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Le Olimpiadi dell'ideologia
Redazione InPiù 01/08/2024
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Luigi Mascheroni, il Giornale
Luigi Mascheroni sul Giornale commenta le “Olimpiadi che rischiano di passare alla storia non per i record e gli eroi ma per gli eccessi woke e una grandeur diventata piccina, ieri abbiamo assistito a uno spettacolo insolito. Anzi due. A quello di una pugile biologicamente uomo che picchia una donna, mentre il pubblico applaude e le femministe erano a truccarsi. E quello - se possibile peggiore - di un pezzo di Paese, minoritario ma mediaticamente chiassoso, che colpevolizzava un'atleta italiana che si era ritirata davanti a un avversario con il fisico da uomo, i cromosomi dell'uomo, il testosterone fuori norma e che, soprattutto - ecco la vera colpa di Angela Carini -, «piagnucolava». Il problema non sono gli uomini che picchiano le donne. Ma – sottolinea l’editorialista - gli uomini e le donne che, in nome di una nuova sessualità, disprezzano una atleta. Eccoli lì quelli (e quelle) a cui la donna interessa solo per le loro guerre politiche. Le Boldrini, gli Zan, la comunità Lgbtq, sempre più potente, sempre più impunita, i giornalisti della peggior sinistra trans-arcobaleno, quella grande chiesa fluida che va da Repubblica a Famiglia Cristiana alla Stampa versione intersex, i telecronisti Rai che, mentre l'italiana grida «Fa male! Fa malissimo! Non è giusto», si dissociano e commentano «Non capiamo la contestazione»... Va bene: l'algerina non sarà imbattibile; è vero: aveva gia partecipato alle Olimpiadi di Tokyo e nessuno disse nulla, ma ieri abbiamo visto tutti che aveva i bicipiti raddoppiati, un oggettivo vantaggio competitivo e una potenza pericolosa. E chi non vuole vedere è accecato dall'ideologia. Mentre il resto del mondo - da J.K. Rowling alla tennista Martina Navratilova, omosessuale peraltro – stava difendendo la nostra pugile, ti pareva che la sinistra italiana non si schierava contro? Abbiamo sentito tante critiche, tante difese impossibili e anche tanti silenzi. Delle stesse persone che domani riprenderanno a darci lezioni di patriarcato e di sessismo. Forse – conclude - siamo troppo conservatori noi, che continuiamo a dividere - non la vita, ci mancherebbe - ma almeno lo sport, in «uomini» e «donne», Xy e Xx. Ma ancora non riusciamo a capire perché un uomo che picchia una donna è orribile ma se a farlo è una «maschia» travestita da pugile è molto inclusivo”.
Marina Valensise, il Messaggero
Marina Valensise sul Messaggero parla di ‘nuove trappole sulla via dei diritti’: “Non è un uomo Imane Khelif e nemmeno un ex uomo diventato donna, e neanche un trans. È una donna, anche se ha forza di un uomo, i muscoli di un uomo, forse persino la faccia da uomo, anche se la voce ha un timbro femminile. L’anno scorso è stata esclusa dai Mondiali non avendo superato i test di genere. Quest’anno invece, è stata ammessa a competere alle Olimpiadi di Parigi, che segnano il trionfo della cultura Lgbt e dell’ideologia transgender in nome dell’inclusione e della diversità. Ma la vera novità – sottolinea - sta nell’inaspettata discesa in campo delle femministe a favore dell’italiana, costretta a abbandonare la gara. Ma in realtà il caso segnala un problema reale, e cioè che la questione del gender, l’idea cioè che non si nasca donna, non si sia donna sul piano biologico, ma si possa essere donna e però sentirsi uomo, percepirsi uomo e soprattutto essere percepita come uomo, sta diventando un’altra aggravante della condizione femminile. Infatti, se in nome dell’eguaglianza, dell’inclusione e dell’accettazione del diverso, le donne si trovano a competere con individui transex, intersex, o con creature iperandrogine, le stesse donne finiscono per subire ulteriori difficoltà legate al genere. Si capisce allora come mai la protesta contro la pugilessa algerina veda schierarsi in prima linea le femministe. Le donne si erano appena liberate della prevaricazione del maschio ed eccole vittime di un’altra prevaricazione, una prevaricazione diversa, ben più subdola, ma non meno insidiosa di quella tradizionale e vieppiù ingiusta. Perciò sono proprio le femministe a denunciare l’esasperazione del gender e della correlata ideologia che oggi sembra fare furore. Se indipendentemente dal dato biologico, che la scrittrice J.K.Rowling continua a difendere a spada tratta, ognuno è libero di fare quello che vuole, di essere donna e di sentirsi uomo, di essere uomo e di sentirsi donna, risulta oggettivamente impervio stabilire regole nette e vincolanti per tutti, e di conseguenza diventa impossibile perimetrare il campo della competizione tra pari. Per questo – conclude Valensise - le femministe protestano: per mettere in guardia uomini e donne dalle nuove trappole che lastricano le magnifiche sorti e progressive”.
