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Altro parere

Allargare gli orizzonti

Redazione InPiù 12/09/2023

Altro parere Altro parere Agostino Giovagnoli, Avvenire
Agostino Giovagnoli su Avvenire commenta la missione di pace del cardinale Matteo Maria Zuppi in Cina e inviata ad “allargare gli orizzonti”: “È la prima volta – scrive l’editorialista - che un cardinale, inviato dal Papa, viene ricevuto a Pechino da rappresentanti della Repubblica popolare cinese per trattare di
politica internazionale.  Diversi cardinali e vescovi sono andati in Cina a partire dal 1980, ma sempre per parlare della Chiesa cattolica cinese o delle relazioni sino-vaticane. Il cardinale Zuppi andrà invece per parlare della guerra in Ucraina.  La missione di Zuppi si inserisce dunque in quest’opera costante della Santa
Sede e, in particolare, si collega all’instancabile volontà di Francesco – malgrado ostacoli e opposizioni – di non lasciare nulla di intentato per creare un’atmosfera favorevole alla fine della guerra in Ucraina. È naturale che, dopo gli Stati Uniti, Zuppi si rechi anche in Cina (e forse in futuro ci saranno altre tappe). C’è anche un altro importante motivo per andare a Pechino – fa notare Giovagnoli - la diplomazia internazionale ha osservato una ‘convergenza’ tra Santa Sede e Cina – pur con motivazioni molto diverse – sulla guerra in Ucraina: entrambe sono politicamente imparziali – non propendono cioè per la vittoria dell’una o dell’altra –, giudicano negativamente il conflitto in corso (con il Papa che ha sempre condannato l’aggressione militare da parte della Russia) e sperano che finisca al più presto. Entrambe sono perciò disponibili a collaborare ad iniziative di pace. Alcuni segni mostrano che non si tratta di speculazioni astratte: le autorità cinesi hanno seguito con molta attenzione il viaggio di Francesco in Mongolia e i suoi riferimenti alla Cina e in modo del tutto inusuale la televisione cinese ha trasmesso un breve filmato con le parole del Papa sui rapporti con la Cina. Tale singolare ‘convergenza’ conferma quanto sia importante perseguire il dialogo anche con interlocutori lontani e mostra che oggi, mentre gli equilibri mondiali stanno cambiando profondamente, sponde per la pace possono trovarsi anche dove non ci si aspetta. Le forme tradizionali della cooperazione multilaterale – conclude - sono in crisi ed è urgente cercare nuove forme di multilateralismo per arginare la tendenza devastante a utilizzare la guerra quale strumento abituale di risoluzione dei conflitti”.
 
Gianfranco Pasquino, Domani
Le prossime elezioni europee e la vera posta in gioco. Ne parla Gianfranco Pasquino su Domani: “Qualcuno – osserva l’editorialista - ha scritto che l'Europa è il nostro destino. Altri sostengono che l'Europa è un sogno, un'utopia magari in the making, in corso d'opera. Personalmente, sto con Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni e leggo nel Manifesto di Ventotene un progetto politico. Ascolteremo oggi quale visione propone la presidente della Commissione Ursula von der Leven e quale ambizione la guida. Qualcosa, anzi, molto possiamo già dire sul pernicioso impasto di arroganza, ignoranza e provincialismo di cui sono diversamente portatori dirigenti e esponenti di Fratelli d'Italia e Lega. L'arroganza, formulata come una variante del motto trumpiano, si manifesta all'insegna dell'obiettivo Make Italy great again, come se l'Italia da sola fosse in grado di dettare i destini dell'Europa e non, invece, avesse assoluto bisogno di Europa a cominciare dagli ingenti fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. In una (in)certa misura l'arroganza della leader del governo di centrodestra si esprime anche nel perseguimento, pure legittimo, dell'obiettivo di conquistare una maggioranza che includa i Conservatori e riformisti a scapito dei Democratici e socialisti. L'ignoranza si è espressa al suo punto, finora, più elevato nella critica al commissario Paolo Gentiloni e nella richiesta che ’giochi’ indossando la maglia della sua nazionale.
Qui si inserisce il provincialismo dei governanti del centro destra italiano. Non tengono neanche conto della contraddizione, già denunciata e spesso visibile che, nella misura in cui vogliono fare grande il loro paese, i sovranisti riescono a trovare accordi non su cosa fare ma su cosa respingere. La linea politica divisoria futura, sta scritto nel Manifesto di Ventotene, non passerà più fra destra e sinistra, ma fra, da un lato, gli europeisti e, dall'altro, coloro che si esprimono e agiscono contro l'unificazione politica federale dell'Europa. La campagna, già iniziata, per l'elezione del parlamento europeo richiede che le espressioni di, talvolta sguaiato, sovranismo vengano contrastate da un europeismo convinto ancorché non acritico. Dall'Europa che c’è partiamo per andare avanti. Gli egoismi nazionali portano a guerre di ogni tipo, commerciali e culturali incluse”.
 
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