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Gli aiuti necessari per Kiev

Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani

Redazione InPiù 18/09/2023

In edicola In edicola Angelo Panebianco, Corriere della Sera
Angelo Panebianco sul Corriere della Sera ricorda i rischi di una eventuale capitolazione Ucraina in seguito al venir meno dell’aiuto occidentale: “Spetterà agli esperti militari valutare i rapporti di forza, gli equilibri sul terreno, nel momento in cui l’inverno rallenterà l’offensiva ucraina. Ciò che appare al momento plausibile è che —a meno di clamorose e poco probabili novità sul fronte diplomatico— la guerra russo-ucraina continuerà anche nel prossimo anno. Ciò – scrive l’editorialista - obbliga a interrogarsi sulla saldezza futura del fronte occidentale, sulla capacità delle democrazie americana ed europee di continuare a sostenere la resistenza ucraina all’invasione. Se quel sostegno venisse meno si aprirebbe la strada alla vittoria russa. Negli Stati Uniti, una parte dei repubblicani è favorevole ad abbandonare l’Ucraina al suo destino e Joe Biden potrebbe essere in grave difficoltà se le elezioni del novembre 2024 si tenessero con la guerra ancora in atto. L’Europa non è da meno. La stanchezza dell’opinione pubblica è palpabile e registrata dai sondaggi. La principale causa è che il prolungarsi del conflitto ha fatto evaporare, per molti europei, la drammaticità, e il senso di pericolo, che tutti avevano avvertito nelle sue fasi iniziali. L’assuefazione del pubblico – sottolinea Panebianco - amplia la libertà di manovra delle forze—assai visibili in Francia, in Germania, in Italia— che sono sempre state schierate con Putin. O per una autentica vicinanza al regime russo o, più semplicemente, per antiamericanismo. Se ciò avvenisse, il mondo occidentale, e l’Europa per prima, si troverebbero in guai molto seri. Non solo assisteremmo alla tragedia della popolazione ucraina esposta alle vendette di un potere spietato, privo di vincoli che possano impedire rappresaglie efferate. Ma dovremmo anche affrontare un radicale cambiamento degli equilibri geopolitici. Ci sarebbe una immediata e irrimediabile perdita di credibilità della Nato e degli Stati Uniti. La Russia eserciterebbe a quel punto pressioni difficilmente contrastabili per spingere le democrazie europee ad accettarne influenza e diktat. In un tempo forse piuttosto breve la qualità della vita pubblica delle democrazie europee cambierebbe. Perché – conclude - esse dovrebbero fare i conti, anche nella loro vita interna, con il potere russo”.
 
Stefano Folli, la Repubblica
“Nel gioco di specchi intorno all’immigrazione, tutto può essere vero e tutto può essere finzione”. Lo scrive Stefano Folli su Repubblica osservando che “la Francia che esclude di accollarsi gli sbarcati a Lampedusa è la stessa che con il presidente Macron dice a Giorgia Meloni: ‘Siamo solidali con voi’. E Ursula Von der Leyen, che nell’isola ha garantito: ‘Siamo noi che decidiamo chi può approdare sulle nostre coste, non i trafficanti di esseri umani’, ha abbracciato la linea del governo italiano o ha fatto solo una facile propaganda? I precedenti sono poco incoraggianti. Tuttavia, come si è detto, stiamo entrando in campagna elettorale. E tutto si presta a diverse visuali. Un gioco di specchi, appunto. Quelle che a Lampedusa sembrano priorità, a Bruxelles o a Berlino o a Parigi possono diventare di nuovo un problema fra i tanti. Come altre volte in passato. Del resto, la gestione dei migranti non è solo una questione tecnica. Se così fosse, molte cose sarebbero più semplici di quello che sono, a cominciare dai ‘corridoi legali’ per favorire il flusso ordinato dei rifugiati. Invece si tratta quasi sempre di scelte politiche molto complesse. Lo dimostra, ad esempio, il ripudio della linea seguita a suo tempo da Marco Minniti quando era ministro dell’Interno di un governo di centrosinistra. Oggi  - sottolinea Folli - siamo nelle stesse condizioni. È il caso del Memorandum con la Tunisia siglato da Giorgia Meloni con il sostegno della Commissione. Finora non ha funzionato, ma era una precisa ipotesi politica. Che come tale è contestata oggi dalla sinistra del Pd, vedi Provenzano e Boldrini. È impossibile non vedere che mai come ora, a pochi mesi dalle elezioni, tutto ciò che riguarda l’immigrazione s’incrocia con la prospettiva politica. A maggior ragione se Salvini invita Marine Le Pen a Pontida. È la nemica di Macron in Francia, nonché l’avversaria dell’Europa come la conosciamo. Viceversa Giorgia Meloni ha imboccato la strada opposta: difende le posizioni di destra conservatrice dentro la cornice dell’Unione, come testimonia il rapporto con Von der Leyen. Non a caso Salvini coltiva chi vuole abbattere la Ue, dalla destra francese (per nulla amata da FdI) agli estremisti tedeschi di Alternative. E non solo. Salvini e Le Pen rappresentano le posizioni filo-Putin in Europa; Meloni e Von der Leyen – conclude - incarnano la linea atlantica e pro-Ucraina. Una discriminante da non sottovalutare”.
 
Alessandro De Nicola, La Stampa
“I dirigisti e gli statalisti di ogni risma hanno sempre detestato la metafora della ‘mano invisibile’ di Adam Smith, secondo la quale il mercato è un ordine spontaneo che si aggiusta per trovare la migliore allocazione delle risorse. Essi hanno sempre sostenuto una bella Mano Visibile dello Stato-Provvidenza”. Alessandro De Nicola sulla Stampa analizza la persistente presenza dello Stato in molte società industriali e di servizi: “Insomma – scrive l’editorialista - non si riesce a tagliare il cordone ombelicale e le spiegazioni sono fin troppe ovvie. La prima è il potere. Sia quello ‘bruto’ di poter nominare persone fedeli o quantomeno non ostili ai posti di comando (il che non vuol necessariamente dire - si badi bene - incompetenti o intellettualmente non indipendenti, ci sono molti manager di qualità) che possano dispensare favori politici ai soci di riferimento. C’è poi il potere, più illusorio, di poter ‘dirigere’ l’economia del Paese attraverso le imprese strategiche. Ecco spiegata la presenza nelle reti infrastrutturali, le public utilities, la difesa, oil & gas, trasporti, finanza. Questo secondo presupposto – osserva De Nicola - è del tutto privo di fondamento e lo si vede bene dove c’è concorrenza tra aziende statali e private: gli aeroporti, le imprese di produzione e distribuzione di energia, quelle della difesa, le banche, i gestori di infrastrutture come torri televisive o fibre ottiche, le linee ferroviarie o aeree private svolgono il loro ruolo nel mercato senza alcun bisogno del proprietario pubblico e - secondo la letteratura scientifica (De Hass, 2022; Earle, 2021 per citare studi recenti) - in media meglio di quelle statali. Ci sono due problemi distorsivi addizionali. Il primo è che le imprese pubbliche godono di più facile accesso al credito grazie alla garanzia statale e sono più vicine ai regolatori di mercato (siano essi autorità indipendenti o il governo). Una distorsione non solo ingiusta, ma inefficiente. Il secondo, forse più grave, è che una presenza così pervasiva può soffocare il dibattito democratico. Non solo in Rai – conclude - perché può autocensurare tutti coloro i quali per motivi lavorativi o professionali hanno a che fare con le società pubbliche e ovviamente non vogliono irritare il loro socio”.
 
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