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Il marcio che non stupisce
Redazione InPiù 21/10/2024
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Alessandro Sallusti, il Giornale
“L’unica cosa che mi stupisce è lo stupore per quello che è successo, cioè che un magistrato abbia messo per iscritto sui suoi social la sua avversità al governo in carica”. Lo scrive Alessandro Sallusti sul Giornale: “Secondo Marco Patarnello, voce autorevole della corrente di sinistra dei magistrati, Giorgia Meloni va fermata, e non soltanto sulla questione del centro di accoglienza in Albania: «È più pericolosa di Berlusconi – scrive - ma non avendo inchieste giudiziarie è più forte». Dove sta la novità? Anno 2019, il magistrato Emilio Sirianni, giudice a Catanzaro, parlando al telefono con Mimmo Lucano, sindaco di Riace caro al Pd: «Non preoccuparti, non siamo giudici imparziali, o meglio noi non siamo indifferenti, noi siamo di parte». Estate 2018, Luca Palamara – allora potente capo della corrente Unicost – risponde a un messaggio di un suo collega inorridito per l’accanimento giudiziario contro Matteo Salvini sulla questione dei porti bloccati alle navi Ong: «Non sbagli, hai ragione ma ora bisogna attaccarlo». Nell’ennesimo braccio di ferro tra politica e magistratura - sottolinea Sallusti - non c’è proprio nulla di nuovo, su nessun fronte. Né potrebbe essere diversamente per il fatto che nulla è cambiato: il ministero della Giustizia, Nordio o non Nordio, è sempre saldamente in mano agli uomini delle correnti della magistratura, di fatto alla sinistra; il Parlamento procede a zig zag per evitare, al di là degli annunci, di fare pulizia vera del marcio che ha provocato il deragliamento della giustizia; la maggior parte della stampa e dell’informazione, nonostante beccata più volte con le mani nella marmellata, continua a tenere bordone alle parti più ideologizzate – in alcune casi deviate – della magistratura. Quindi di che dovremmo stupirci? Che i magistrati che sono stati al vertice di strutture sensibili, vedi la Direzione antimafia, che si è scoperto essere centrali di dossieraggio, siano diventati deputati e senatori della sinistra? Sì, dovremmo, e qualcuno pure ci prova a stupirsi, ma è come parlare al vento. L’unico vero stupore è che in due anni oggi di governo né una forte maggioranza di centrodestra né una premier tosta come Giorgia Meloni siano ancora riusciti a estirpare il male. Potrebbe essere – conclude - che la questione sia più complicata di quanto appare e che la magistratura politicizzata, notoriamente atea, abbia insospettabili santi in paradiso”.
Carlo Valentini, Italia Oggi
“Sulla Legge di Bilancio, com’è tradizione, c’è un duro botta-e-risposta politico tra maggioranza e opposizione, con la prima che fatica a trovare le risorse e a fare quadrare i conti e la seconda che grida allo spreco”. Lo scrive Carlo Valentini su Italia Oggi parlando di ‘giuste tasse per i signori del web’: “Il copione è lo stesso, qualsiasi sia il colore della coalizione della maggioranza e quello dell’opposizione. Al di là dello scontro politico vi è da riconoscere al ministro Giancarlo Giorgetti di essere riuscito, in larga parte, a resistere alle pressioni di chi avrebbe preferito una finanziaria allegra. E’ vero che una parte del provvedimento è aleatorio: la spending review ministeriale viene impostata da anni e nella realtà mai realizzata. E’ altrettanto vero che non guasterebbe un racconto reale: l’aumento delle accise sul gasolio e il taglio dei benefit fiscali non sono nuove tasse però si tratta comunque di un aggravamento della pressione fiscale. Non c’è nulla di male – sottolinea Valentini - a chiedere un sacrificio per cercare di incominciare a riequilibrare il debito pubblico, ma metterlo sotto al tappeto è un atto di viltà politica. Se i contribuenti sono chiamati a fare la loro parte e anche banche e assicurazioni debbono semi-aprire i forzieri c’è da arrabbiarsi di fronte alle immense ricchezze generate dal web e che rimangono intoccate. Certo, la questione non può essere affrontata dalla Legge di Bilancio ma bisogna che i ministri delle Finanze dell’Ue si mettano attorno a un tavolo e decidano come intervenire. Già è uno scandalo che all’interno dell’Unione vi siano sistemi fiscali differenti e quindi aree (come l’Olanda) che attirano le grandi imprese a suon di sconti fiscali e anche questo andrebbe corretto in tempi brevi. Ma al nuovo corso dell’Europa bisogna chiedere coraggio e determinazione verso i Superprofitti del web. Secondo una rilevazione della Cgia di Mestre le piccole imprese italiane pagano ogni anno 24,6 miliardi di tasse mentre le 25 multinazionali del web presenti in Italia versano 206 milioni. Sarebbe ora che tra gli introiti previsti dalla Legge di Bilancio incominciassero a comparire, accanto ai sacrifici chiesti ai cittadini, anche gli introiti di una giusta tassazione sui guadagni ottenuti in rete”.
