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Un dovere elementare della convivenza europea
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Redazione InPiù 25/05/2023

Sul Corriere della Sera Mario Monti spiega perché la ratifica del Mes (Meccanismo europeo di stabilità) è conveniente per l’Italia, oltre a essere un dovere elementare della convivenza europea. E avverte che se la premier Meloni e il suo governo non usciranno presto dall’insostenibile ambiguità finora tenuta sul tema, finiranno per dilapidare la credibilità che, contro previsioni diffuse, si sono conquistata rapidamente in Europa e nei mercati finanziari. Eppure, dopo aver fatto 30, esitano a far 31, nonostante non vi siano dubbi, dice Monti, circa la convenienza per l’Italia di ratificare il trattato che ha apportato modifiche al Mes. L’articolo di Marco Buti e Giampaolo Vitali ( Il Sole 24 Ore di ieri) presenta un’analisi oggettiva ed esauriente che ogni parlamentare dovrebbe leggere con attenzione. Già, ma prima che le Camere si pronuncino occorre che il governo presenti un disegno di legge che lo autorizzi a procedere alla ratifica. Dato che il tema Mes potrebbe ancora essere da alcuni considerato incendiario e il governo, pur pressato dall’Europa, non vorrà andare in Parlamento e trovarsi di fronte ad una bocciatura, vorrei invitare il presidente del Consiglio a considerare una formula di estrema prudenza. Se circola ancora la preoccupazione che, una volta ratificato il nuovo Mes, l’Italia possa un giorno trovarsi nella necessità o nell’irresistibile tentazione di farvi ricorso, vorrei offrire alla premier l’equivalente dell’albero della nave al quale Ulisse si fece legare, per non cedere al canto delle sirene. Si faccia predisporre un disegno di legge la cui approvazione da parte del Parlamento comporti per il governo: a) l’autorizzazione a ratificare il trattato e b) l’impegno (eventualmente integrato da un apposito ordine del giorno approvato in Parlamento) da parte del governo stesso a non utilizzare gli strumenti previsti dal Mes, salvo specifica previa autorizzazione del Parlamento. Spero che tale linea o altra simile possa aiutare l’Italia, il governo, il Parlamento ad uscire presto da una situazione imbarazzante e insostenibile, che ripresenta agli occhi di tutta Europa il peggio dell’Italia.
Giovanni Egidio, la Repubblica
Giovanni Egidio su Repubblica parla di autogol di Giorgia Meloni per la mancata nomina del governatore Stefano Bonaccini a commissario per la ricostruzione dell’Emilia-Romagna. La premier, afferma Egidio, evidentemente non ha retto al fuoco amico – della Lega e di non pochi dei suoi – mirato a sabotare quella che lei stessa aveva lasciato intendere fosse la scelta più logica per la ricostruzione della regione alluvionata. Non sarà Bonaccini. E quindi forse non era nemmeno autenticamente lei quella che gli sorrideva e lo ringraziava per le prime opere di soccorso messe in piedi dopo il disastro dei giorni scorsi. In effetti chi – hanno pensato tutti – meglio di un presidente di regione che da anni governa il territorio, perdipiù con risultati apprezzabili, può sapere come meglio agire e dove? Naturaliter, secondo l’insospettabile senatore Pier Ferdinando Casini, sarebbe stata quella la scelta. Secondo natura insomma, ma anche secondo pratica istituzionale. E perfino secondo buon senso, verrebbe da dire. Invece, altrettanto naturalmente, il governo in carica prenderà un’altra strada. Non avessero appena nominato alla Commissione antimafia una deputata vicina all’ex terrorista nero Luigi Ciavardini, condannato, tra le varie altre cose, a 30 anni di carcere per la strage di Bologna, ci sarebbe da sorprendersi. Ma mentre nella scelta di Chiara Colosimo il paradigma dell’obbrobrio è quello dell’identità culturale da difendere e riaffermare, nella mancata scelta di Bonaccini il pensiero del governo probabilmente si è fatto persino più corto. All’orizzonte non c’è la ricostruzione, ma le imminenti elezioni regionali, distanti appena un anno e mezzo. E la conseguente volontà di intestarsi la rinascita, per cercare una buona volta di strappare l’Emilia-Romagna all’avversario. Un mero calcolo politico, a onta di una semplice deduzione pratica.
Veronica De Romanis, La Stampa
Con il nuovo Patto rischiamo grosso: lo afferma sulla Stampa Veronica De Romanis. La riforma del Patto di Stabilità presentata dalla Commissione europea, attualmente in discussione, colloca infatti sotto stretta osservazione solo alcuni Paesi, ossia quelli con alto debito e con squilibri macroeconomici eccessivi. L’Italia è la sola in questa situazione. Ma non è finita qui. Secondo Bruxelles, il nostro debito è l’unico che costituisce un “sostanziale” rischio in termini di sostenibilità (“substantial fiscal sustainability challenge”). In base alla riforma della Commissione, per chi presenta questo grado di rischio e viola le nuove norme, la procedura per disavanzo eccessivo scatta in maniera automatica. Per gli altri, invece, si apre una trattativa in cui i governi possono far valere i “fattori rilevanti”, ossia quegli elementi che impattano sul debito e sul deficit. Tra questi ci sarebbe la Francia. Il debito francese presenta un rischio di sostenibilità fiscale, ma non “sostanziale” come nel caso italiano. Di conseguenza, non sarebbe sottoposto a una procedura automatica e avrebbe margini di flessibilità. L’Italia sarebbe messa sotto stretta sorveglianza non solo dal punto delle finanze pubbliche, ma anche da quello delle scelte di politica economica. Nel Patto riformato, Bruxelles chiede, infatti, che chi presenta squilibri macroeconomici eccessivi li corregga. Nello specifico, il governo di Roma dovrà includere nel piano da presentare in Europa che - non a caso - viene definito “piano fiscale/strutturale” non solo aggiustamenti fiscali (leggi tagli) ma anche riforme e investimenti. In questo modo, i vincoli del Patto di Stabilità vengono estesi anche alle politiche economiche. Come si è già scritto su questo giornale, il governo dovrebbe valutare con attenzione i rischi connessi alla riforma del Patto. Il nuovo impianto mira ad aumentare la cosiddetta titolarità degli Stati membri. In realtà, vi è il rischio concreto di creare un vincolo più stringente. L’importante è esserne consapevoli.
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