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La ricreazione è finita

Dario Ferrari, Sellerio - 2023

Ex libris - Elisabetta Bolondi 10/03/2023

La copertina del libro La copertina del libro Si aggira nel dipartimento di italianistica dell'università di Pisa uno studente fuoricorso di Viareggio. Lì il professor Sacrosanti determina carriere, attribuisce assegni di ricerca, include ed esclude fra i suoi protegé persone devote che gli hanno dedicato energie, laureati brillanti che avrebbero bisogno di affermazione e che troppo spesso subiscono sconfitte inattese per opportunismi accademici di cui ignorano le motivazioni. Il protagonista del romanzo "La ricreazione è finita" di Dario Ferrari si chiama Marcello Gori: i suoi studi universitari sono stati faticosi, i risultati non eccellenti, al contrario dei vari Carlo, Pier Paolo, che gravitano da sempre intorno al "chiarissimo professor Sacrosanti", studiosi della materia e anche degli equilibri interni alla facoltà di lettere, di cui conoscono ogni retroscena. L'ignaro Marcello pensa, visto che è disoccupato e non vuole ereditare il bar del padre, di affrontare un concorso per il dottorato. Imprevedibilmente gli capita un argomento che conosce, prende un buon voto, supera i candidati favoriti e ottiene un assegno triennale di ricerca.
 
Inorgoglito dell'inatteso risultato, propone complessi temi per la sua ricerca, che vengono immediatamente rifiutati dal potente Sacrosanti, che gli impone di occuparsi di un semisconosciuto autore locale, Tito Sella, che malgrado la pubblicazione di varie opere letterarie aveva trascorso molti anni in carcere, per terrorismo. Negli anni Settanta il suo piccolo gruppo rivoluzionario, i Ravechol, aveva rapito ed ucciso il giudice Altieri, e nello scontro a fuoco con la polizia erano morti tutti; solo Sella era sopravvissuto, rifugiato nel casale in campagna che serviva da covo per questo gruppo di brigatisti di provincia, mal armati e mal diretti. Marcello accetta la proposta di trasferirsi a Parigi, per studiare i documenti che si trovano nella grande biblioteca voluta da Mitterrand, un tempio della cultura europea e una miniera anche per la documentazione sul terrorismo italiano degli anni Settanta. Gori ha lasciato a Viareggio la fidanzata Letizia, una promettente oncologa, mentre a Parigi incontra e si innamora di una giovane studentessa romana, Tea, ricca, viziata, molto inserita nell'ambiente di certi intellettuali italiani rifugiati a Parigi, in odore di terrorismo, che nella capitale francese erano stati accolti.
 
La storia di Marcello, dei suoi rapporti con la cultura e con la storia del nostro paese negli anni di piombo sono al centro della seconda parte di questo interessante romanzo che ricostruisce con accuratezza atmosfere, modi di pensare e di vivere, scelte e sconfitte di un'intera generazione che fu politicamente sconfitta, fisicamente decimata o incarcerata. Tre donne diverse sono al centro della storia: Letizia, solida, pragmatica, tesa ad obiettivi concreti nella vita professionale e in quella sentimentale; Emma, la rivoluzionaria che aveva fatto parte del commando che insieme a Tito Sella, Miro, Athos, Giorgio, aveva dato vita al gruppo di giovani utopisti poi sconfitti, modello femminile e femminista in anni in cui il ruolo della donna doveva ancora affrancarsi dagli stereotipi più convenzionali. Infine Tea, libera, spregiudicata, sessualmente disponibile, privilegiata per nascita e dunque capace di rischiare, di lasciare, di deludere.
 
Il libro offre una rara ed efficace ricostruzione degli anni di piombo nella provincia toscana, poco raccontata e abbastanza inedita: Viareggio con il suo celebre carnevale, con i suoi locali storici nella Versilia, la Bussola, la Capannina, mitici negli anni Sessanta, diventa il luogo in cui in modo inatteso si sviluppa una cellula di  giovani frustrati dalla vita di operai nei cantieri navali, delusi dal Pci di Berlinguer vicino al compromesso con la Dc di Moro, e dunque decisi a fare la rivoluzione. Molto ben ricostruito un clima che si respirava nella società di allora, e che rifluì poi in un terrorismo suicida. I personaggi del romanzo sono ben delineati, a partire dal narratore Marcello, ingenuo, incapace di rendersi conto di quanto fosse stato manipolato, ma alla fine eticamente vincitore. Un libro colto, pieno di rimandi letterari, visti però con l'occhio della critica tagliente nei confronti di certa cultura accademica elitaria che ha costruito la carriera di molti intellettuali e "baroni", ma non ha certo favorito il merito e il lavoro dei migliori fra gli studenti. E ne conosciamo purtroppo infiniti esempi, anche nelle università dei tempi recenti.
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