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Mal di testa (e rimedi)

Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani

Redazione InPiù 24/09/2023

In edicola In edicola Dario Di Vico, Corriere della Sera
Dario Di Vico sul Corriere della Sera esprime i timori del mondo industriale e la scarsa percezione del ‘pericolo’ da parte della politica: “Girando per le tradizionali assemblee che la Confindustria organizza nei territori in questo periodo dell’anno – scrive l’editorialista - si respira un clima di forte preoccupazione. Ma oltre ai nostri ritardi e al peso che le continue strette monetarie esercitano sulla predisposizione degli imprenditori a cambiare i macchinari, a spendere per la digitalizzazione e la formazione del capitale umano, ad ampliare il proprio perimetro di business, il macigno che pesa sulla manifattura è rappresentato dalla crisi della domanda internazionale. Si era detto che ci sarebbe stato un rallentamento dei commerci ma forse non se ne erano individuate le proporzioni. Due straordinarie economie, come quella tedesca e cinese, segnano pesantemente il passo con le conseguenze che si possono immaginare. Dunque – ossserva Di Vico - lo stop della domanda internazionale è in cima alle cause del mal di testa della manifattura e questo trend ha rilevanti effetti negativi sulle economie, come la nostra, che avevano scalato la gerarchia dei Paesi esportatori. Gli analisti sostengono inoltre che siamo di fronte anche a un cambiamento della struttura dei consumi, che si stanno spostando verso i servizi. Se questo— in estrema sintesi —è il quadro delle contraddizioni che l’industria deve affrontare qualche ulteriore preoccupazione la genera lo stato del dibattito di merito. La Confindustria chiede un nuovo intervento sul cuneo fiscale e un sostegno di politica industriale all’innovazione (Industria 4.0 è stato negli anni scorsi un caso di successo), richieste che sono largamente condivisibili perché servirebbero a mettere più soldi in tasca ai consumatori e a combattere il ristagno degli investimenti. Tutto intorno alle richieste degli industriali, però, c’è un pericoloso silenzio. Le interviste dei ministri competenti sono in realtà una merce largamente presente sul mercato, ma non riescono a generare nemmeno un credibile effetto-annuncio. Non c’è la necessaria percezione che da questa crisi del commercio internazionale anche le tradizionali gerarchie manifatturiere potrebbero uscirne modificate e ad esempio – conclude - noi potremmo perdere quel secondo posto europeo che tanto ci inorgoglisce”.
 
Carmelo Lopapa, la Repubblica
“Qualcosa non ha funzionato, serve una fase due, ammette la premier sostenuta dalla maggioranza più ampia che si ricordi dagli esordi della Seconda Repubblica ai nostri giorni. E lo sostiene, certo non a caso, in concomitanza col primo anniversario del successo alle Politiche 2022”. Così Carmelo Lopapa su Repubblica ammettendo comunque gli aspetto positivi (dal posizionamento atlantista ed europeista al fianco dell’Ucraina, l’inasprimento delle pene nel codice stradale e per i reati a sfondo sessuale) ma, scrive l’editorialista “la lista dei ‘meriti’ si chiude qui. E si apre l’incognita della ‘fase due’, annunciata da una premier che entro i confini della ‘sua’ Nazione e soprattutto fuori appare sempre più isolata. È come se Meloni si fosse resa conto che tanto, troppo, non ha funzionato e occorre mettere a registro il sistema. I terreni sui quali si giocherà il rilancio auspicato dall’inquilina di Palazzo Chigi sono essenzialmente due. Uno più complicato dell’altro. La coalizione che il 25 settembre del 2022 aveva sbaragliato gli avversari promettendo respingimenti in mare, porti chiusi e rimpatri forzati si ritrova il 25 settembre 2023 con 130 mila migranti approdati in Italia: il doppio dello scorso anno, il triplo rispetto a due anni fa. Un plateale fallimento che – sottolinea Lopapa - nessun filo spinato, nessun Centro per il rimpatrio, nessun ‘pizzo’ da cinquemila euro da estorcere ai diseredati in arrivo potrà compensare. L’Italia è stata lasciata sola, è vero. Ma la mancanza di una strategia diplomatica italiana ha avuto forse un ruolo determinante nell’isolamento. Il secondo terreno per un rilancio, decisamente più delicato per le sorti future, sarà quello del bilancio e della stabilità economica che pericolosamente vacilla. L’innalzamento dei tassi, la benzina a due euro al litro, l’insostenibile caro spesa sono alla base dell’incipiente calo di consensi. Lo spread a quota 170, proiettato (secondo gli analisti) verso la soglia dei 200, e la tassazione dei profitti bancari pregiudicano la credibilità sui mercati finanziari e rischiano di mettere in fuga gli investitori. Quale sia la strategia del governo per far fronte a tutto questo, al di là della facile agitazione dello spettro del complotto internazionale – conclude -  resta un mistero”.
 
Linda Laura Sabbadini, La Stampa
Linda Laura Sabbadini sulla Stampa parla della ‘paura sui migranti utilizzata come arma di voto’: “I migranti nel mondo – scrive - sono 281 milioni, 87 milioni in Europa, se consideriamo le persone che vivono in un paese diverso da quello di nascita. È un grande numero, ma se ci pensiamo bene, stiamo parlando di una percentuale, relativamente piccola della popolazione mondiale. Il 3,6 per cento del totale. Negli anni gli spostamenti migratori si sono modificati. Noi stessi siamo ora paese di destinazione, e al tempo stesso di transito verso lidi migliori, dopo essere stati paese prevalentemente di partenza di milioni di cittadini. Dovremmo ricordarci un po’ più spesso di che cosa vuol dire essere migranti. Si critica la Germania e la Francia, perché non ci supportano. Tutta l’Europa deve condividere la questione migranti, è giusto. Ma dobbiamo essere coscienti che tanti Paesi – sottolinea Sabbadini - hanno fatto più di noi in molte occasioni. Noi abbiamo supportato la Germania durante la crisi siriana? La Merkel accolse 1 milione di siriani e noi? Certo mica lo fece solo per motivi umanitari. La Germania ha un problema simile al nostro. Anche se il numero di figli per donna ha ricominciato a crescere grazie alle politiche di conciliazione e di condivisione che nel nostro paese non ci sono state, ha bisogno di incrementare la popolazione in età lavorativa, altrimenti con l’invecchiamento della popolazione non avrà abbastanza per pagare le pensioni. Però non ha fatto distinzioni tra provenienze di migranti. Oggi la Germania è anche il paese che sta accogliendo più rifugiati in Europa dall’Ucraina, secondo Eurostat, più di 1 milione sono lì. Anche noi lo stiamo facendo. Da noi sono 150 mila circa. Ma noi facciamo distinzioni di provenienza. Se vengono dall’Ucraina può andare, se vengono dall’Africa no. Non sono tutte persone con la P maiuscola, bisognose di aiuto, a cui dovremmo saper rispondere con investimenti per l’integrazione, invece che con repressione e regalie al dittatore di turno? E invece no. Non ce la si fa. L’istinto atavico al pensiero repressore è più forte di qualunque altra cosa. Più sanzioni, più carcere, ai minori, ai piromani, ai fumatori di marijuana, ai partecipanti ai rave, agli imbrattatori d’opere d’arte. Per ogni cosa – conclude - è questa la presunta soluzione”.
 
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