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Capaldo: “Sul caso Orlandi qualche prelato sa, alcuni hanno anche fatto carriera”
Gian Luigi Nuzzi, La Stampa, 11 gennaio
Redazione InPiù 13/01/2023

Monsignor Ganswein dice che ha frainteso la visita dell’allora capo della gendarmeria Domenico Giani e del suo vice Alessandrini in procura. Per lei si era aperto un confronto sul procedimento, una sorta di “trattativa” mentre il segretario privato di Benedetto XVI afferma che la riunione si tenne solo per traslare la salma di De Pedis dalla tomba nella cripta di sant’Apollinare al cimitero di Prima Porta a Roma. Chi ha ragione? «Non voglio certo entrare in polemica con monsignor Ganswein. Aggiungo solo che, non essendo io dotato di grande fantasia, difficilmente posso aver frainteso la visita dei gendarmi inviati dal Vaticano, soprattutto perché solo successivamente all’incontro hanno sciolto la loro riserva». Ci furono altri incontri? «No, il canale di comunicazione con il Vaticano si interruppe». Della sua indagine qual è la più grande amarezza? «Scoprire che, più spesso di quanto si creda, si ha paura della verità». Lei ha interrogato molte volte Marco Accetti, l’uomo che nel 2013 si era autoaccusato dei sequestri di Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi. È un mitomane? «È un personaggio complesso che non può essere liquidato solo come mitomane. Conosce bene l’ambiente vaticano ed ecclesiastico. Non ritengo però che abbia avuto un ruolo nella vicenda Orlandi, se non quello di inserirsi in vario modo, dopo la scomparsa della ragazza, per mitomania o per confondere le acque». Cos’è accaduto a Emanuela? «Credo che sia entrata, con l’ingenuità dei suoi quindici anni, in un gioco troppo più grande di lei. Ritengo che sia stata sequestrata a fini di ricatto e sia stata riconsegnata da De Pedis a qualcuno inviato dal Vaticano. Temo che, successivamente, la povera Emanuela sia morta». Qualcuno in Vaticano sa la verità o è passato troppo tempo? «È passato molto tempo, ma credo che all’interno del Vaticano vi siano ancora persone che conoscono la verità, alcune direttamente e altre indirettamente. E conoscere la verità, con particolari dettagli, per taluni è stato decisivo nella carriera». Il Vaticano è artefice o parte lesa di questa vicenda. «Come spesso accade nella vita, la vittima è anche carnefice: questo potrebbe essere accaduto anche al Vaticano».
Qual è il fatto più inquietante accaduto durante la sua inchiesta? «Sono moltissimi. Per correttezza non è questa la sede per esporli». Perché si interruppero gli scavi sotto la basilica di sant’Apollinare? «Non mi risulta che gli scavi nella cripta siano stati interrotti. Sono stati eseguiti, seguendo una certa logica e sono terminati quando ritenuti ragionevolmente superflui». Verrà mai fuori la verità? «Me lo auguro, ma credo che sia molto difficile ancora per molti anni. Spero solo che la famiglia possa ritrovare il corpo della ragazza per raggiungere l’unica pace possibile con la preghiera». Chi ha fatto sparire Emanuela ha fatto sparire altre ragazze? Se sì, quali? «Non avendo trovato i responsabili della scomparsa di Emanuela Orlandi, non posso concludere che siano responsabili anche della scomparsa di altre ragazze. Posso però sottolineare che non mi sembra priva di significato la circostanza che, nel 1983, siano scomparse a Roma decine di ragazze dell’età di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. Queste scomparse sono rimaste senza un perché. Come ho detto, mi è sembrato un motivo importante che avrebbe dovuto spingere a non chiudere frettolosamente il dossier delle ragazze scomparse».
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