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La lotta delle donne oggi è per la loro stessa vita

Redazione InPiù 07/03/2023

Altro parere Altro parere Giorgia Serughetti, Domani
“Tra gli slogan che circolano nelle iniziative per l'8 marzo, uno sembra cogliere in modo particolare lo spirito, il dolore, la rabbia del presente: «la lotta è per la vita», recita”. Lo ricorda Giorgia Serughetti su Domani: In questa Giornata internazionale della donna – scrive l’editorialista - che cade nel tempo della ‘policrisi’ - sanitaria, economica, climatica, bellica - la parola ‘vita’ risuona da un punto all'altro del globo, attraversando i confini. E’ un lessico, quello delle rivolte femministe, che chiama alla trasformazione radicale del presente. Molto lontano dalle formule usurate delle politiche per le pari opportunità, che assumono un suono rituale in tanti eventi di questa Giornata. ‘Vita’ significa lottare contro la violenza sessista, razzista, omotransfobica. Significa abbattere un regime delle frontiere che produce morte per terra e per mare. Significa aver cura del futuro del pianeta e contrastare un sistema predatorio di sfruttamento delle risorse. Significa giustizia sociale, welfare universale, redistribuzione della ricchezza, lavori e salari dignitosi. E – aggiunge Serughetti - significa diritto all'autodeterminazione, contro autocrati di lungo corso e nuovi leader reazionari che negano alle donne le libertà fondamentali. Da qui viene la forza del grido «donna vita libertà», nato dall'attivismo femminista in Kurdistan, che ha assunto un significato globale dopo l'uccisione della ventiduenne iraniana Mahsa Amini. Le donne, con la loro storia millenaria di esclusione, appaiono oggi, a tutte le latitudini, come il soggetto più capace di mantenere vivo il sentimento di un'alternativa possibile, e il bisogno di trasformare la realtà. Perciò le loro lotte possono diventare l'elemento catalizzatore per una molteplicità di temi e di rivendicazioni. Il potere che opprime le donne manifesta in modo speciale l'orrore per la vita e le sue manifestazioni multiformi. Per questo – conclude Serughetti - ‘donna’, ‘vita’, ‘libertà’, declinate al singolare e al plurale, formano il vocabolario di una politica nuova, radicalmente avversa a ogni forma di dominio e alle sue trame di morte”.
 
Andrea Molle, Italia Oggi
Andrea Molle su Italia Oggi prende di petto il nuovo corso del Pd: “II Partito Democratico – scrive - ha eletto una nuova segretaria, Elly Schlein. Una svolta a sinistra, quella estrema, che incontra subito il favore di quel che resta del Movimento 5 Stelle di obbedienza contiana che già ammicca al partito unico, o almeno alla coalizione, con gli ex-nemici ‘piddioti’. Una convinta sterzata verso il socialismo che ben si accoppia con la narrazione del ritorno del fascismo (sic) rivolta al Presidente Meloni e alla sua coalizione. Insomma, se coi fascisti si ritorna indietro nel tempo serve anche un Partito Comunista degno di questo nome che non faccia rivoltare nella tomba il buon Peppone di Gino Cervi. E poi c'è da aggiungere che il ritorno della Guerra Fredda, anche solo stilisticamente, impone il ritorno della bandiera rossa. E – prosegue Molle - come ogni buon partito Komunista che si rispetti, il programma della nuova segreteria è infarcito dei grandi classici, un po’ retrò ma con uno spin modernista, come l’esproprio delle seconde case sfitte, il salario minimo, il reddito universale e le tante belle promesse eco-(in)sostenibili sulla falsariga del grottesco Green New Deal a firma Ocasio-Cortez. Tutto, ovviamente, nel nome della tanto agognata redistribuzione della ricchezza necessaria a stabilire una volta per tutte la piena giustizia sociale in un mondo finalmente al riparto dal disastro ambientale. Va ammesso che Schlein è davvero brava a conquistare il favore degli elettori facendo pensare che forse questa sia la volta buona e che il socialismo possa davvero funzionare, nonostante la storia suggerisca il contrario. Ma il problema non sono le promesse allettanti e gli scenari idilliaci di uguaglianza che tutti in fin dei conti sogniamo. Il problema sono i bilanci dello Stato insostenibili finanziariamente e la distruzione delle classi sociali che la ricchezza devono produrla. Perché – conclude Molle - come amava dire l'indimenticabile Baronessa Thatcher, il socialismo smette di essere un sogno e diventa un incubo quando finiscono i soldi. Degli altri”.
 
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