I demoni di Pausilypon
Pino Imperatore, HarpersCollins - 2024
Ex libris - Elisabetta Bolondi 13/09/2024
I demoni di Pausilypon
Esce ora per HarperCollins un libro originale “I demoni di Pausylipon. Neapolis 22 A.C.”, del napoletano Pino Imperatore, una vera detective story che ha per protagonista un investigatore d’eccezione, il sommo poeta latino, Publio Virgilio Marone, che nella sua domus di Mare Planum, l’attuale Marechiaro, sta lentamente procedendo alla stesura del suo poema in esametri, l’Eneide, di cui buona parte è già stata ultimata, il Princeps Augusto ne sollecita la conclusione, visto che il poema celebra la stirpe di cui lo stesso imperatore si proclama erede e creatore di una civiltà che dal mitico eroe troiano trae la sua remota origine. In una vasta proprietà poco lontana, Pausilypon, nel golfo di Neapolis, tiene la sua corte il potente Publio Vedio Pollione, un eques publicano che ha invitato sei compagni d’arme di una gloriosa e spietata guerra appena conclusa con migliaia di morti, e ora si aspetta la visita del Princeps. Nottetempo però, uno dei cavalieri ospiti, Popilio Lepido, ubriaco ed esanime, è stato gettato in pasto alle feroci murene nella vasca dove vengono allevate. Pollione manda a chiamare Virgilio, sperando che con la sua proverbiale saggezza sia in grado di indagare sul delitto. Il poeta, che vive con il fido Proculo e la domestica Petelia, raggiunge la casa di Pollione, in tempo per sapere di un nuovo delitto: questa volta, un altro ospite, Capitone, cade ucciso nel prezioso tempietto di Diana. Nella splendida dimora abitano schiavi, guardie del corpo, tutti terrorizzati dalla ferocia del padrone di casa, mentre si vive in un clima di paura e di ingiustizia a cui Virgilio cerca di porre riparo, pur comprendendo che il potere di vita e di morte del padrone sugli schiavi non è in discussione, ma nella dimora di Pausilypon stanno avvenendo avvenimenti gravissimi che devono avere una spiegazione, che Virgilio tenta di scoprire attraverso i pochi indizi a disposizione: piccoli rotoli di papiro lasciati vicino ai morti, anelli d’oro con uno strano simbolo, per lo più croci , che appaiono agli occhi del poeta e dei suoi aiutanti del tutto misteriosi.
La trama si infittisce, avvengono nuovi delitti, morti inspiegabili, fughe, arrivi di altri ospiti inattesi e sgraditi: una miriade di personaggi, tutti diligentemente elencati dall’autore in apertura del romanzo, che il lettore deve consultare per non smarrirsi nel labirinto di fatti e persone che riemergono dal passato. Pino Imperatore fa un lavoro interessante nell’uso del latino, le cui forme sono frequentissime nella narrazione; numerose espressioni che usiamo ancora oggi, citazioni di versi celebri, traduzioni immediate che ci riportano ad una lingua che sta all’origine del nostro parlato, ma di cui spesso non ricordiamo la provenienza. “Audentis fortuna iuvat”, dice lo scrittore ringraziando lo spirito di Virgilio che lo ha validamente aiutato nella composizione di questo libro intelligente, che consiglio caldamente a tutti gli studenti di liceo, troppo spesso lontani dalla cultura classica perché presentata dai programmi scolastici in modo freddo e troppo accademico. Il solo glossario, sedici pagine necessarie per la comprensione del testo, offrono uno strumento utile e divertente per capire di più un mondo che conosciamo sempre meno, più si allunga il tempo che ci separa da un passato per cui non basta solo il selfie al Colosseo di milioni di turisti ignoranti e indifferenti. Il latino fa parte della nostra identità, ricordiamolo.
La trama si infittisce, avvengono nuovi delitti, morti inspiegabili, fughe, arrivi di altri ospiti inattesi e sgraditi: una miriade di personaggi, tutti diligentemente elencati dall’autore in apertura del romanzo, che il lettore deve consultare per non smarrirsi nel labirinto di fatti e persone che riemergono dal passato. Pino Imperatore fa un lavoro interessante nell’uso del latino, le cui forme sono frequentissime nella narrazione; numerose espressioni che usiamo ancora oggi, citazioni di versi celebri, traduzioni immediate che ci riportano ad una lingua che sta all’origine del nostro parlato, ma di cui spesso non ricordiamo la provenienza. “Audentis fortuna iuvat”, dice lo scrittore ringraziando lo spirito di Virgilio che lo ha validamente aiutato nella composizione di questo libro intelligente, che consiglio caldamente a tutti gli studenti di liceo, troppo spesso lontani dalla cultura classica perché presentata dai programmi scolastici in modo freddo e troppo accademico. Il solo glossario, sedici pagine necessarie per la comprensione del testo, offrono uno strumento utile e divertente per capire di più un mondo che conosciamo sempre meno, più si allunga il tempo che ci separa da un passato per cui non basta solo il selfie al Colosseo di milioni di turisti ignoranti e indifferenti. Il latino fa parte della nostra identità, ricordiamolo.
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