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Altro parere

L'opa sulla sinistra del capo sindacale

Redazione InPiù 15/11/2023

Altro parere Altro parere Mario Sechi, Libero
Mario Sechi su Libero prova a descrivere l’opa di Landini sulla sinistra: “Ai tempi di Luciano Lama – scrive il direttore - la Cgil non si sognava di soffiare lo scettro alla politica, avrebbe fatto un passo avanti e uno indietro se necessario, ma sempre restando un gradino sotto il segretario del Pci, perché il sindacato era autonomo, ma il primato della politica era sacro. Lama concluse nel 1986 il suo mandato iniziato nel1970, sedici anni di profonda trasformazione per l’Italia, con la tragedia del terrorismo, la fine della fabbrica fordista, il preludio del crollo del comunismo e un voltapagina della storia in cui il sindacato cominciò a smarrirsi sempre più sul terreno dove non avrebbe dovuto avventurarsi, la politica. Landini ha chiuso il cerchio e superato ogni barriera, compresa quella del buonsenso. Estinta la forma partito del Novecento, ha visto il punto di implosione del sistema e ha usato la macchina della Cgil per sostituirsi alla politica. Ha i mezzi che i partiti non hanno più: i tesserati, tanti soldi, la presenza capillare sul territorio, l’organizzazione logistica e la massa d’urto da muovere a comando. Ha fallito come sindacalista – osserva Sechi - ma non è quella la sua missione: Landini fin dai tempi in cui era segretario della Fiom coltiva l’idea della scalata al vertice della sinistra italiana. L’operazione non è mai riuscita a nessuno, Sergio Cofferati sembrò vicino all’impresa, ma il ‘cinese’ cadde nel vuoto, nonostante avesse riempito il Circo Massimo di illusioni. Landini è un dadaista che va preso sul serio perché è oltre l’utopia, non si pone il problema del ‘che fare’ del lavoro, egli fa e disfa, critica la norma e poi la applica (chiedere al suo ex portavoce licenziato), si auto-valida e auto-affonda, è una variabile indipendente dalla fabbrica, dall’acciaio, Stellantis per lui è cosmologia non un problema italiano con l’automobile, non ha in mente un sindacato, ma un movimento extraparlamentare pronto alla surroga dei partiti, non chiude contratti, apre discussioni sui massimi sistemi senza sistemare nulla. Non svolge il suo mestiere, ma spiega come si fa quello altrui, è pronto a rivendicare la guida spirituale di Confindustria – conclude - ha il capitalismo in tasca e la confusione in testa. Che cavalcata”.
 
 
Franco Adriano, Italia Oggi
“La dolorosa vicenda della bimba inglese Indi Gregory lascia un grosso punto interrogativo sul piano del diritto. Chi può decidere del destino di un bimbo che non può esprimere la propria volontà? Prevalgono le ragioni dei famigliari sull’Autorità statale o viceversa?” Così Franco Adriano su Italia Oggi pone la dolorosa questione: “Ciò - scrive - vale sia nel caso dell’autorità che voglia staccare la spina contro la libertà di cura sostenuta dalla famiglia, sia nel caso dei genitori che desiderino porre fine alle sofferenze contro il parere delle autorità. Le cronache hanno già affrontato entrambe le situazioni (si pensi al caso Eluana Englaro). Comunque, si tratta di situazioni laceranti, perché le ragioni degli uni appaiono incomprensibili agli altri Il Governo Meloni è stato accusato di strumentalizzazione per aver concesso la cittadinanza alla bimba per favorirne il trasferimento in Italia (questa volta bloccato dalle autorità britanniche); ma c’erano dei precedenti, come quelli di Tafida Raqeeb, Charlie Gard, Alfie Evans, Isaiah Haastrup. È, dunque, possibile uscirne con delle norme di legge? È giusto arrivare alla pronuncia di un giudice? Non è for se meglio cercare un terreno comune di confronto in Europa innanzitutto culturale? Possono forse valere di conforto le parole di chi parla dall’alto dell’esperienza di una vita. È successo a chi ha letto su Repubblica, il giudizio del decano degli psichiatri italiani, Eugenio Borgna, 93 anni, per lo più passati a curare malati ‘incurabili’, abbandonati, spesso ‘considerati dei rifiuti’. «È disumano uccidere la speranza anche se si trattasse di un’illusione», ha detto. In questo senso, per lui, «la legge inglese ha calpestato ogni forma di umanità». C’era da aspettarselo. In una memorabile intervista concessa a Stefano Lorenzetto sul Corriere della Sera, Borgna svelava di aver fatto suo il pensiero di Clemens Brentano, scrittore tedesco dell’Ottocento, secondo il quale «la follia è la sorella sfortunata della poesia». Forse un’illusione anche quella, ma che lo ha aiutato a non scartare mai alcuna persona, come si trattasse di una vita non degna di essere vissuta. Il coraggio di sostenere la speranza – conclude - di fronte all’incomprensione del mondo”.
 
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