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Altro parere

L'affannosa corsa sul posto del criceto senza memoria

Redazione InPiù 16/03/2023

Altro parere Altro parere Donato Masciandaro, Sole 24 Ore
Sul Sole 24 Ore Donato Masciandaro definisce le mosse della Bce come quelle del “criceto che corre sulla ruota, ma è sempre fermo": "La Banca centrale europea – spiega l’economista - assomiglia sempre più al criceto: dopo otto mesi di politica monetaria al buio, le prospettive inflazionistiche sono peggiorate, quelle sulla crescita economiche pure, e, da ultimo, l'incertezza sui mercati finanziari e bancari è aumentata. E cosa fa la Bce? Invece di chiedersi se sta sbagliando qualcosa, o almeno sia il caso, per prudenza, di fermarsi, continua a fare rialzi, ma senza dire cosa farà dopo. Come sempre, il problema non è il rialzo in sé, ma la completa assenza di trasparenza. Allora occorre guardare i dati sulle proiezioni macroeconomiche, e ricordare su cosa sono basate: sulle aspettative dei mercati. Le aspettative dei mercati sono a loro volte fondate sugli annunzi di politica monetaria. Se l'annuncio è chiaro, completo e credibile – dice Masciandaro - le aspettative vengono influenzate nella direzione auspicata dalla Banca centrale: è il cosiddetto effetto Ulisse. Se invece la Banca centrale adotta la strategia scelta a partire dallo scorso luglio dalla Bce, smettendo di indicare il percorso futuro dei tassi, diventa un volano di incertezza, innescando rischi di volatilità: è l'effetto Delfi. Il risultato finale di una politica monetaria alla Delfi è che l'inflazione attesa peggiora, ed i costi economici della politica monetaria restrittiva aumentano. In una situazione di questo tipo, sarebbe naturale attendersi una riflessione dalla Banca centrale che ha messo in atto una politica monetaria inefficace su quello che è accaduto, e soprattutto su quello che non è accaduto. Ma non basta: la Bce ammette che le previsioni su cui sta prendendo le sue decisioni sono datate. Sono stime che si fermano alla fine di febbraio. Peccato che - per stessa ammissione della presidente Christine Lagarde - in queste due prime settimane di marzo è accaduto, e sta accadendo, di tutto sui mercati bancari e finanziari. Una seconda ragione per essere prudenti. Ma il cortocircuito decisionale non si ferma qui. Durante la conferenza stampa – conclude - di fronte a quesiti che mettevano giustamente in luce come, nel breve periodo, può emergere un ovvio dilemma nel disegno della politica monetaria tra la tutela della stabilità monetaria e quello della stabilità finanziaria, la presidente Lagarde non ha trovato di meglio che negare l'esistenza del dilemma in questione”.
 
Maurizio Ambrosini, Avvenire
“Le migrazioni sono fenomeni complessi e hanno diverse cause, ma il governo italiano sembra soggetto a una coazione a ripetere che lo spinge in tre direzioni: allarmare, semplificare, trovare dei responsabili da incolpare”. Lo scrive Maurizio Ambrosini su Avvenire: “In primo luogo – sottolinea l’editorialista - l’allarmismo. È vero, sono aumentati gli arrivi dal mare in questo primo scorcio dell’anno. Hanno superato quota 20mila, contro circa 6mila nello stesso periodo nei due anni precedenti. Parlare però di aumento esponenziale, oltre che un insulto alla matematica, dipende come sempre dal fatto che quei profughi in arrivo dal Sud del mondo non piacciono al governo, a non pochi media e una fetta di popolazione italiana. Sempre l’allarmismo guida la diffusione di notizie riguardanti una cifra di 685mila persone ‘in arrivo dalla Libia’. Non entrano nell’analisi – spiega Ambrosini - altri fatti difficilmente contestabili, a cominciare dal fatto che la maggioranza delle vittime di Cutro provenisse dall’Afghanistan, che l’Africa sia sconvolta da decine di conflitti a vari gradi d’intensità, che molti rifugiati giunti negli scorsi anni si stiano inserendo nel lavoro regolare. Non trova spazio che le migrazioni e le stesse partenze a rischio dei profughi abbiano cause svariate e complesse, spesso terribili. Quanto alla negazione del diritto a migrare, la premier con questo linguaggio annuncia in realtà il diniego del diritto di asilo, in quanto strettamente legato alla possibilità di mettere piede in un Paese sicuro. Ecco allora l’individuare ‘colpevoli’: dopo le Ong e gli scafisti, i mercenari della brigata Wagner. Difficilmente difendibili e tutt’altro che indifesi da ogni punto di vista, questi ultimi, ma le nazionalità dei profughi fin qui sbarcati non coincidono con il teatro delle operazioni della famigerata organizzazione paramilitare russa. L’individuazione dei russi come ‘responsabili’ ha un obiettivo politico: coinvolgere l’Europa e persino la Nato in un’operazione difensiva che bolli i profughi come ‘arma ibrida’ e li respinga con tutti mezzi, ricorrendo – conclude - anche alla Marina militare, del cui intervento si torna a parlare”.
 
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