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Altro parere

I giornalisti da rovinare

Redazione InPiù 27/09/2024

Altro parere Altro parere Vittorio Macioce, Il Giornale
L’idea di ridare forza alla presunzione di innocenza è nobile, commenta Vittorio Macioce sul Giornale. L’Italia è malata di processi sommari, quelli di piazza, con la pena scontata in diretta, perché prima di qualsiasi giudizio ti strappano qualcosa che si fa fatica a recuperare: la dignità. Il verdetto finale in tribunale diventa quasi inutile. Il problema è capire come rendere meno grottesco e feroce questo spettacolo di pollici versi. Il governo ha scelto la strada più scontata: nascondere in qualche modo gli atti giudiziari. È il modo migliore per dare ancora più voce a sussurri, sospetti, pettegolezzi, mezze verità da social e da salotto da far rimbalzare nei modi più meschini. La responsabilità di mantenere il segreto è affidata ai giornalisti, che per mestiere dovrebbero fare il contrario. È insomma una richiesta contronatura. Il decreto legislativo varato a settembre immagina di risolvere la questione vietando la pubblicazione fedele del testo dell’ordinanza di custodia cautelare. Niente più virgolettati. Il giornalista però può fare un bel riassunto di quello che c’è scritto. La ratio un po’ sfugge. Ci si fida più della sintesi personale rispetto all’atto ufficiale. Il motivo forse ha a che fare con quelle frasi pruriginose che partono dalle intercettazioni e diventano romanzo popolare nella penna di alcuni pubblici ministeri. È la tendenza a riportare scene di vita quotidiana che spesso hanno poco a che fare con le indagini. Fatto sta che si va verso questa soluzione ambigua. La norma al momento è nelle mani del Parlamento, che dovrà esprimere un parere non vincolante. È per questo che al Senato hanno invitato Francesco Petrelli, presidente delle Camere Penali. Cosa suggeriscono gli avvocati? Non basta vietare, bisogna smutandare i giornalisti che sgarrano. Niente carcere, ma vanno colpiti nel portafoglio. Si parla così di multe fino a mezzo milione di euro. È la logica del «vi rovino». Mai fidarsi degli avvocati. I partiti della maggioranza applaudono, gli altri gongolano in silenzio.
 
Claudio Cerasa, Il Foglio
Sul Foglio Claudio Cerasa assicura che Elon Musk è interessato a investire in Italia, in tre specifici ambiti, come avrebbe riferito alla premier Giorgia Meloni quattro giorni fa a New York. L’ambito numero uno riguarda Starlink, il sistema di satelliti costruito da SpaceX, di proprietà sempre di Musk, che offre la possibilità di accedere a Internet, a banda larga, attraverso una connessione satellitare. Quello che si sa è che lo scorso giugno, Telespazio, la joint venture tra Leonardo (67 per cento) e Thales (33 per cento) ha annunciato di aver firmato un accordo per la commercializzazione dei servizi Starlink (oggi i contratti privati sottoscritti con Starlink in Italia sono circa 50 mila, nel resto d’Europa dove opera Starlink sono quattro volte di più). Quello che non si sa è che Starlink, e dunque Musk, ha proposto al governo Meloni di valutare una ridefinizione di alcuni capitoli del Pnrr per assegnare a Starlink il compito di andare a coprire le così dette aree grigie, le zone dell’Italia dove la copertura a banda larga o tramite fibra ottica è parziale o limitata. Il Pnrr ha affidato lavori pari a 3,4 miliardi di euro a Tim e a Open Fiber (scadenza dei lavori il 2026). I vertici di Starlink hanno proposto al governo di usare una parte di quella cifra per far arrivare la connessione ad alta velocità nelle aree grigie nel giro di pochi mesi, senza dover scavare un solo buco nelle strade. A quanto risulta al Foglio, la presidenza del Consiglio ha dato mandato al ministro dello Sviluppo di occuparsi del dossier. Il secondo ambito possibile di triangolazione riguarda il tema delle gigafactory, le fabbriche di auto elettriche del gruppo Tesla.  Nel 2022, Tesla ha completato i lavori per una sua gigafactory a Grünheide, in Germania, 35 chilometri a sud-est di Berlino, attualmente l’unica fabbrica Tesla in Europa.A quanto risulta al Foglio, Musk ha fatto sapere a Giorgia Meloni di essere disposto a valutare un investimento simmetrico anche in Italia, non per produrre auto ma per produrre batterie elettriche. Il terzo ambito su cui Musk ha fatto sapere a Meloni di essere disponibile a investire in Italia è l’industria aerospaziale. SpaceX, a oggi, ha circa il 90 per cento del mercato dell’aerospazio, che significa che il 90 per cento della massa trasportata in orbita passa da Musk.
 
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