Luigi Mascheroni sul Giornale commenta le “Olimpiadi che rischiano di passare alla storia non per i record e gli eroi ma per gli eccessi woke e una grandeur diventata piccina, ieri abbiamo assistito a uno spettacolo insolito. Anzi due. A quello di una pugile biologicamente uomo che picchia una donna, mentre il pubblico applaude e le femministe erano a truccarsi. E quello - se possibile peggiore - di un pezzo di Paese, minoritario ma mediaticamente chiassoso, che colpevolizzava un'atleta italiana che si era ritirata davanti a un avversario con il fisico da uomo, i cromosomi dell'uomo, il testosterone fuori norma e che, soprattutto - ecco la vera colpa di Angela Carini -, «piagnucolava». Il problema non sono gli uomini che picchiano le donne. Ma – sottolinea l’editorialista - gli uomini e le donne che, in nome di una nuova sessualità, disprezzano una atleta. Eccoli lì quelli (e quelle) a cui la donna interessa solo per le loro guerre politiche. Le Boldrini, gli Zan, la comunità Lgbtq, sempre più potente, sempre più impunita, i giornalisti della peggior sinistra trans-arcobaleno, quella grande chiesa fluida che va da Repubblica a Famiglia Cristiana alla Stampa versione intersex, i telecronisti Rai che, mentre l'italiana grida «Fa male! Fa malissimo! Non è giusto», si dissociano e commentano «Non capiamo la contestazione»... Va bene: l'algerina non sarà imbattibile; è vero: aveva gia partecipato alle Olimpiadi di Tokyo e nessuno disse nulla, ma ieri abbiamo visto tutti che aveva i bicipiti raddoppiati, un oggettivo vantaggio competitivo e una potenza pericolosa. E chi non vuole vedere è accecato dall'ideologia. Mentre il resto del mondo - da J.K. Rowling alla tennista Martina Navratilova, omosessuale peraltro – stava difendendo la nostra pugile, ti pareva che la sinistra italiana non si schierava contro? Abbiamo sentito tante critiche, tante difese impossibili e anche tanti silenzi. Delle stesse persone che domani riprenderanno a darci lezioni di patriarcato e di sessismo. Forse – conclude - siamo troppo conservatori noi, che continuiamo a dividere - non la vita, ci mancherebbe - ma almeno lo sport, in «uomini» e «donne», Xy e Xx. Ma ancora non riusciamo a capire perché un uomo che picchia una donna è orribile ma se a farlo è una «maschia» travestita da pugile è molto inclusivo”.
Marina Valensise, il Messaggero
Marina Valensise sul Messaggero parla di ‘nuove trappole sulla via dei diritti’: “Non è un uomo Imane Khelif e nemmeno un ex uomo diventato donna, e neanche un trans. È una donna, anche se ha forza di un uomo, i muscoli di un uomo, forse persino la faccia da uomo, anche se la voce ha un timbro femminile. L’anno scorso è stata esclusa dai Mondiali non avendo superato i test di genere. Quest’anno invece, è stata ammessa a competere alle Olimpiadi di Parigi, che segnano il trionfo della cultura Lgbt e dell’ideologia transgender in nome dell’inclusione e della diversità. Ma la vera novità – sottolinea - sta nell’inaspettata discesa in campo delle femministe a favore dell’italiana, costretta a abbandonare la gara. Ma in realtà il caso segnala un problema reale, e cioè che la questione del gender, l’idea cioè che non si nasca donna, non si sia donna sul piano biologico, ma si possa essere donna e però sentirsi uomo, percepirsi uomo e soprattutto essere percepita come uomo, sta diventando un’altra aggravante della condizione femminile. Infatti, se in nome dell’eguaglianza, dell’inclusione e dell’accettazione del diverso, le donne si trovano a competere con individui transex, intersex, o con creature iperandrogine, le stesse donne finiscono per subire ulteriori difficoltà legate al genere. Si capisce allora come mai la protesta contro la pugilessa algerina veda schierarsi in prima linea le femministe. Le donne si erano appena liberate della prevaricazione del maschio ed eccole vittime di un’altra prevaricazione, una prevaricazione diversa, ben più subdola, ma non meno insidiosa di quella tradizionale e vieppiù ingiusta. Perciò sono proprio le femministe a denunciare l’esasperazione del gender e della correlata ideologia che oggi sembra fare furore. Se indipendentemente dal dato biologico, che la scrittrice J.K.Rowling continua a difendere a spada tratta, ognuno è libero di fare quello che vuole, di essere donna e di sentirsi uomo, di essere uomo e di sentirsi donna, risulta oggettivamente impervio stabilire regole nette e vincolanti per tutti, e di conseguenza diventa impossibile perimetrare il campo della competizione tra pari. Per questo – conclude Valensise - le femministe protestano: per mettere in guardia uomini e donne dalle nuove trappole che lastricano le magnifiche sorti e progressive”.
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