alla sua esperienza di premier. Giuseppe Conte per Giorgia Meloni è manna dal cielo. Fino a che la sinistra se lo porterà appresso – conclude Sallusti – il centrodestra può dormire sonni tranquilli. Nessuno può sperare di vincere con un perdente del genere in casa”.
Franco Adriano, Italia Oggi
“Sui dati della povertà in Italia c’è qualcosa che non va”. Franco Adriano su Italia Oggi pone la questione aggiungendo che “non si spiega, infatti, come sia possibile che con tutti i soldi che ci mette lo Stato, in aggiunta a quello che già fanno gli enti caritativi, l’Italia sia diventata un’incubatrice di poveri, con un dato in crescita impressionante. Gli italiani poveri assoluti nel 2011 erano poco più di 2 milioni e mezzo, dieci anni dopo (2022) erano 5,6 milioni. Ciononostante, nello stesso periodo, la spesa sociale a carico della fiscalità generale è passata da 80 miliardi di euro a 160 miliardi di euro (157, per la precisione). Un aumento che non conosce sosta, neanche negli anni del reddito di cittadinanza. Sì sta affermando, insomma, che al raddoppio delle risorse messe in campo dallo Stato corrisponde il raddoppio dei poveri. È il fallimento totale delle politiche sociali. Se l’è chiesto anche un attento osservatore come Alberto Brambilla, presentando presso la Camera l’ultimo osservatorio di Itinerari previdenziali, realizzato in collaborazione con Cida. Un dossier – sottolinea Adriano - concentrato sulle molte incongruenze fiscali, ma che finisce per rappresentare un j’accuse per come vengono impiegate le risorse pubbliche. Quasi parafrasando ‘La società signorile di massa’ di Luca Ricolfi, egli si spinge a definire la nostra «Una società di poveri benestanti». Effettivamente molte indicazioni sembrerebbero puntare in questa direzione. Lo lasciano pensare il denaro speso per il gioco d’azzardo (gratta e vinci e slot machine), che nel solo anno 2023 è ammontato a 150 miliardi di euro. O, il fatto che gli italiani siano tra i maggiori possessori al mondo di prime e seconde case. O, ancora, che detengano il parco automobili più imponente d’Europa. Ai primi posti per la telefonia mobile, per gli abbonamenti della tv a pagamento, come Sky e Dazn, e nella sottoscrizione mensile alle piattaforme on line come Netflix e Disney e, poi, vacanze, vestiti e i famosi ristoranti ‘sempre pieni’. In tanti nel Belpaese non si lasciano mancare proprio niente. Eppure, un italiano su due piange miseria, nel senso che non denuncia alcun reddito. Così – conclude - chi si spaccia per povero (e trucca l’Isee) gode di bonus sociali che sono preclusi a chi finisce per pagarli e magari un giorno andrà ad infoltire le file dei veri poveri”.
