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L'energia alle stelle e le mosse della Ue
Redazione InPiù 11/01/2023

“Pur nella loro distinzione, esiste una correlazione tra diverse misure che in alcuni casi debbono essere adottate a livello europeo”. Lo scrive Angelo De Mattia sul Messaggero a proposito delle mosse Ue in tema di caro energia: “Il governo ha deciso di non tagliare accise ed Iva e, tanto meno, di ricorrere a un nuovo scostamento di bilancio. Le iniziative promosse si concentrano su trasparenza e correttezza dei soggetti addetti alla distribuzione, con l'aggiunta di indagini su eventuali speculazioni. Eppure non sarebbe difficile introdurre misure strutturali che inibiscano sul nascere fenomeni speculativi. Naturalmente, occorrono risorse adeguate. Imboccata la linea del rigore con nessuna variazione di bilancio, una prima iniziativa potrebbe essere di stampo comunitario: la ponderata revisione, d'intesa con la Commissione Ue, di alcuni aspetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza con l'impiego parziale di una quota delle risorse finora non utilizzate del Next Generation Eu, oggi stimate in oltre 100 miliardi. Ma si potrebbe anche – osserva l’editorialista - puntare all'impiego, nel campo dell'energia, di una parte dei fondi di coesione comunitari inutilizzati o infine di una quota di risorse del Repower Eu. Tutto ciò naturalmente richiede la ricerca di una convergenza con i partner europei, non facile ma certo da tentare. Ora bisognerebbe chiudere il caso Mes e promuovere la ratifica del Trattato da parte delle Camere. Incombe altresì la necessità di altre scelte come la riforma del Patto di stabilità e crescita nonché la revisione della normativa sugli aiuti di Stato. Per ultimo, non per importanza, devono ancora essere attuate le innovazioni decise dall'Unione per il prezzo del gas. Rompendo gli indugi sul Mes e dispiegando una tenace iniziativa sui ‘collegamenti’ accennati, si possono far valere i comportamenti improntati al calibrato rigore finora osservato e l'eccezionalità, non rimossa, della situazione. Si deve sperare che alla fine non prevalgano soluzioni squilibrate; in sostanza, che il doveroso contrasto dell'inflazione, non inferisca un colpo durissimo a imprese e famiglie. Tutto sta nei modi, nei tempi e nel bilanciamento di opposte esigenze – conclude - insomma nell'arte del banchiere finora non adeguatamente dimostrata”.
Stefano Ungaro, Domani
Stefano Ungaro su Domani attacca la cosiddetta ‘Spacca Italia’, la legge-quadro sull'autonomia regionale differenziata presentata dal ministro Calderoli a fine 2022 che, sottolinea l’editorialista, “è parte integrante dell'attacco all'equità fiscale che contraddistingue questo governo (vedi flat tax e condoni), Se da un lato il ministro minaccia di querele chi critica la sua riforma, dall'altro lavora alacremente al trasferimento alle regioni di parte delle funzioni essenziali dello stato: scuola, energia, trasporti, sanità, ambiente. Così facendo, la ‘Spacca Italia’ non solo crea un trattamento differenziato tra cittadini del nord e del sud, ma ancora una volta tra chi potrà avere accesso ai servizi di base e chi ne sarà escluso, indipendentemente dalle imposte pagate. Del resto – sottolinea Ungaro - questa legge segue le orme della legge delega sul federalismo fiscale del 2009, firmata anch'essa da Calderoli. La recente legge-quadro di Calderoli prevede che vengano definiti in tempi brevi i cosiddetti Lep, i livelli essenziali delle prestazioni riguardanti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Ma per determinare i Lep, il riferimento sarà alla spesa storica, molto bassa nei comuni del Sud negli ultimi vent'anni per via della drastica riduzione dei trasferimenti erariali in seguito alla riforma federale nonché alle misure di risanamento della finanza pubblica. I lep finiranno quindi per istituzionalizzare i divari esistenti. E la distanza tra cittadini del Nord e del Sud, che discrimina già oggi sulla sola base del luogo di residenza, rischia di inasprirsi ulteriormente e diventare esplosivo. Lo scopo non troppo nascosto è in realtà quello di trasferire funzioni alle Regioni per poi privatizzarle, sulla scorta di quanto fatto negli ultimi trent'anni dalla Lombardia leghista-formigoniana. E l'opposizione che fa? La probabile ascesa alla segreteria del Pd da parte di Bonaccini, che da presidente dell'Emilia-Romagna ha chiesto - anche lui - l'autonomia differenziata (per tutte le funzioni menzionate qui sopra comprese sanità e infrastrutture, ma fatta salva l'istruzione) – conclude - non promette nulla di buono”.
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