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Una scossa, tre lezioni

Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani

Redazione InPiù 13/03/2023

In edicola In edicola Francesco Giavazzi, Corriere della Sera
“La scossa al sistema finanziario americano prodotta ieri dal fallimento di una media banca della California, la Silicon Valley Bank (Svb), ci restituisce tre lezioni”. Così Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera: “Innanzitutto – scrive l’editorialista - che una simile crisi difficilmente avrebbe potuto prodursi nell’Unione europea per la diversa, e più attenta regolamentazione cui da alcuni anni sono soggette le nostre banche. In secondo luogo, ci insegna che occorre distinguere fra crisi di liquidità e insolvenze. La Svb ha subito una crisi di liquidità: come scrisse 150 anni fa Walter Bagehot, lo storico direttore del settimanale inglese The Economist, le crisi di liquidità si possono facilmente circoscrivere con l’intervento delle banche centrali. E infatti l’incendio ieri è stato circoscritto non appena la segretaria al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, ha detto che era pronta ad accettare obbligazioni del governo federale come collaterale. Infine, ed è il terzo insegnamento, che la volatilità è una caratteristica dei mercati finanziari. Questi – osserva Giavazzi - vanno sorvegliati, ma tentare di cancellarne la volatilità sarebbe un errore perché significherebbe porsi l’obiettivo di azzerare il rischio che è un aspetto essenziale dell’innovazione. Resta da porsi un’ultima domanda. Quanto in là deve spingersi la regolamentazione? Non fino al punto di eliminare la volatilità dei mercati finanziari. È vero che questi mercati negli Stati Uniti sono molto volatili e spesso producono crisi che hanno effetti macroeconomici. Per questo motivo è importante che certi strumenti finanziari siano prerogativa di investitori professionali adeguatamente vigilati per evitare episodi di azzardo morale. Ma ci sarà una ragione perché gli Stati Uniti sono anche il Paese nel quale ci sono più start-up e più innovazione. In Cina la – conclude Giavazzi - volatilità dei mercati non è inferiore a quella di Wall Street e i disastri finanziari altrettanto gravi e frequenti. Ma non l’innovazione.
 
Carlo Bastasin, la Repubblica
Carlo Bastasin su Repubblica commenta quello che definisce l’azzardo morale di Biden nella vicenda Svb: “Proprio l’aumento rapido dei tassi degli ultimi 16 mesi – spiega l’editorialista - sta a monte delle perdite della Svb sul suo noioso ma enorme portafoglio di titoli pubblici. Da tempo, alcune istituzioni di vigilanza, a Washington e a Francoforte, osservano che troppi rischi si sono accumulati da vent’anni appena sotto la superficie del sistema finanziario globale (si pensi solo alle criptovalute). In tale quadro, l’aumento dei tassi con cui le Banche centrali hanno contrastato in ritardo l’inflazione, è stato troppo rapido per sistemi finanziari abituati da vent’anni ad assumere rischi crescenti a fronte di titoli sicuri che invece assicuravano solo rendimenti vicini allo zero. Se prima erano in una situazione scomoda – sottolinea Bastasin - ora le banche centrali sono in un vero dilemma. Se fermano gli aumenti dei tassi per preservare la stabilità finanziaria, rischiano di alimentare le attese di inflazione ancora alta, di radicarla lasciando spazio a una rincorsa tra prezzi e salari e, dopo di ciò, di poter recuperare la loro credibilità solo attraverso rialzi ancor più violenti dei tassi: un simpatico scenario di inflazione combattuta via recessione e con debitori, privati e pubblici, in default. Di fronte a un tale rischio, senza modo né misura, l’Amministrazione Biden ha elevato un altare al mitico ‘azzardo morale’. Ha garantito cioè a tutti i banchieri prodighi, ai depositanti imprudenti e agli investitori impenitenti che saranno perdonati. Non i contribuenti pagheranno il costo, ma altre banche, ha promesso Biden in un intervento rivelatorio per la sua tempestività. Di fronte al rischio di fuga dei depositi, inoltre, è stato disposto un fondo pubblico di finanziamento che fornirà liquidità a pagamento a chi ne ha bisogno. Fin dall’inizio del confronto secolare con le autocrazie, le democrazie sanno di avere anche un compito interno da assolvere, quello di rafforzare e rendere più trasparenti i propri processi. Questa revisione in profondità della qualità delle democrazie – conclude - non può lasciare la finanza nello stato attuale”.
 
Montesquieu, La Stampa
L’editorialista della Stampa che si firma Motesquieu chiede ad Elly Schlein chiarezza su alcuni punti: “Con la tenue speranza di non sbagliare - sottolinea - risulta che il debutto pubblico di Elly Schlein nella nuova veste di segretario del Partito democratico abbia toccato molti temi, tutti o quasi importanti e direttamente connessi all’anima politica e sociale del partito. Lettura, rapida, e ascolto altrettanto rapido delle informazioni al riguardo, non danno traccia di notizie, opinioni, rassicurazioni sugli argomenti che seguono. Nulla sul permanere del rapporto genetico simbiotico con la nostra Costituzione, con la difesa della stessa da eventuali (certi) progetti di intaccarla, animati da inesperti più qualche vandalo della materia. Più ancora, e prima ancora, - sottolinea Montesquieu - nessuna priorità alla verifica dello stato di conservazione della Carta dalla manipolazione subdola della stessa: soprattutto proprio laddove continua a fare bella mostra di sé nella sua apparente integrità, essendo invece maciullata quotidianamente, per comune convinzione e singolare acquiescenza. Quest’ultima praticata, senza essere professata, proprio dal partito costituzionale per definizione e oltre la sua stessa volontà: vedi la riduzione brutale della taglia delle due Camere. Un punto, forse: la caccia a cacicchi e capobastone (una bella immagine, come esordio, se non altro come gergo). Basta con le correnti, anche se le più astute stanno già al riparo. Qualcosa che si trova e resiste nella profondità della formula dell’articolo 49 della Costituzione, quando si parla della democrazia interna come del requisito essenziale dei partiti costituzionali. Si dirà, non senza torto, che questo è un processo alle intenzioni. Ammesso. Detto che mai come in questo caso sarebbe augurabile un abbaglio, chiederemmo all’onorevole Schlein di dire qualcosa al riguardo. Per sapere – conclude - se uno dei motivi per cui i non militanti per costituzione sono costretti a prendere in considerazione il Pd a ogni elezione, continuerà a sussistere oppure no”.
 
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