“L’unica cosa che mi stupisce è lo stupore per quello che è successo, cioè che un magistrato abbia messo per iscritto sui suoi social la sua avversità al governo in carica”. Lo scrive Alessandro Sallusti sul Giornale: “Secondo Marco Patarnello, voce autorevole della corrente di sinistra dei magistrati, Giorgia Meloni va fermata, e non soltanto sulla questione del centro di accoglienza in Albania: «È più pericolosa di Berlusconi – scrive - ma non avendo inchieste giudiziarie è più forte». Dove sta la novità? Anno 2019, il magistrato Emilio Sirianni, giudice a Catanzaro, parlando al telefono con Mimmo Lucano, sindaco di Riace caro al Pd: «Non preoccuparti, non siamo giudici imparziali, o meglio noi non siamo indifferenti, noi siamo di parte». Estate 2018, Luca Palamara – allora potente capo della corrente Unicost – risponde a un messaggio di un suo collega inorridito per l’accanimento giudiziario contro Matteo Salvini sulla questione dei porti bloccati alle navi Ong: «Non sbagli, hai ragione ma ora bisogna attaccarlo». Nell’ennesimo braccio di ferro tra politica e magistratura - sottolinea Sallusti - non c’è proprio nulla di nuovo, su nessun fronte. Né potrebbe essere diversamente per il fatto che nulla è cambiato: il ministero della Giustizia, Nordio o non Nordio, è sempre saldamente in mano agli uomini delle correnti della magistratura, di fatto alla sinistra; il Parlamento procede a zig zag per evitare, al di là degli annunci, di fare pulizia vera del marcio che ha provocato il deragliamento della giustizia; la maggior parte della stampa e dell’informazione, nonostante beccata più volte con le mani nella marmellata, continua a tenere bordone alle parti più ideologizzate – in alcune casi deviate – della magistratura. Quindi di che dovremmo stupirci? Che i magistrati che sono stati al vertice di strutture sensibili, vedi la Direzione antimafia, che si è scoperto essere centrali di dossieraggio, siano diventati deputati e senatori della sinistra? Sì, dovremmo, e qualcuno pure ci prova a stupirsi, ma è come parlare al vento. L’unico vero stupore è che in due anni oggi di governo né una forte maggioranza di centrodestra né una premier tosta come Giorgia Meloni siano ancora riusciti a estirpare il male. Potrebbe essere – conclude - che la questione sia più complicata di quanto appare e che la magistratura politicizzata, notoriamente atea, abbia insospettabili santi in paradiso”.
Carlo Valentini, Italia Oggi
“Sulla Legge di Bilancio, com’è tradizione, c’è un duro botta-e-risposta politico tra maggioranza e opposizione, con la prima che fatica a trovare le risorse e a fare quadrare i conti e la seconda che grida allo spreco”. Lo scrive Carlo Valentini su Italia Oggi parlando di ‘giuste tasse per i signori del web’: “Il copione è lo stesso, qualsiasi sia il colore della coalizione della maggioranza e quello dell’opposizione. Al di là dello scontro politico vi è da riconoscere al ministro Giancarlo Giorgetti di essere riuscito, in larga parte, a resistere alle pressioni di chi avrebbe preferito una finanziaria allegra. E’ vero che una parte del provvedimento è aleatorio: la spending review ministeriale viene impostata da anni e nella realtà mai realizzata. E’ altrettanto vero che non guasterebbe un racconto reale: l’aumento delle accise sul gasolio e il taglio dei benefit fiscali non sono nuove tasse però si tratta comunque di un aggravamento della pressione fiscale. Non c’è nulla di male – sottolinea Valentini - a chiedere un sacrificio per cercare di incominciare a riequilibrare il debito pubblico, ma metterlo sotto al tappeto è un atto di viltà politica. Se i contribuenti sono chiamati a fare la loro parte e anche banche e assicurazioni debbono semi-aprire i forzieri c’è da arrabbiarsi di fronte alle immense ricchezze generate dal web e che rimangono intoccate. Certo, la questione non può essere affrontata dalla Legge di Bilancio ma bisogna che i ministri delle Finanze dell’Ue si mettano attorno a un tavolo e decidano come intervenire. Già è uno scandalo che all’interno dell’Unione vi siano sistemi fiscali differenti e quindi aree (come l’Olanda) che attirano le grandi imprese a suon di sconti fiscali e anche questo andrebbe corretto in tempi brevi. Ma al nuovo corso dell’Europa bisogna chiedere coraggio e determinazione verso i Superprofitti del web. Secondo una rilevazione della Cgia di Mestre le piccole imprese italiane pagano ogni anno 24,6 miliardi di tasse mentre le 25 multinazionali del web presenti in Italia versano 206 milioni. Sarebbe ora che tra gli introiti previsti dalla Legge di Bilancio incominciassero a comparire, accanto ai sacrifici chiesti ai cittadini, anche gli introiti di una giusta tassazione sui guadagni ottenuti in rete”.
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