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La cassa reale e quella immaginaria
Redazione InPiù 03/10/2024
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Mario Sechi, Libero
Mario Sechi su Libero parla di ‘cassa reale e cassa immaginaria’: “È tempo di manovra economica – scrive il direttore - e il generatore automatico di titoli indignati della sinistra già lavora a pieno ritmo. La legge di bilancio ancora non c'è, ma il Pd non ha neanche bisogno di leggerla, sa già cosa accadrà, forse perché ha una certa esperienza nel furto con scasso della contabilità nazionale, basta pensare alla finanza creativa del superbonus, dei sussidi a pioggia, del reddito di cittadinanza. Ieri l'esercito di Schlein si è esibito sul tema delle accise, dimenticando un dettaglio: c'è un emendamento di Elly Schlein alla manovra dello scorso anno che suggerisce proprio di intervenire sui carburanti. È il classico testacoda dei demagoghi del salario minimo (che non risolve il problema del salario reale), del posto fisso (avendolo prima reso mobile con la riforma di Tiziano Treu e dei suoi successori). Gratta gratta, si arriva alle conclusioni di Silvio Berlusconi: «Sono sempre i soliti comunisti». E dunque – osserva Sechi - bisogna cercare il colpevole che è il capitalista, naturalmente quando il capitale non è nelle tasche della sinistra, il che accade quasi sempre nelle società avanzate dove il progressismo va a braccetto con l'alta finanza e la bassa manovalanza. La grande differenza oggi tra destra e sinistra è proprio sul tema dei ricchi e poveri, provate a immaginare in mondo dove ‘hanno vinto i poveri’ sarebbe il trionfo dell'indigenza, una società di eguali così eguali da essere senza avvenire. Il capitalismo si basa sul profitto e l'estremismo nell'applicazione dei modelli redistributivi conduce non a più benessere, ma a più povertà. Quello che manca alla società italiana è un modello competitivo che premia i migliori e sprona chi è indietro a farsi avanti, a guadagnare, soprattutto a guadagnarsi una vita migliore. Nel centrodestra a volte non mancano travestimenti da socialismo reale, ma ha abbastanza anticorpi per non cadere nella trappola dello straccionismo, che tanto piace a quelli che vivono negli attici criticando i consumi perché tanto loro hanno già consumato”.
Carlo Valentini, Italia Oggi
“I risultati delle recenti elezioni nei lander tedeschi e per il parlamento austriaco non vanno sottovalutati e stupisce il fatto che una forza di governo, in Italia, applauda”. Così Carlo Valentini su Italia Oggi ricordando che “quando cadde il muro di Berlino si ipotizzò una normalizzazione della vita politica (in Europa e soprattutto in Italia), cioè la fine di ideologie e dogmatismi e la possibilità di una sana alternanza, secondo la secolare tradizione inglese, tra conservatori e laburisti, pur con le ovvie differenze a seconda dei Paesi. In realtà oggi ci si trova di fronte invece a trascinanti estremismi non solo verbali ma anche concettuali, che esprimono disprezzo verso l’avversario, cercano consenso spingendosi verso l’autoritarismo, vogliono sostituire la solidarietà con la legge del più forte, arrivano a proporre castrazioni chimiche e il ritorno alla pena di morte, ammiccano a Vladimir Putin e Viktor Orbán. Non si tratta più di un confronto tra una visione della società più prudente e moderata e chi ritiene al contrario si debba accelerare sulla strategia riformista. Non centrano le usuali categorie di fascismo e antifascismo – sottolinea Valentini - che non si possono calare in questo fenomeno estremista. Anzi le etichette possono risultare fuorvianti. Si tratta di riaffermare per chi ha perso la memoria o non l’ha mai avuta l’importanza delle libertà individuale e collettiva, della democrazia che consente a ognuno di esprimersi col voto, della possibilità di scrivere e affermare liberamente le proprie opinioni e il proprio eventuale dissenso, di un’imprenditoria che guarda al mercato ed ha regole da rispettare, e così via. Non si può correre il rischio di mandare al macero tutto questo. Negli anni ‘60 un imprenditore carpigiano ebbe una ventata di notorietà perché mandò in pullman i suoi operai in Urss affinché si rendessero conto della realtà di quel Paese magnificato dai comunisti italiani. Ci vorrebbe qualcuno che oggi rimandasse gli elettori a verificare come si vive sotto Putin e Orbán. Le democrazie – conclude - saranno malate ma si vive immensamente meglio che sotto i regimi autocratici”.
