La principessa di Lampedusa
Ruggero Cappuccio, Feltrinelli
Ex libris - Elisabetta Bolondi 06/09/2024
La principessa di Lampedusa
Chiunque abbia letto e amato il capolavoro novecentesco di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, non può mancare la lettura del libro di Ruggero Cappuccio, scrittore e regista teatrale che per Feltrinelli ha pubblicato “La principessa di Lampedusa”, dedicato alla figura quasi leggendaria della madre dello scrittore e principe siciliano, Beatrice Tasca Filangeri di Cutò, da sposata principessa di Lampedusa. Siamo nel maggio del 1943, la ultrasettantenne Beatrice lascia il suo rifugio in una modesta pensione di Capo d’Orlando e in carrozza raggiunge Palermo, bombardata dagli aerei alleati, semidistrutta, come è semidistrutto il suo palazzo, che raggiunge fortunosamente in mezzo a calcinacci e polvere, indossando un magnifico tailleur nero, cappello con veletta, tacchi alti. La donna, vedova, ha lasciato senza notizie il figlio Giuseppe, ed ora si aggira in quel che resta del palazzo di famiglia, con il quale si identifica, dopo aver deposto in fondo al pozzo del cortile una borsa di cuoio. Ma malgrado sia sola, c’è chi la osserva dalla finestra del palazzo confinante; si tratta di Eugenia Bonanno, una ragazza venticinquenne, bella, intelligente, vittima di una famiglia violenta: suo padre l’ha obbligata a lasciare la facoltà di fisica, che frequentava a Napoli, e la vuole far sposare con il figlio di un suo socio in affari poco puliti, impedendole di vedere il suo innamorato, il puparo Cateno. Fra la giovane Eugenia e la principessa, nasce un legame che si fa sempre più intenso. La ragazza le fornisce l’indispensabile per sopravvivere, sottraendolo alla ricca dispensa di casa sua, all’insaputa dei genitori, ai quali sfugge passando lunghe notti in compagnia di Beatrice, che le mostra quel che resta dei tesori di casa, abiti, suppellettili, quadri, memorie, un pianoforte rimasto intatto, mentre le fornisce consigli su come gestire la sua vita e conquistare libertà e indipendenza dal padre, dalle convenzioni, dagli uomini, dalle circostanze che la storia propone. Eugenia e Beatrice divengono inseparabili, e attraversano quei mesi terribili, mentre le bombe continuano a martoriare la città, i tedeschi occupanti sempre più violenti, la popolazione vittima di soprusi, gli ebrei perseguitati: Beatrice usa tutto il suo potere, il carisma che le viene dal suo stato, per proteggere i più deboli, per dare speranza a chi non ne ha più, per dare un senso all’esistenza di chi la circonda considerandola una specie di santa laica, capace di mettere a disposizione degli altri tutto ciò che le resta, consapevole di quanto la sua famiglia e la sua classe di appartenenza abbiano sfruttato per secoli i poveri e i diseredati. Nella parte finale della storia, magistralmente narrata da Cappuccio, Beatrice di Lampedusa deciderà di dare un gran ballo sotto le bombe degli alleati che stanno per sbarcare in Sicilia: verranno recapitati biglietti d’invito scritti a mano da Eugenia a decine di aristocratici palermitani dai nomi altisonanti, ma ridotti in miseria: il direttore del reparto costumi del teatro Massimo fornirà gratuitamente a tutti gli invitati abiti adeguati, gli uomini indosseranno i frac che erano serviti al ballo di una edizione della Traviata, le donne altrettanto. I fedelissimi di Beatrice saranno i domestici in polpe al servizio di questa straordinaria insolita festa. Nel leggere queste pagine si respira già l’aria che ci restituiranno le pagine del romanzo che Giuseppe, poco tempo dopo, scriverà su suggerimento di sua madre. Il finale del romanzo induce una grande commozione in chi legge questa storia piena di sensibilità, di vero affetto, di grande sintonia fra anime nobili che appartengono alla grande aristocrazia siciliana ma anche alla classe subalterna: Accursio, le prostitute palermitane, le bambine oltraggiate, i portinai di casa Lampedusa, il cocchiere, tutti personaggi minori a cui la personalità straordinaria di Beatrice Filangeri restituisce valore e dignità. Veramente ben costruito il personaggio di Eugenia, che riesce ad emulare nella sua lunga vita, il modello che la principessa le aveva coraggiosamente e amorevolmente trasmesso. Da non tralasciare le descrizione accurata del gioiello più prezioso e antico di casa Lampedusa, un pendente fatto di pietre grandi e preziose, un merviglioso Gattopardo.
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