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Le Maire “La nostra alleanza è cruciale, Roma e Parigi devono lavorare insieme”

Anais Ginori, la Repubblica, 3 marzo

Redazione InPiù 03/03/2023

Le Maire “La nostra alleanza è cruciale, Roma e Parigi devono lavorare insieme” Le Maire “La nostra alleanza è cruciale, Roma e Parigi devono lavorare insieme” «Vogliamo e dobbiamo andare avanti insieme per trovare una posizione comune sulla risposta all’Inflation Reduction Act di Biden e sul modo di costruire una politica industriale europea sovrana». Lo afferma il ministro dell’Economia Bruno Le Maire intervistato da Anais Ginori per la Repubblica del 3 marzo in occasione della visita in Italia dove incontra i suoi omologhi Giancarlo Giorgetti e Adolfo Urso. Partiamo dalla risposta europea al piano americano. Francia e Germania hanno chiesto maggiore flessibilità degli aiuti di Stato, provocando l’opposizione di alcuni paesi europei, tra cui l’Italia. Come risponde? «Rendiamoci conto dello shock che rappresenta l’Inflation Reduction Act (Ira) per la nostra industria. Servono le risposte giuste. La prima è la riforma del mercato europeo dell’elettricità, per garantire che ovunque in Europa ci sia elettricità decarbonizzata a un costo ragionevole. È urgente negoziare e applicare questa riforma. La seconda risposta è stata data dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: un piano per sviluppare l’industria verde europea che permetta di semplificare e accelerare le procedure, ma anche di concedere aiuti di importo equivalente a quelli che gli Stati Uniti forniranno ai loro industriali, su una base che deve essere totalmente trasparente». E il coordinamento europeo? «Deve essere il più stretto possibile. Comprendo perfettamente le preoccupazioni di alcuni, come l’Italia, che paventano il rischio che gli investimenti non vadano a beneficio di tutti i Paesi europei. Vorrei rassicurarli: non chiediamo un allentamento totale e questi aiuti di Stato devono essere proporzionati e mirati solo ad alcuni settori strategici. Ma guardiamo la realtà: avremo bisogno di investimenti massicci nell’idrogeno, nelle batterie elettriche, nei pannelli solari e nelle turbine eoliche. Dobbiamo fare in modo che ogni Stato europeo benefici di questa rivoluzione industriale verde». Con il suo omologo tedesco ha organizzato in tandem un viaggio a Washington che ha suscitato critiche in Italia. «Abbiamo fatto questo viaggio in totale trasparenza. Ho tenuto informati i miei omologhi italiani dei risultati. Sono aperto a qualsiasi iniziativa con i nostri partner e amici italiani. A Washington abbiamo ottenuto esenzioni per un certo numero di prodotti europei che potranno beneficiare dell’Ira, oltre a una totale trasparenza sull’ammontare dei crediti d’imposta e dei sussidi che saranno concessi dall’amministrazione statunitense ai produttori». La Francia ha rinunciato alla creazione di un fondo sovrano europeo finanziato da nuovo debito comune? «No, resta una buona idea per l’Ue avere un fondo sovrano europeo che permetta di finanziare un certo numero di attività strategiche. È uno dei temi di cui discuterò con Adolfo Urso. Ma ci sono già fondi disponibili: 250 miliardi di euro da Next Generation Eu, 40 miliardi di euro da Horizon Europe, 100 miliardi di euro dai fondi di coesione. Usiamoli: 400 miliardi per finanziare l’industria verde. Questo non ci impedisce di lasciare aperta la possibilità di un fondo sovrano europeo a lungo termine». L’idea di nuovo debito comune è tabù per i Paesi del Nord e la Germania? «Dobbiamo discuterne apertamente con tutti i nostri partner. Ma oltre al fondo sovrano, c’è un terzo passo che ritengo essenziale: l’Unione dei mercati dei capitali. Se vogliamo davvero avere una profondità di finanziamento paragonabile a quella degli Stati Uniti, la creazione dell’Unione dei mercati dei capitali è essenziale. Con questi tre passi - l’utilizzo della nostra forza d’urto da 400 miliardi di euro, il Fondo sovrano europeo, l’Unione dei mercati dei capitali - l’Europa sarà in grado di finanziare gli investimenti essenziali per la transizione ecologica». La sospensione del Patto di stabilità finisce a dicembre. Quali sono le sue indicazioni per la riforma? «Vedo tre principi guida. Un principio di realtà: i nostri livelli di debito sono diventati molto diversi all’interno dell’eurozona. C’è poi un principio di responsabilità. Saremo tanto più efficaci se ogni Stato si sentirà responsabile del risanamento delle proprie finanze pubbliche. Infine: esiste un principio di controllo. Se accettiamo differenze nel ritmo di ritorno a finanze pubbliche sane e la responsabilità di ogni Stato, deve esserci anche un controllo efficace ed efficiente. Intorno a questi tre principi, mi auguro che si trovi un accordo collettivo». Il Trattato del Quirinale è entrato in vigore poche settimane fa. Roma e Parigi possono andare avanti insieme nonostante le differenze politiche e le recenti polemiche? «Dobbiamo andare avanti insieme e vogliamo andare avanti insieme. Conoscete il mio attaccamento all’Italia e alla cooperazione franco-italiana. Il Trattato del Quirinale è qualcosa di storico. Deve tradursi in una serie di decisioni concrete. La prima è l’avvio del nostro forum di consultazioni a livello ministeriale. La mia visita a Roma sarà quindi la prima riunione ufficiale di queste consultazioni. In secondo luogo, dovremo trovare una posizione comune sulla risposta all’Ira e sul nostro modo di costruire una politica industriale europea sovrana. Italia e Francia hanno vocazione a lavorare insieme». Sul fronte dei progetti industriali? «Dobbiamo continuare a consolidare le aziende franco-italiane esistenti, che sono modelli di successo. Dobbiamo anche essere capaci di aprire nuove aree di cooperazione, penso all’intelligenza artificiale e alle nostre ambizioni spaziali. È evidente che dobbiamo pensare al futuro dei lanciatori spaziali europei. Anche su questo vogliamo lavorare in stretta collaborazione con l’Italia».
 
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