Non c'è posto per l'amore, qui
Il prologo di questo romanzo ci porta nel 1953, quando la protagonista Darya, che nel soggiorno della sua casa di Kyiv sta leggendo un libro, sente una detonazione nella stradina che porta alla casa dove abita con i due figli, la madre Rebecca e suo marito, il colonnello Maslov. Fa in tempo a nascondersi dietro una tenda, ma ha già visto: un killer ha ucciso suo marito, anche se lei negherà di averlo saputo all’assistente di suo marito che l’ha appena chiamata. Poi il racconto di Trofimov , giornalista e scrittore ucraino, torna indietro, nel 1930, regalando ai lettori un lungo affresco della storia dell’Ucraina, della Russia, del mondo ebraico che in quella parte del continente est europeo visse, soffrì la fame, la deportazione, lo sterminio, le purghe, e finalmente dopo decenni di tragedie politiche e sociali, ritornò all’indipendenza, quella che solo tre anni fa, è stata attaccata dalla Federazione russa con a capo Putin, guerra che ancora non si placa. Protagonista di questo libro che ha molti tratti del romanzo storico, la diciassettenne Debora Rosenbaum, figlia di ebrei, Gersh e Rebecca, ragazza colta, amante della lettura e dell’arte, decisa ad abbandonare il piccolo centro di Uman, per andare a lavorare in città: a Kharkiv avrebbe lavorato in una fabbrica di trattori, convinta dalla martellante propaganda dell’Unione Sovietica che prometteva una espansione economica ed industriale alla Russia uscita dalla Rivoluzione d’Ottobre e dalla Prima guerra mondiale. Stalin prometteva un radioso futuro nel quale ogni compagno russo avrebbe ottenuto la sua affermazione. L’arrivo della ragazza, cresciuta in una sana famiglia ebraica,vezzeggiata dal benessere dei genitori, la trova catapultata in una realtà a cui non può adattarsi: lavoro massacrante, promiscuità, sporcizia, finché grazie all’amica Olena riesce a trovare un’occupazione meno massacrante: dipingerà slogan sui grandi cartelli che inneggiano alla Rivoluzione del compagno Stalin. La vicenda nella quale spende la sua vita Debora segue gli avvenimenti storici nei quali sarà coinvolta: la fame a cui fu sottoposta l’Ucraina, con le morti per fame di milioni di contadini, l’odio per gli ebrei, l’avvento di Hitler. Debora ha conosciuto intanto un giovane pilota ebreo, Samuel, di cui si innamora e che sposa. Lui sarà accusato di tradimento e trasferito in un campo in Siberia, condannato a dieci anni di lavori forzati: farà in tempo a vedere il piccolo Pasha, suo figlio, rima di salire sul treno. Debora cresce il bambino insieme a sua madre tra molte difficoltà, fino a che, ormai la guerra si avvicina, accetterà di sposare il brutto e sgraziato Maslov, militare sovietico che si è affezionato al piccolo Pasha e aspira a fare della bella e profumata Debora sua moglie. L’inferno della Seconda guerra mondiale, la fuga a Stalingrado, i tradimenti, le torture, gli abbandoni, la persecuzione antisemita, lo spionaggio, la paura, caratterizzeranno gli anni più difficili : Debora ha avuto una seconda figlia da Dimitri Maslov, che pur di averla tutta per sé le cambia nome: sarà Darya Maslova, cittadina russa e non ebrea, non si sa mai. Darya-Debora sarà costretta a compiere brutte azioni, a tradire, ad uccidere, pur di sopravvivere ad un mondo crudele, violento, in cui genitori e figli non si riconoscono, e l’amore viene messo a durissima prova, e da cui nessuno esce innocente. Un romanzo che sa raccontare la durezza della storia che ha vissuto l’Ucraina, di cui noi, in occidente, sappiamo davvero poco: ora che la guerra ha portato purtroppo lo stato ucraino alla ribalta della storia, ora che i nomi di Kharkiv, Odessa, Derbent. Kyiv, ci appaiono più familiari, capiamo meglio cosa è stata l’oppressione sovietica, cosa hanno comportato le deportazioni, le uccisioni di massa da parte del regime sovietico, gli orrori del gelo e della fame durante l’invasione nazista. Un grande romanzo, quello di Trofimov, che in un’ intervista recente ha dichiarato che “La memoria è ricerca di giustizia”: affermazione che dalla letteratura può essere facilmente trasferita alla politica, quella tempestosa dei nostri giorni, alla ricerca di una pace giusta che al momento sembra irraggiungibile, malgrado sforzi diplomatici che non sembrano proprio bastare, in un mondo che appare impazzito.