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E' un'imboscata ma le dimissioni non sono una resa
Redazione InPiù 05/09/2024
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Alessandro Sallusti, il Giornale
“Caro ministro Sangiuliano, per il tuo bene pensa seriamente a dimetterti, non sarebbe una resa ma un atto di coraggio”. Così Alessandro Sallusti sul Giornale dopo aver premesso di nutrire stima e amicizia nei confronti del politico al centro della bufera. “Quello che sta succedendo è assurdo, vigliacco, indegno di un paese civile ma sia io che Sangiuliano ben conosciamo – da giornalisti di lungo corso – il meccanismo cinico e perverso dell’informazione ideologizzata. Non è questione di avere ragione o torto, è che il linciaggio in corso non si fermerà e siccome l’odore del sangue eccita le belve si andrà in un crescendo di fango quotidiano che travolgerà argini privati e pubblici con conseguenze non prevedibili. Qui non si tratta di tenere il punto garantista e aspettare l’esito di un processo in base al principio della presunta innocenza, addirittura qui non c’è il reato. Qui non c’è da combattere una battaglia politica per cui scegliere da che parte stare costi quel che costi. Niente di tutto questo – sottolinea Sallusti - qui c’è uno che di mestiere fa il ministro finito nella più comune delle trappole in cui noi uomini siamo usi cadere, soprattutto dopo una certa età. La stessa La Repubblica ieri avanzava un dubbio sul fatto che le mosse di Maria Rosaria Boccia fossero «tutte farina del suo sacco». E in effetti non regge la tesi dell’amante respinta e abbandonata che da sola si vendica costruendo dossier. No, la Boccia costruisce un dossier sul ministro - accumulando indizi anche in modo palesemente truffaldino - prima di iniziare la relazione e durante la luna di miele durata un paio di mesi. Perché una donna innamorata dovrebbe fare ciò? Un giorno forse capiremo se questa vicenda apparentemente personale in realtà abbia avuto una regia da parte di chi vuole provare a riprendere il controllo delle politiche (e dei soldi) culturali, ma sta di fatto che il risultato non cambia. Se è stato un amore avvelenato o una polpetta avvelenata - l'uso della donna-polpetta è un classico degli intrighi nella storia del mondo - certamente sposta i termini della questione ma da situazioni del genere non se ne esce in tempi brevi, non in tempi compatibili con una piena agibilità politica e istituzionale senza le quali – conclude - il ministro non potrà operare come lui vorrebbe e saprebbe”.
Carlo Valentini, Italia Oggi
Carlo Valentini su Italia Oggi si esercita in una critica verso analisti e politici: “Tutti a strapparsi le vesti. E’ diventato uno sport ricorrente. La democrazia in Europa – scrive - si sta accartocciando e ormai ad ogni turno elettorale chi ritiene di avere il compito di difendere le istituzioni democratiche versa lacrime ed esprime rimbrotti. Così è avvenuto quando Viktor Orbàn ha ottenuto la fiducia degli elettori in Ungheria, quando la destra ha vinto le elezioni in Polonia, quando in Italia Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno raggiunto la maggioranza e in Francia Marine Le Pen ha sfiorato il successo, e quando pochi giorni fa i partiti estremisti e populisti hanno conquistato il primo posto in Sassonia e Turingia. Un intellettuale e accorto politico come François Mitterand a suo tempo, di fronte a un periferico exploit xenofobo disse: Le risposte dei partiti scelti degli elettori sono sbagliate ma le domande sono appropriate. Anche di fronte al recente voto tedesco si sono sprecate analisi, con gli elettori accusati di essere immaturi e inaffidabili. Bisognerebbe invece chiedersi se improvvisamente milioni di persone, nei vari Paesi, si sono convertite all’autoritarismo, al fascismo, al nazismo. Non è così. Ma nessun politico perdente, dopo avere biasimato l’esito delle urne, ha usato la parola: autocritica. Ovvero – aggiunge Valentini - ha avuto la modestia di mettere in discussione le politiche fino qui attuate per considerare quanto non ha funzionato. Poiché è evidente che il voto all’estremismo esprime insoddisfazione per il proprio quotidiano. I problemi sono molto complessi ma non è mettendo la testa sotto la sabbia che la politica non populista argina la ribellione di chi è esasperato perché non è tutelato dalla violenza, assiste al degrado delle periferie, è costretto a pagare le tasse più alte d’Europa, perde potere d’acquisto e status che un tempo sostenevano la classe media, gli vengono imposte regole green (dalle caldaie all’auto) costose e poco sensate, e così via. Il cittadino attende riforme e arrivano solo promesse, si aspetta un ricostituente sociale e la politica non riesce a somministrarlo. Teniamoci pronti a leggere le lezioni che saranno indirizzate agli elettori anche la prossima volta che sceglieranno gli anti-sistema contro un sistema che ciancia e non conclude”.
