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Il potere di uccidere

Fabrizio Roncone, Marsilio 2023

Ex libris - Elisabetta Bolondi 20/10/2023

Il potere di uccidere Il potere di uccidere La Roma che racconta Fabrizio Roncone, alla vigilia di un Natale insolitamente innevato,  è gelida e spettrale. Il protagonista del nuovo romanzo noir di Fabrizio Roncone,  è l’ex giornalista Marco Paraldi, che dopo essere stato allontanato dalla professione per aver malmenato a Montecitorio un ministro, ha aperto una vineria, Mezzolitro, al  centro storico, luogo d’incontro di amici, vip, compagni della vita passata. Si mangia molto bene, forse si beve un po’ troppo, compresa la  esagerata propensione al gin del proprietario. Single convinto, Paraldi ha un legame con la giovane principessa romana Chicca, bionda, chic, che lo vorrebbe per compagno stabile, ma lui resiste, tutto preso da ricette raffinate che prendono vita nella cucina del suo appartamento, caminetto acceso e odori appetitosi. Paraldi viene avvicinato da un vecchio tipografo di Paese Sera, compagno di tante avventure giornalistiche, disperato per la scomparsa di suo figlio Max : era autista di  un deputato influente, ma improvvisamente è scomparso letteralmente. La macchina dell’onorevole Pino Pignataro chiusa, senza danni, era rimasta  nel parcheggio del Parlamento. I carabinieri hanno iniziato le indagini, ma senza esito, e il padre disperato si rivolge a Marco, un reporter investigatore vecchio stile con qualche contatto residuo nella mala romana e una moleskine piena di appunti. Paraldi accetta e comincia la sua indagine, che lo conduce nei meandri della vita politica della capitale, dove corruzione, malaffare, droga rischiano di inquinare la tenuta della democrazia. Pino Pignataro è il tirapiedi dell’onorevole  Gianfranco Cannone, che lo ha trovato  in un sobborgo  napoletano per farne un suo fedele  seguace: ma Pino, ambizioso e assetato di denaro e potere, ha superato tutti i limiti: cocainomane, ha  moglie, due figli da mantenere, e un’amante vistosa  che è lo stereotipo perfetto delle giovani  rampanti  che si vendono per fare televisione e ottenere  visibilità. Lo scenario descritto  da Fabrizio Roncone  sembra irreale, tanto è violento, corrotto, malato:  il suo mestiere di inviato del Corriere gli ha fatto conoscere il degrado di una capitale nella quale si muovono personaggi loschi, politici immorali, donne in vendita, barboni disperati che hanno perso tutto, un alto clero corrotto, mentre anche le forze dell’ordine , gli  alti gradi dei carabinieri, ubbidiscono alle  logiche di potere a scapito della lealtà ai valori su cui hanno giurato. Il romanzo è piacevole, scritto con grande ironia, ma nella sostanza tragico. La Roma raccontata da Roncone fa rabbrividire, e non soltanto per la metafora del nevischio gelato che permea le avventure di tutti i personaggi. Al capitolo 25 del romanzo l’autore fa una descrizione, messa in bocca all’onorevole Cannone, esponente di un piccolo partito di governo,  temo molto veritiera, della vita dei parlamentari eletti democraticamente da noi, che spaventa: “ Conosce le abitudini dei suoi colleghi e delle sue colleghe: ormai, con tragica consuetudine, se non c’è in programma qualche voto importante, arrivano in Parlamento il mercoledì mattina e il giovedì pomeriggio sono già tutti scodinzolanti e di fretta. Li vedi tirarsi dietro i trolley con aria indaffarata, uno sguardo all’orologio,  un sospiro di stanchezza, sempre di corsa….. ‘ ciao bello mio, perdonami, ma scappo via’. La verità è che non fanno un cazzo : né lì, nei collegi dove sono stati eletti; né qui, dove dovrebbero confrontarsi, inciuciare, immaginare, sognare, bluffare, litigare……”. Se il genere giallo/noir propone intrattenimento leggero, Roncone fa qualcosa di più: ci mette di fronte a situazioni che non vorremmo conoscere, di cui sarebbe meglio tacere. La purezza, l’onestà, la rettitudine si confrontano con una realtà amara, che la letteratura ci consegna perché ne prendiamo atto. E siamo in grado di giudicare e scegliere da quale parte stare. Una capitale degradata è un frutto marcio che non tutti meritiamo, sembra suggerire lo scrittore.
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