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Le nostre città da curare
Redazione InPiù 10/03/2023

Sul Corriere della Sera Walter Veltroni parla dell’ultima trasformazione che la globalizzazione sta producendo sui nostri centri urbani: “Le città – scrive Veltroni - stanno scegliendo un colore solo, quello grigio delle saracinesche abbassate. Insegne luminose spente, vetri appannati, scatoloni accatastati. Nel totale disinteresse di tutti, la Confcommercio ha segnalato che negli ultimi dieci anni hanno chiuso centomila negozi e 16mila ambulanti hanno tirato su i banchi. Il fenomeno riguarda in primo luogo i centri storici, specie del Centro Nord. Nel periodo esaminato è calato quasi del 20% il numero dei negozi per mille abitanti. In particolare, a tirare giù le serrande sono stati i locali che vendevano libri o giocattoli, -31%, e quelli di ferramenta e mobili. Crescono invece le farmacie, gli esercizi di telefonia e computer, i ristoranti. E nella statistica non vengono forse calcolate le edicole sradicate dall’asfalto, i cinema spenti, i teatri muti. Che immagine ci restituiscono questi dati? La fotografia reale di un’Italia stanca e vecchia. Più farmacie e meno giocattoli, più cellulari e meno consumi culturali. Cosa serve ancora per capire che il nostro meraviglioso Paese rischia di essere consumato dalla rimozione di ogni visione d’insieme della sua evoluzione possibile? So bene che una parte dei consumi dei beni che non si trovano più nei quartieri è assicurato altrove. Ma è un solo altrove: la casa. Si lavora da casa, ci si fa portare i libri, si vedono i film sul proprio televisore, si esce solo per mangiare. Tutto comodo, ma tutto in solitudine, in una nazione in cui esistono 8,5 nuclei familiari unipersonali. È il nuovo «Tutti a casa» che sta spogliando le città, riducendo le occasioni di socializzazione e di scambio. Si aggiunga che in questo Paese, attraversato dai profeti dell’egoismo sociale e capace di chiudere agli immigrati dei quali ha ovunque bisogno, le scuole si svuotano e le Rsa si riempiono. Così si delinea un quadro del futuro che, senza una visione, rischia di assicurare all’Italia una prospettiva di declino”.
Claudio Cerasa, Il Foglio
Un editoriale sulle pagine interne del Foglio, non firmato e quindi attribuibile al direttore Claudio Cerasa, parla dell’eccessiva spesa pubblica che rischia di annullare l’effetto anti-inflazione della stretta monetaria. “La Fed è pronta a mosse più aggressive contro l’inflazione negli Stati Uniti. E anche la Bce si prepara a inasprire la stretta monetaria pur di riportare l’inflazione al livello del 2 per cento. Ma il grande sforzo delle banche centrali potrebbe essere vanificato dalle politiche di spesa pubblica dei governi, paragonabili a ‘un elefante fiscale nella stanza’, come osserva Bank of America. Già nei mesi scorsi gli analisti della banca d’affari avevano osservato che la politica fiscale nelle economie del G10 è troppo espansiva per tornare all’obiettivo di inflazione e avevano manifestato il timore che questa possa annullare l’effetto della stretta monetaria. Osservazione confortata dai dati del Fmi, il quale prevede che tutte le economie del G10 avranno ancora deficit strutturali nel 2023, nonostante la fine della pandemia abbia fatto venir meno la necessità di una massiccia spesa pubblica. E adesso che Bce e Fed si preparano a nuovi rialzi dei tassi BofA torna a battere sul punto: «Politiche fiscali allentate renderanno molto più difficile il lavoro delle banche centrali». Dopotutto, l’eccessivo stimolo fiscale durante la pandemia, in particolare negli Usa, è stato uno dei principali fattori scatenanti dell’accelerazione dell’inflazione che è seguita da allora. Va detto che in Europa l’origine della corsa dei prezzi è stata diversa rispetto agli Usa, ma la costante crescita dell’inflazione di fondo che sta emergendo dai dati dovrebbe far riflettere sui danni che può fare una politica fiscale troppo espansiva".
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