“Caro ministro Sangiuliano, per il tuo bene pensa seriamente a dimetterti, non sarebbe una resa ma un atto di coraggio”. Così Alessandro Sallusti sul Giornale dopo aver premesso di nutrire stima e amicizia nei confronti del politico al centro della bufera. “Quello che sta succedendo è assurdo, vigliacco, indegno di un paese civile ma sia io che Sangiuliano ben conosciamo – da giornalisti di lungo corso – il meccanismo cinico e perverso dell’informazione ideologizzata. Non è questione di avere ragione o torto, è che il linciaggio in corso non si fermerà e siccome l’odore del sangue eccita le belve si andrà in un crescendo di fango quotidiano che travolgerà argini privati e pubblici con conseguenze non prevedibili. Qui non si tratta di tenere il punto garantista e aspettare l’esito di un processo in base al principio della presunta innocenza, addirittura qui non c’è il reato. Qui non c’è da combattere una battaglia politica per cui scegliere da che parte stare costi quel che costi. Niente di tutto questo – sottolinea Sallusti - qui c’è uno che di mestiere fa il ministro finito nella più comune delle trappole in cui noi uomini siamo usi cadere, soprattutto dopo una certa età. La stessa La Repubblica ieri avanzava un dubbio sul fatto che le mosse di Maria Rosaria Boccia fossero «tutte farina del suo sacco». E in effetti non regge la tesi dell’amante respinta e abbandonata che da sola si vendica costruendo dossier. No, la Boccia costruisce un dossier sul ministro - accumulando indizi anche in modo palesemente truffaldino - prima di iniziare la relazione e durante la luna di miele durata un paio di mesi. Perché una donna innamorata dovrebbe fare ciò? Un giorno forse capiremo se questa vicenda apparentemente personale in realtà abbia avuto una regia da parte di chi vuole provare a riprendere il controllo delle politiche (e dei soldi) culturali, ma sta di fatto che il risultato non cambia. Se è stato un amore avvelenato o una polpetta avvelenata - l'uso della donna-polpetta è un classico degli intrighi nella storia del mondo - certamente sposta i termini della questione ma da situazioni del genere non se ne esce in tempi brevi, non in tempi compatibili con una piena agibilità politica e istituzionale senza le quali – conclude - il ministro non potrà operare come lui vorrebbe e saprebbe”.
Carlo Valentini, Italia Oggi
Carlo Valentini su Italia Oggi si esercita in una critica verso analisti e politici: “Tutti a strapparsi le vesti. E’ diventato uno sport ricorrente. La democrazia in Europa – scrive - si sta accartocciando e ormai ad ogni turno elettorale chi ritiene di avere il compito di difendere le istituzioni democratiche versa lacrime ed esprime rimbrotti. Così è avvenuto quando Viktor Orbàn ha ottenuto la fiducia degli elettori in Ungheria, quando la destra ha vinto le elezioni in Polonia, quando in Italia Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno raggiunto la maggioranza e in Francia Marine Le Pen ha sfiorato il successo, e quando pochi giorni fa i partiti estremisti e populisti hanno conquistato il primo posto in Sassonia e Turingia. Un intellettuale e accorto politico come François Mitterand a suo tempo, di fronte a un periferico exploit xenofobo disse: Le risposte dei partiti scelti degli elettori sono sbagliate ma le domande sono appropriate. Anche di fronte al recente voto tedesco si sono sprecate analisi, con gli elettori accusati di essere immaturi e inaffidabili. Bisognerebbe invece chiedersi se improvvisamente milioni di persone, nei vari Paesi, si sono convertite all’autoritarismo, al fascismo, al nazismo. Non è così. Ma nessun politico perdente, dopo avere biasimato l’esito delle urne, ha usato la parola: autocritica. Ovvero – aggiunge Valentini - ha avuto la modestia di mettere in discussione le politiche fino qui attuate per considerare quanto non ha funzionato. Poiché è evidente che il voto all’estremismo esprime insoddisfazione per il proprio quotidiano. I problemi sono molto complessi ma non è mettendo la testa sotto la sabbia che la politica non populista argina la ribellione di chi è esasperato perché non è tutelato dalla violenza, assiste al degrado delle periferie, è costretto a pagare le tasse più alte d’Europa, perde potere d’acquisto e status che un tempo sostenevano la classe media, gli vengono imposte regole green (dalle caldaie all’auto) costose e poco sensate, e così via. Il cittadino attende riforme e arrivano solo promesse, si aspetta un ricostituente sociale e la politica non riesce a somministrarlo. Teniamoci pronti a leggere le lezioni che saranno indirizzate agli elettori anche la prossima volta che sceglieranno gli anti-sistema contro un sistema che ciancia e non conclude”.
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