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Tremonti: “Bce più lenta degli speculatori, è peggio del 2008; serve la politica”

Giuliano Balestrieri, La Stampa, 21 marzo

Redazione InPiù 25/03/2023

Tremonti: “Bce più lenta degli speculatori, è peggio del 2008; serve la politica” Tremonti: “Bce più lenta degli speculatori, è peggio del 2008; serve la politica” «La crisi del 2008 non è mai finita. Siamo passati dall’austerity alla liquidity. Con il risultato che la massa monetaria non si contabilizza più in miliardi, ma in trilioni e vale tre volte la ricchezza economica globale. Oggi la situazione è più grave di 15 anni fa». Lo afferma Giulio Tremonti, ex ministro dell’economia, è il presidente della commissione Esteri della Camera dei deputati: intervistato da Giuliano Balestreri per La Stampa del 21 marzo. «Nessuno sa cosa stia accadendo, ma il passato contiene già il futuro. Lo ha scritto Shakespeare nella Tempesta ed è inciso sul palazzo degli Archivi Nazionali americani a Washington. Forse andrebbe scritto anche sul frontone della Federal Reserve a monito delle banche centrali». In pochi mesi la Bce ha portato i tassi dallo zero al 3,5% per fermare l’inflazione. Cosa poteva fare? «Io credo che faccia molta fatica a comprendere la realtà che essa stessa ha creato. I banchieri ricordano i generali francesi che nel 1940 si sentivano al sicuro dietro la linea Maginot, ignorando la forza del motore a scoppio. Oggi, ammesso che ci sia una Maginot, i banchieri ignorano la forza dei computer attivi nella finanza». Quello che accade da Svb a Credit Suisse è speculazione? «Quello che vediamo è il prodotto di una globalizzazione troppo veloce e senza regole. Oggi si sta chiudendo un ciclo iniziato 30 anni fa tra finanza e geografia perché senza la finanza non ci sarebbe stata la globalizzazione. Per portare in Asia la “fabbrica” sono stati fondamentali i grandi investimenti finanziari». Quando è cominciata questa trasformazione? «Bill Clinton nel 1999ha abrogato la legge Roosvelt del 1933 che teneva distinte le banche commerciali dalle banche d’investimento impedendo alle prime di utilizzare i soldi raccolti con il risparmio dei clienti per operazione speculative. Sempre Clinton ha legittimato i derivati speculativi con il risultato che gli hedge fund non si assicurano contro il rischio dei loro investimenti, ma scommettono sul successo o meno di determinati fatti. E infine ha favorito la trasformazione delle banche da società a responsabilità illimitata a limitata». La crisi del 2007 e il fallimento di Lehman Brothers sono stati innescati dai Subprime. «Che sono la fase due della globalizzazione». In che modo? «I mutui Subprime, ovvero senza garanzie reali, sono stati il tentativo di gestire la globalizzazione e il suo effetto devastante sulla classe operaia per il trasferimento della “fabbrica” in Asia. I salari erano crollati per effetto della competizione globale, mentre il costo della vita era rimasto quello occidentale». Lei nel 1995 scrisse “Il fantasma della povertà”. «Cercando di capire come gestire questo fantasma che arrivava dalle fabbriche svuotate. Allora si parlava di portare l’industria pesante nei paesi in via di sviluppo, dall’Asia all’Africa, lasciando in Occidente tutti i servizi. E si pensava di poter risolvere ogni problema con la finanza. Ma i problemi sono rimasti».
 
La classe dirigente è all’altezza della situazione? «Mi sembra un po’ suonata. Ma d’altra parte la politica è scomparsa per lasciare posto alla tecnica. Basti pensare a quanti capi di Stato e di governo erano in prima fila ad applaudire al passaggio di consegne tra Mario Draghi e Christine Lagarde al vertice della Bce. Non credo che De Gasperi, Adenauer, De Gaulle, Kohl, Mitterand o Cossiga lo avrebbero fatto». Questa è storia. Come si esce dalla crisi della globalizzazione? «Con una stagione di regole. Passando dalla finanza alla politica. Dal commercio libero a quello giusto. La soluzione dei problemi è nell’economia». Ci fu una proposta dell’Italia, in tal senso, nel 2008. «Riscosse molto consenso all’interno dell’Ocse, ma fu fermata al Financial stability board che pensava fosse sufficiente introdurre alcuni ratio nei parametri delle banche». Il presidente del Fsb era Mario Draghi. «La finanza non comprese che la causa della crisi era economica. Smarriti pensavano di passare dall’austerity a una stampa continua di moneta fuori dalla realtà e continuata per anni e anni. La liquidità divenne il nuovo paradigma a invarianza di classe dirigente. Fu l’errore più grave». Cosa avrebbe dovuto fare la Bce? «Intanto rispettare le regole dell’euro che fissavano l’inflazione al2%comeunplafonde non un target e poi non finanziando i governi, come ha fatto negli ultimi 10 anni. Il debito pubblico emesso dai governi è stato comprato dalle banche che lo hanno piazzato alla Bce. Un processo che ha trasformato la Banca centrale in un hedge fund intossicato e mezzo fallito. Ma contro la speculazione non si è fatto nulla». L’Italia può fare qualcosa? «Per cominciare, serve una risposta europea. L’Ue si è riscattata con gli eurobond per il Covid e con la guerra a fianco dell’Ucraina. Eppure non ha ancora evidente la follia della dimensione finanziaria. E adesso sembra presa da un eccesso di suggestione ambientale–dalle case verdi alle auto elettriche - che spiazza l’industria. Il vero nemico è nella speculazione che ha appena cominciato il suo sinistro lavoro».
 
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