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L'Europa al voto e la campagna elettorale responsabile
Redazione InPiù 28/09/2023

Sul Messaggero Paolo Pombeni esprime l’auspicio che la campagna elettorale per le elezioni europee sia condotta dai partiti di maggioranza e di opposizione con responsabilità, senza eccitare sentimenti per così dire di pancia. A stare ai sondaggi, osserva l’editorialista, per quanto presi con tutte le cautele del caso, c’è una notevole fissità nella quota di gradimento delle varie forze politiche. L’incremento o la contrazione di qualche zero virgola nelle percentuali mostrate dagli istituti demoscopici non segnalano né decadenze, né successi, neppure se si arriva a qualche punto percentuale. Intanto perché poi il voto si misurerà su fattori di collegio, specie per le elezioni europee con la loro estensione abnorme, sicché i piccoli spostamenti a livello nazionale non si sa come si rifletteranno nella distribuzione dei seggi. In secondo luogo perché la storia elettorale rivela che molta parte degli elettori decide il proprio voto proprio nell’imminenza della data di apertura delle urne, anzi una certa percentuale sembra che lo decida addirittura nella mitica “cabina. E in otto mesi possono accadere eventi che influenzano e spostano in maniera oggi non prevista la percezione della situazione da parte della gente. Queste banalissime osservazioni dovrebbero essere conoscenze acquisite dai membri della classe politica. Dovrebbe suggerire loro di frenare la rincorsa alle argomentazioni che un tempo si definivano “da Bar Sport” e oggi più appropriatamente si dovrebbero chiamare da “leoncini da tastiera”. Sarebbe opportuno ricordare che poi in politica, al contrario di quel che si crede, non si dimentica nulla di quel che per qualcuno è conveniente ricordare: inutile dare armi future in mano ai nostri avversari. È verissimo che tutti i paesi della Ue sono più o meno in modalità pre-elettorale, ma dovrebbe essere per noi una spinta a differenziarci. Abbiamo bisogno di consolidare una credibilità che è stata acquisita più di quanto fosse nelle previsioni di molti critici. Evitare la demagogia a buon mercato sarà un vantaggio per tutti.
Alessandro Sallusti, il Giornale
Ieri – scrive sul Giornale Alessandro Sallusti – il governo ha esaminato e varato la Nadef, acronimo del documento che rivede le previsioni di crescita (0,8 quest’anno, 1,2 per il prossimo) e deficit (che sale al 5,3 per cento del Pil quest’anno e al 4,3% nel 2024) del Paese. Non c’è da stare particolarmente allegri, bene che vada la manovra economica per il prossimo anno non potrà superare i 20 miliardi «perché noi – ha commentato la premier Giorgia Meloni – governiamo con responsabilità e buon senso». Come saranno spesi questi soldi ancora non è deciso, non è difficile immaginare che prendano strade coerenti con il programma di governo sottoposto agli elettori proprio un anno fa. Attenzione però alla propaganda in atto da parte della sinistra: non una delle criticità che comprimono la spesa è imputabile alle politiche economiche e sociali di questo governo: non la guerra e i suoi effetti sulla bolletta energetica, non i tassi di interesse su prestiti e mutui decisi dalla Banca centrale europea contro il parere dell’Italia, non gli enormi debiti (superbonus 110 e reddito di cittadinanza) lasciati in eredità dai governi precedenti, che si occuparono solo, senza peraltro riuscirci, di comperare consenso. E a guardare bene neppure, al momento, l’innalzamento dello spread, che resta ben al di sotto di come lo aveva lasciato il governo Draghi, grazie a un aumento di fiducia dei mercati nei confronti dell’Italia maturato all’indomani delle elezioni e proseguito nei mesi successivi. Il momento è delicato, certo, ma tutti i parametri su cui il governo può agire autonomamente, in particolare l’occupazione – anche quella giovanile e a tempo pieno – e aiuto alle classi meno agiate, sono in netto miglioramento, segno che la strada è quella giusta e che se non ci fosse la zavorra lasciata da Cinque Stelle e Pd le cose potrebbero andare meglio. Ma non c’è nulla da fare, da quelle parti difendono a spada tratta quelle scelte scellerate.
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