Mario Sechi su Libero parla di ‘cassa reale e cassa immaginaria’: “È tempo di manovra economica – scrive il direttore - e il generatore automatico di titoli indignati della sinistra già lavora a pieno ritmo. La legge di bilancio ancora non c'è, ma il Pd non ha neanche bisogno di leggerla, sa già cosa accadrà, forse perché ha una certa esperienza nel furto con scasso della contabilità nazionale, basta pensare alla finanza creativa del superbonus, dei sussidi a pioggia, del reddito di cittadinanza. Ieri l'esercito di Schlein si è esibito sul tema delle accise, dimenticando un dettaglio: c'è un emendamento di Elly Schlein alla manovra dello scorso anno che suggerisce proprio di intervenire sui carburanti. È il classico testacoda dei demagoghi del salario minimo (che non risolve il problema del salario reale), del posto fisso (avendolo prima reso mobile con la riforma di Tiziano Treu e dei suoi successori). Gratta gratta, si arriva alle conclusioni di Silvio Berlusconi: «Sono sempre i soliti comunisti». E dunque – osserva Sechi - bisogna cercare il colpevole che è il capitalista, naturalmente quando il capitale non è nelle tasche della sinistra, il che accade quasi sempre nelle società avanzate dove il progressismo va a braccetto con l'alta finanza e la bassa manovalanza. La grande differenza oggi tra destra e sinistra è proprio sul tema dei ricchi e poveri, provate a immaginare in mondo dove ‘hanno vinto i poveri’ sarebbe il trionfo dell'indigenza, una società di eguali così eguali da essere senza avvenire. Il capitalismo si basa sul profitto e l'estremismo nell'applicazione dei modelli redistributivi conduce non a più benessere, ma a più povertà. Quello che manca alla società italiana è un modello competitivo che premia i migliori e sprona chi è indietro a farsi avanti, a guadagnare, soprattutto a guadagnarsi una vita migliore. Nel centrodestra a volte non mancano travestimenti da socialismo reale, ma ha abbastanza anticorpi per non cadere nella trappola dello straccionismo, che tanto piace a quelli che vivono negli attici criticando i consumi perché tanto loro hanno già consumato”.
Carlo Valentini, Italia Oggi
“I risultati delle recenti elezioni nei lander tedeschi e per il parlamento austriaco non vanno sottovalutati e stupisce il fatto che una forza di governo, in Italia, applauda”. Così Carlo Valentini su Italia Oggi ricordando che “quando cadde il muro di Berlino si ipotizzò una normalizzazione della vita politica (in Europa e soprattutto in Italia), cioè la fine di ideologie e dogmatismi e la possibilità di una sana alternanza, secondo la secolare tradizione inglese, tra conservatori e laburisti, pur con le ovvie differenze a seconda dei Paesi. In realtà oggi ci si trova di fronte invece a trascinanti estremismi non solo verbali ma anche concettuali, che esprimono disprezzo verso l’avversario, cercano consenso spingendosi verso l’autoritarismo, vogliono sostituire la solidarietà con la legge del più forte, arrivano a proporre castrazioni chimiche e il ritorno alla pena di morte, ammiccano a Vladimir Putin e Viktor Orbán. Non si tratta più di un confronto tra una visione della società più prudente e moderata e chi ritiene al contrario si debba accelerare sulla strategia riformista. Non centrano le usuali categorie di fascismo e antifascismo – sottolinea Valentini - che non si possono calare in questo fenomeno estremista. Anzi le etichette possono risultare fuorvianti. Si tratta di riaffermare per chi ha perso la memoria o non l’ha mai avuta l’importanza delle libertà individuale e collettiva, della democrazia che consente a ognuno di esprimersi col voto, della possibilità di scrivere e affermare liberamente le proprie opinioni e il proprio eventuale dissenso, di un’imprenditoria che guarda al mercato ed ha regole da rispettare, e così via. Non si può correre il rischio di mandare al macero tutto questo. Negli anni ‘60 un imprenditore carpigiano ebbe una ventata di notorietà perché mandò in pullman i suoi operai in Urss affinché si rendessero conto della realtà di quel Paese magnificato dai comunisti italiani. Ci vorrebbe qualcuno che oggi rimandasse gli elettori a verificare come si vive sotto Putin e Orbán. Le democrazie – conclude - saranno malate ma si vive immensamente meglio che sotto i regimi autocratici”.
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