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Il potere al femminile
Redazione InPiù 20/01/2023

Su Avvenire Antonella Mariani commenta le dimissioni a sorpresa della premier neozelandese Jacinda Ardern, classe 1980, chiedendosi se ci sia un modo femminile di interpretare e vivere il potere. “E’ il passo indietro di una donna che ha ammesso di non essere più la persona giusta a svolgere quel lavoro di immensa responsabilità, e che altri avrebbero potuto fare meglio di lei. Quanti uomini ai vertici delle istituzioni sarebbero in grado di dichiarare lo stesso, non sentendosi più sostenuti dal consenso popolare o accusando il colpo della fatica? La decisione di Ardern, sottolineata con l’auspicio, ancora una volta profondamente femminile, di potersi occupare di più della figlia Neve e del compagno Clarke Gayford, mette in luce alcuni punti di discussione. Alcune esperte di parità di genere notano che le generazioni più giovani, le future leader politiche, per molte delle quali Ardern è stata un modello a cui ispirarsi, potranno sentire congeniale l’idea di essere loro stesse a decidere il tempo giusto per ogni cosa, senza costrizioni. Libere di marciare al massimo per quanto ritengono necessario, libere anche di ritirarsi quando ritengono esaurita la propria missione. Senza attaccamenti inutili al potere. Per la generazione di leader a cui appartiene l’ex premier neozelandese la questione è più controversa. Neofite del potere ai massimi livelli, per tutte loro il ritiro di Ardern potrebbe essere più denso di ombre. La ‘stanchezza’ dichiarata della premier dimissionaria, il sentirsi pressata dagli impegni e dalle aspettative, dalle responsabilità e dagli oneri, sono di tutte loro. Non è diverso essere donna o uomo: guidare un Paese è tra i ruoli più sfidanti che possano esistere, ma fa parte del gioco per chi sceglie l’impegno pubblico. A questo si aggiunge, però, tutto ciò che il maschilismo e il sessismo ancora presente nelle nostre società riservano solo ed esclusivamente alle donne. Forse è vero che la società fatica ancora ad accettare che ai vertici ci sia una donna e che questa donna oltre che occuparsi del Paese abbia degli affetti, e non li voglia mettere da parte. Tenere tutto insieme, professione e vita privata, è l’eterna aspirazione delle donne che lavorano. Qualche volta vanno ‘a corto di energia’. Ammetterlo è doloroso, ma non disonorevole. Anzi, è espressione di una leadership pragmatica, onesta e coraggiosa. In una parola, femminile”.
Maurizio Crippa, Il Foglio
Nella sua rubrica “Contro Mastro Ciliegia” sul Foglio, Maurizio Crippa commenta l’ultima trovata degli ultrà ambientalisti. “Tutta la retorica assai ipocrita sulle vernici lavabili degli imbrattatori ecologici, cui si è allineato con paraculesco omaggio persino Cattelan dopo il giallo (ma lavabile) schizzato sul suo dito medio, era finzione e basta. Dal dito per nascondere la luna, a iniziative che invece il danno lo procurano sì, e a privati cittadini, il passo è breve ed è stato fatto. A Milano un geniale ‘Collettivo delle suv-versive’ ha sgonfiato le ruote dei suv parcheggiati. Che sono proprietà privata, e il danno economico è già solo nel tempo occorrente a rimediare. Qualcuno ha legittimamente sporto denuncia. Hanno lasciato un volantino di pochezza intellettuale ma di significato minaccioso, da dittatura del pensiero: «Non prenderla sul personale, non ce l’abbiamo con te ma con la tua auto di lusso». Denunciano il maggior rischio di incidenti mortali (non è vero) poi scrivono pure: «Se il tuo suv è elettrico, chiediti come viene generata l’energia che utilizzi per caricarne la batteria: in Italia, il 60 per cento dell’energia elettrica deriva da fonti fossili». Dunque l’obiettivo è proprio abolire le auto. E a quando la proprietà privata, di una casa o di un suv? Fascistelle, più che sovversive”, conclude Crippa.
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