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La memoria da curare (sempre)
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Redazione InPiù 24/01/2023

Ferruccio de Bortoli sul Corriere della Sera ricorda che “senza la memoria non può esserci giustizia”: “La memoria è come un giardino. Va curata. Altrimenti si ricoprirà di erbacce. E i fiori dei giusti scompariranno. Divorati. Quei fiori – scrive l’editorialista - sono persone che hanno lottato anche per la nostra libertà o hanno pagato, con la vita, per la sola colpa di essere nati. Quello che siamo noi oggi lo dobbiamo a loro. Se li dimenticassimo morirebbero una seconda volta. Ma, senza accorgercene, cominceremmo anche noi — fortunati cittadini di una democrazia e di uno Stato di diritto—a svuotarci di valori, a dare poca importanza al coraggio delle idee, al sacrificio personale per un bene collettivo, a impoverirci nella nebbia storica dei fatti. Inerti. Liliana Segre è infaticabile nella sua testimonianza della Shoah. Una tragedia immane nella quale alcuni dei nostri antenati furono anche complici, al di là del racconto rassicurante, e a tratti eroico, degli «italiani brava gente». Ma le pagine buie le abbiamo rimosse. Per convenienza. La giornata della Memoria è stata istituita solo nel 2000. Se dovesse trasformarsi in un esercizio rituale, di semplice buona
educazione, non avrebbe senso. Ed è anche per questo – prosegue de Boroli - che dobbiamo essere grati alla senatrice Segre. Nel 2023! Segre teme la noia. E ha ragione. Noi temiamo, con lei, l’assuefazione, il rigetto magari per un sovrappeso di avvenimenti, l’insincerità di manifestazioni dovute e non sentite, la voglia di rimuovere il passato nella convinzione che ciò favorisca la costruzione del futuro. «Abbiamo capito, sappiamo, ora però pensiamo ad altro». Ma non è così. Senza memoria non vi è giustizia. I torti si sovrappongo alle ragioni, cancellandole. Ho accompagnato, per tanti anni, Liliana Segre nei suoi incontri con gli studenti, in occasione del 27 gennaio. L’attenzione è sempre stata totale. Un silenzio assoluto. Una grande partecipazione e momenti di emozione. Soprattutto quando la futura senatrice diceva alle ragazze e ai ragazzi: «Siete fortissimi». E mai – conclude - vi fu un incoraggiamento così vero, così sentito, così provato sulla propria pelle”.
Gianluca Di Feo, La Repubblica
“Il patto dei panzer che Washington e Berlino si preparano ad annunciare ha soprattutto obiettivi politici”. Così Gianluca Di Feo su Repubblica spiegando che “il no tedesco alla consegna dei Leopard 2 ha rischiato di aprire una frattura nell’alleanza che sostiene militarmente la resistenza ucraina, tale da separare i Paesi dell’Europa orientale dal resto della coalizione. Ma la Casa Bianca non può permettere che i governi che si sentono più minacciati dalla Russia perdano fiducia nello scudo della Nato o — ancora peggio — decidano linee di azione autonome sul conflitto, seguendo Londra e Varsavia lungo sentieri di guerra più temerari con il rischio di inasprire ulteriormente il confronto con Mosca. L’invio di carri armati diventerà così il minimo comune denominatore tra i partner occidentali dell’Ucraina. Queste forze – scrvive l’editorialista - permetteranno di capovolgere la tattica del logoramento con cui i russi cercano di sfiancare l’esercito ucraino, con il fuoco dei cannoni e gli assalti della fanteria ripetuti ogni giorno lungo l’intera linea del fronte: uno stillicidio di raid e bombardamenti, senza ottenere successi significativi ma causando perdite costanti di uomini e mezzi. Invece i tank occidentali restituiranno al comando di Zelensky gli strumenti per ripetere quella guerra di movimento, con offensive corazzate e rapide avanzate di reparti meccanizzati, che ha permesso le travolgenti vittorie della scorsa estate. Il Cremlino non resterà a guardare. I tank innalzano ulteriormente il livello del coinvolgimento occidentale, perché oltre ai mezzi l’Alleanza atlantica dovrà fornire l’addestramento e garantire la manutenzione: gli ucraini non sono in grado di gestire le riparazioni di oltre trenta modelli diversi di veicoli corazzati sofisticati. Il pericolo di escalation, per scelta deliberata o per un incidente – conclude Di Feo - è costante: ogni giorno aerei e navi si fronteggiano dall’Artico al Mediterraneo. E l’orologio dell’Apocalisse — l’indicatore simbolico che segnala il rischio di scontro nucleare — non è mai stato così vicino all’ora più buia”.
Angelo De Mattia, il Messaggero
“Formalizzata dal governo la candidatura dell'Italia per l'assegnazione dell'Autorità europea antiriciclaggio (Amla), la sede che ha i maggiori titoli per l'insediamento è indiscutibilmente Roma”. Angelo De Mattia sul Messaggero perora la causa della Capitale e spiega che “ciò presuppone ovviamente che la candidatura italiana sia la prescelta nella competizione con altri sei Paesi, in particolare con la Germania che indica Berlino come sede e, da ultimo, la Polonia che propone Varsavia (oltre a Francia, Austria, Lituania e Lettonia). E utile ricordare che l'Amla stata istituito ai fini dell'efficiente funzionamento del sistema normativo antiriciclaggio, con compiti di regolazione, verifica e monitoraggio in raccordo con le strutture nazionali che hanno competenze in materia (per l'Italia, l'Unità di informazione finanziaria coesistente con la Banca d'Italia). Nel nostro Paese, - ricorda De Mattia - per l'azione di prevenzione e contrasto del lavaggio del denaro sporco che spesso è la spia di altri reati, ivi inclusi quelli di mafia, si è sviluppato da tempo un sistema che vede un raccordo tra le autorità di vigilanza, la magistratura, il governo, le forze di polizia e il sindacato parlamentare. Di pari passo, a partire dal celeberrimo indirizzo impartito da Giovanni Falcone (Segui il denaro) si è affermata una solida cultura giuridica e operativa, alla base di un’avanzata legislazione, anche in raccordo con le diverse istituzioni internazionali e con il concorso del settore bancario. Per la figura della Capitale, Roma si presenta come la sede migliore per l'Amla. Esiste una sorta di layout istituzionale che nessuna altra città presenta, non surrogabile dai rapporti telematici, considerate la peculiarità e la sensibilità della materia. Insomma si dovrebbe agire coralmente per conseguire l’assegnazione di una istituzione importante, prima di tutto – conclude - per l’immagine per quel che significherà, anche come effetto-annuncio, avere in Italia l’istituzione preposta al riciclaggio; poi per le persone che impiegherà, per le relazioni che ne discenderanno e per i mezzi che impiegherà”.
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