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Paolo Mastrolilli, La Stampa, 21 gennaio
Redazione InPiù 22/01/2021

Perché ha citato il terrorismo interno? «La nazione è sotto choc, il 6 gennaio ci ha ricordato l’11settembre. Non ci sono milioni di persone pronte ad assaltare il Congresso, ma troppi su social e chat parlano di violenza. Biden deve capire cosa succede e aggiustare il problema». Perché non ha parlato di politica estera? «Ha voluto dare il segnale che la sua attenzione è sull’agenda domestica. Ciò non vuol dire che gli Usa non avranno un’agenda internazionale attivista e robusta, però le priorità interne domineranno la presidenza come non accadeva dagli anni Trenta. Non è un ritorno all’isolazionismo, ma l’America sarà più parca nello spendere risorse e capitale politico negli affari internazionali. In particolare in Medio Oriente, dove continuerà la riduzione della presenza. L’enfasi sarà sulla diplomazia, non sulla politica estera militare». Come sarà il rapporto con l’Europa? «La relazione ritorna, e l’affidamento tra le due sponde dell’Atlantico diventerà subito evidente. Trump non ha fatto danni irreparabili, ma servirà lavoro duro per garantire che Usa e alleati siano sulla stessa pagina. I temi più difficili saranno Cina, governance digitale, 5g e Huawei. Biden non è felice dell’accordo Ue-Cina sugli investimenti, vuole una posizione unitaria verso Pechino». Cosa può fare l’Italia? «L’uscita di Londra dalla Ue, e la fine del mandato di Merkel, spingeranno Biden a cercare un gruppo più ampio di europei per definire le politiche comuni. In questo quadro l’Italia può giocare un ruolo più importante. Una chiave è il progresso nella difesa. L’Europa sta avendo la conversazione giusta. Non l’autonomia strategica, perché è controversa, ma più diventerà capace di sostenere le responsabilità geopolitiche, e più gli Usa guarderanno a lei come un partner utile».
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