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La favola ingannevole della lotta agli evasori
Redazione InPiù 17/11/2023

C’è un ritornello, scrive Luca Ricolfi sul Messaggero, che sento da almeno trent’anni, più o meno da quando finì la prima Repubblica e l’Italia smise di crescere più della media delle economie avanzate. Il ritornello dice: se la (sacrosanta) lotta all’evasione fiscale avesse successo, e tutti pagassero le tasse dovute, l’Italia risolverebbe d’incanto tutti i suoi maggior problemi; con quei 100 miliardi di gettito addizionale, infatti, potremmo abbattere le liste d’attesa negli ospedali, costruire asili nido, pagare di più gli insegnanti, combattere la povertà. Sembra un discorso ineccepibile, ma è del tutto sbagliato. Far pagare le tasse agli evasori è opportuno, oltreché giusto, ma le conseguenze di un fisco implacabile non sarebbero quelle attese, per vari motivi. Intanto, perché una parte dell’evasione è “di sopravvivenza” (copyright: Stefano Fassina, economista e politico di sinistra). Ci sono operatori economici che semplicemente chiuderebbero, se dovessero pagare le tasse fino all’ultimo centesimo. Farli fallire è senz’altro una buona cosa in un’ottica liberista e schumpeteriana, per cui l’uscita dal mercato delle imprese inefficienti è il prezzo per alzare la produttività media (si chiama “distruzione creatrice”), ma si deve sapere che l’effetto immediato sarebbe la distruzione di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Ma c’è anche un altro motivo di riflessione. Anche ammesso che nessuna attività economica sia costretta a chiudere, l’effetto aggregato di un azzeramento dell’evasione sarebbe uno spaventoso aumento della pressione fiscale, già oggi una delle più alte fra le società avanzate. Oggi è circa il 43%, ma sfiorerebbe il 50% se al gettito attuale si dovesse aggiungere quello mancato a causa dell’evasione. Ma nessuna società avanzata raggiunge o sfiora il 50% di pressione fiscale, perché se ciò accadesse si arresterebbe completamente la crescita. Dobbiamo dunque rinunciare a combattere l’evasione fiscale? Assolutamente no. Quello cui dobbiamo rinunciare è l’illusione che la lotta all’evasione possa finanziare altra spesa pubblica. L’unica destinazione ragionevole delle maggiori entrate è l’abbassamento delle aliquote a chi già paga le tasse, a partire dalle imprese, che oggi hanno una tassazione globale (tasse+ contributi sociali) che sfiora il 60%.
Lino Patruno, Gazzetta del Mezzogiorno
Tu sei un giovane del Sud e peggio per te, scrive Lino Patruno sulla Gazzetta del Mezzogiorno. Non solo costretto in quanto meridionale a emigrare, come se fosse un destino scritto alla nascita. Non un destino ma una decisione programmata contro di te diversamente italiano nel Paese con la più alta diseguaglianza territoriale d’Europa. Ma se decidi di venire a trascorrere il Natale a casa tua, visto quanto devi spendere ti conviene più andartene, chessò, in America. Sarà che il mercato è mercato, bellezza. Sarà che l’algoritmo non guarda in faccia nessuno. Ma se vuoi tornare da Milano, da Torino, da Bologna per Bari o Brindisi, devi metter mano al poco che guadagni o a ciò che ti mandano i tuoi genitori. Oppure devi fare un mutuo. Schizzano a Natale i prezzi dei voli: e parliamo dei voli low cost, basso prezzo (inutile provare con Alitalia o Ita, roba non per te). È la storia di ogni anno. E se dal lato Tirreno almeno hanno l’alta velocità ferroviaria (ma fino a Salerno, non vorremo viziarci), lungo l’Adriatico abbiamo solo promesse e bugie, abbiamo un treno chiamato desiderio. Quindi si sceglie l’aereo se non si vuole sprecare col tempo del viaggio quei pochi giorni del ritorno. Qualche anno fa un gruppo di studenti cosiddetti fuori sede organizzò un fai-da-te, fittando pullman per un venir giù collettivo dalla Lombardia. Come dire, giovane del Sud: per te i sacrifici non hanno mai fine. Cosicché tutto congiura perché il tuo mare a sinistra, quello che ti riporterebbe tra Puglia e Basilicata, sia il più scomodo e faticoso possibile. Così avviene che si rinunci al Natale con i tuoi. E che siano sempre meno anche le vacanze estive al proprio sole e al proprio mare, quelli che invece calamitano sempre più turisti. Restano i matrimoni e i funerali per i quali bisogna per forza esserci, come si commentava con autoironia un tempo. Diteci se è vita questa. Ma a nessun governo è venuto finora in mente di fare qualcosa per la «parte cattiva del Paese», come evidentemente è considerato il Sud.
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