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Ora parole all'altezza del ruolo

Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani

Redazione InPiù 12/03/2023

In edicola In edicola Ernesto Galli Della Loggia, Corriere della Sera
Alla destra di governo servono parole all’altezza del suo ruolo. Così Ernesto galli Della Loggia sul Corriere della Sera: “Chi ha vinto le elezioni come parte – scrive l’editorialista - si trova a rappresentare tutto il Paese. E quindi non solo ha l’obbligo di farsi carico anche di coloro che il giorno delle elezioni hanno votato per i suoi avversari, ma direi qualcosa di più: e cioè deve sentirsi in dovere, in qualche modo, di adottare il linguaggio e la sensibilità e il bon ton socialmente accreditati. È una regola, beninteso, che nessuna legge scritta impone di osservare, ma se non lo si fa capita quello che sta capitando all’attuale governo dal primo giorno in cui si è insediato. E cioè che magari fa pure cose buone, magari rimane pure al di sopra della sufficienza, ma ogni giorno subisce sulla scena pubblico-mediatica del Paese un continuo, estenuante logorio politico che alla lunga minaccia di consumarlo. Ma non già per effetto di una «difficoltà di comunicazione», come spesso si dice. Quella che viene definita così, mi pare – sottolinea Galli Della Loggia - è il sintomo di qualcosa di più importante. È come se la maggior parte dei politici della destra italiana avessero fin qui vissuto in un altro Paese, un Paese dove non vigevano le convenzioni linguistico-culturali, le regole del galateo istituzionale. Il fatto è, suppongo, che la destra è convinta che si tratti di convenzioni linguistiche e regole di buona creanza «democratica» niente affatto neutre bensì create dalle culture politiche a lei avverse e pertanto a uso e consumo esclusivo della sinistra e, come capita, di quegli «utili idioti» liberali che le tengono bordone. Al cui rispetto essa perciò non si sente per nulla tenuta. Si può essere sì contro il proprio tempo, contro le sue idee, i suoi modi e le sue mode, contro i suoi tic e i suoi tabù, ma solo se si fa il pensatore, il poeta, il professore universitario: non se si governa un Paese di qualche decina di milioni di abitanti. In questo caso – conclude - è necessario adeguare il proprio linguaggio, la propria sensibilità e la propria etichetta e a quello che è l’indirizzo pubblicamente accreditato”.
 
Luigi Manconi, la Repubblica
Luigi Manconi su Repubblica prova a dare alcune indicazioni su come superare la legge Bossi-Fini: “Pur riottosamente – sottolinea l’editorialista - alcuni pezzi della maggioranza di Governo sembrano orientarsi verso un mutamento di linea, anche se i provvedimenti assunti dal Consiglio dei Ministri di Cutro vanno in tutt’altra direzione. Il cuore del problema è rappresentato dall’intreccio perverso di due fattori: la quasi impossibilità di arrivare in Italia attraverso canali legali e sicuri; la pericolosità e la letalità delle rotte irregolari. In sostanza, è la rigidità del meccanismo di ingresso in Italia per chi cerchi un lavoro la prima causa dell’immigrazione irregolare. Le proposte per un reale cambiamento – spiega Manconi - ci sono. Eccole: prevedere canali di ingresso più flessibili attraverso un permesso di dodici mesi per ricerca di lavoro, che agevoli l’incontro tra stranieri e datori di lavoro italiani e che consenta di svolgere colloqui in base alla richiesta di determinate figure professionali. Poi, reintrodurre la figura dello sponsor, già prevista dalla legge Turco-Napolitano, che consentirebbe l’inserimento nel mercato del lavoro dello straniero su invito del datore di lavoro italiano. Ancora, regolarizzare gli stranieri presenti in Italia, seppure privi di documenti, se già impiegati in attività lavorative, in particolare nel settore domestico e della cura della persona. Dunque, i corridoi umanitari non costituiscono una panacea. L’arrivo in Europa di migranti e profughi può essere affrontato solo attraverso una politica comune e una strategia condivisa di equa distribuzione. Anche queste parole, come è ovvio, suonano astratte. E così effettivamente è, ma l’unico modo per tradurle in provvedimenti concreti è quello di affidarsi a una durissima lotta politica sul piano nazionale e sul piano europeo. Dopodiché – conclude - deve essere chiaro che l’immigrazione costituisce un fenomeno realmente epocale, come usa dire, e che è destinato ad accompagnarci lungo tutto il futuro”.
 
Alessandro De Angelis, La Stampa
“La novità è nella struttura stessa del discorso, tutto valoriale ed emotivo, molto ‘di sinistra’”. Alessandro De Angelis sulla Stampa commenta l’elezione di Schlein e parla di difficile sintesi tra palco e realtà: “Dà l’idea – scrive - di una certa freschezza rispetto a un partito ossificato negli anni e logorato dal governismo fino a smarrire la propria identità. Il Pd di Elly Schlein è un’altra cosa rispetto all’idea fondatrice: tenere insieme riformismo e radicalità, innovando le culture novecentesche che ne diedero vita. Però l’insediamento dell’outsider non restituisce, almeno per ora, l’idea di una proposta organica perché tutti i titoli elencati, in termini valoriali, non hanno ancora trovato una declinazione, in termini di iniziativa politica”. Per Schlein, osserva De Angelis, “il rinnovamento antropologicamente incarnato si misura almeno su un paio di terreni che, per ora, rappresentano un’incognita. Il primo riguarda quale gruppo dirigente Elly Schlein vorrà costruire, ovvero i margini di autonomia che avrà la neo-segretaria nel perseguire l’annunciata ‘estirpazione’ dei capibastone e, con essi, delle logiche correntizie che hanno fagocitato una serie infinita di segretari. Nella sua elezione nei gazebo c’è un’aspettativa rottamatoria. Nei primi atti c’è la preoccupazione di perdere pezzi rispetto agli equilibri interni: non solo l’elezione di Stefano Bonaccini alla carica di presidente, ma anche la rinuncia a indicare all’assemblea capigruppo e segreteria creano un primo iato tra anelito al rinnovamento e negoziato tra le correnti, già particolarmente vivace. Il secondo è l’Ucraina, cui sono dedicati solo due minuti del discorso, dalle 13,20 alle 13,22, non il centro strutturato della relazione. La sua ragione sociale, e un pezzo di chi l’ha sostenuta, chiede un disimpegno a Kiev. E il nodo resta tutto da sciogliere: se il suo Pd coniugherà opposizione e interesse nazionale oppure se, nel tempo, anteporrà l’opposizione all’interesse nazionale, mettendo in discussione la cornice stessa, nell’ambito di una competizione a sinistra con Giuseppe Conte. Dalla ‘Nuvola’, grande metafora esistenziale, non è ancora uscito il nuovo Pd” conclude De Angelis.
 
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