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Giuseppe Salvaggiulo, La Stampa, 29 novembre
Redazione InPiù 02/12/2022

Nel governo prevarrà l’anima garantista o quella “legge e ordine”? «Non ho la sfera di cristallo, e comunque credo che non siano incompatibili». Il compromesso sull’ergastolo ostativo funzionerà? «Bisogna trovare il giusto equilibrio tra i principi espressi dalla Consulta e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e una norma, voluta da Falcone nel 1992, che subordina per i condannati per alcuni reati gravi, in particolare mafia e terrorismo, i benefici penitenziari alla collaborazione con la giustizia, dimostrando così il loro ravvedimento». Il suo libro “Fuori dai Confini”, scritto con Antonio Nicaso, esplora la ramificazione della ‘ndrangheta all’estero: l’Italia è diventata periferica? «Assolutamente no. Spieghiamo ciò che sta accadendo e potrebbe accadere dopo la guerra. Subito dopo la guerra nella ex Jugoslavia, nelle indagini si è visto come ‘ndrangheta, sacra corona unita, mafia albanese sono andate in Bosnia e Montenegro a comprare armi pesanti ed esplosivo. Oggi armi micidiali si stanno utilizzando in Ucraina, senza nessun controllo sull’effettivo utilizzo. E se succedesse la stessa cosa?». Un capitolo è dedicato a Malta: nel cuore dell’Europa, tra broker e malacarne. «Sicuramente è uno Stato prediletto per società di gioco online, luogo d’incontro per operazioni sospette. Ma quando chiediamo notizie, attraverso rogatorie internazionali, La Valletta risponde poco o in notevole ritardo. Ma in Europa non è solo Malta che non collabora bene». Quanto le è spiaciuto non essere nominato procuratore nazionale antimafia? «Mi è dispiaciuto abbastanza. Ma vado avanti». Sempre in Calabria? «Non potendo rimanere a Catanzaro fino alla pensione, credo che farò anche la domanda come procuratore generale di Roma. Concorro solo per i posti che mi interessano realmente per sfruttare al meglio la mia esperienza. Se me lo consentiranno».
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