“Lo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte è paragonabile a quello tra l’azionista (il fondatore Grillo) e l’amministratore delegato (il manager Conte) di una grande azienda”. Ne parla Alessandro Sallusti sul Giornale: “Prassi vuole – scrive il direttore - che il braccio di ferro si risolva a favore del primo, ma la sua potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro perché nel tempo, da buon ad, Conte ha piazzato i suoi uomini più fidati nei posti strategici della ditta. L’ipotesi più probabile è quindi l’implosione dell’azienda, i cui spezzatini saranno raccolti a costo irrisorio, se non addirittura gratis, dai concorrenti. Beppe Grillo avrà pure tutti i difetti del mondo, ma in questo caso qualche ragione non gli manca. Una su tutte: il suo amministratore delegato ha fallito su tutti i fronti. Presidente del Consiglio per grazia ricevuta (fu prescelto da Grillo, non eletto) – sottolinea Sallusti - Conte riuscì a stare in piedi non più di sedici mesi sia al primo giro (quello con Salvini) sia al secondo (quello con Pd e Renzi). Sarà ricordato per la disastrosa gestione dell’emergenza Covid e per le macerie che ha lasciato, nell’economia reale, con il reddito di cittadinanza e il bonus 110 per cento. Non contento di aver distrutto mezzo Paese, lasciato Palazzo Chigi Conte ha distrutto anche il Movimento. Sotto la sua gestione i Cinque Stelle hanno perso oltre sei milioni di voti alle politiche del 2022 (-15%, equivalenti a 175 deputati e 84 senatori), oltre due milioni e mezzo di voti alle Europee del 2024 (-17%, 6 eurodeputati) mentre la perdita media nelle varie elezioni regionali che si sono succedute è stata dell’8% (una cinquantina di consiglieri). Non solo in qualsiasi azienda, ma pure in qualsiasi partito uno con un curriculum del genere dovrebbe scomparire, lasciare spontaneamente per manifesta incapacità come da tempo, se non da sempre, sostiene Beppe Grillo. Ma la cosa inquietante non è tanto questa, è che il Pd sia ancora disposto a farci un pezzo di strada insieme, ad assecondare i suoi sogni di gloria e propositi di vendetta nei confronti di Renzi che –mossa benedetta - mise fine definitiva alla sua esperienza di premier. Giuseppe Conte per Giorgia Meloni è manna dal cielo. Fino a che la sinistra se lo porterà appresso – conclude Sallusti – il centrodestra può dormire sonni tranquilli. Nessuno può sperare di vincere con un perdente del genere in casa”.
Franco Adriano, Italia Oggi
“Sui dati della povertà in Italia c’è qualcosa che non va”. Franco Adriano su Italia Oggi pone la questione aggiungendo che “non si spiega, infatti, come sia possibile che con tutti i soldi che ci mette lo Stato, in aggiunta a quello che già fanno gli enti caritativi, l’Italia sia diventata un’incubatrice di poveri, con un dato in crescita impressionante. Gli italiani poveri assoluti nel 2011 erano poco più di 2 milioni e mezzo, dieci anni dopo (2022) erano 5,6 milioni. Ciononostante, nello stesso periodo, la spesa sociale a carico della fiscalità generale è passata da 80 miliardi di euro a 160 miliardi di euro (157, per la precisione). Un aumento che non conosce sosta, neanche negli anni del reddito di cittadinanza. Sì sta affermando, insomma, che al raddoppio delle risorse messe in campo dallo Stato corrisponde il raddoppio dei poveri. È il fallimento totale delle politiche sociali. Se l’è chiesto anche un attento osservatore come Alberto Brambilla, presentando presso la Camera l’ultimo osservatorio di Itinerari previdenziali, realizzato in collaborazione con Cida. Un dossier – sottolinea Adriano - concentrato sulle molte incongruenze fiscali, ma che finisce per rappresentare un j’accuse per come vengono impiegate le risorse pubbliche. Quasi parafrasando ‘La società signorile di massa’ di Luca Ricolfi, egli si spinge a definire la nostra «Una società di poveri benestanti». Effettivamente molte indicazioni sembrerebbero puntare in questa direzione. Lo lasciano pensare il denaro speso per il gioco d’azzardo (gratta e vinci e slot machine), che nel solo anno 2023 è ammontato a 150 miliardi di euro. O, il fatto che gli italiani siano tra i maggiori possessori al mondo di prime e seconde case. O, ancora, che detengano il parco automobili più imponente d’Europa. Ai primi posti per la telefonia mobile, per gli abbonamenti della tv a pagamento, come Sky e Dazn, e nella sottoscrizione mensile alle piattaforme on line come Netflix e Disney e, poi, vacanze, vestiti e i famosi ristoranti ‘sempre pieni’. In tanti nel Belpaese non si lasciano mancare proprio niente. Eppure, un italiano su due piange miseria, nel senso che non denuncia alcun reddito. Così – conclude - chi si spaccia per povero (e trucca l’Isee) gode di bonus sociali che sono preclusi a chi finisce per pagarli e magari un giorno andrà ad infoltire le file dei veri poveri”.
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