Comandante
Edoardo De Angelis e Sandro Veronesi, Bompiani - 2023
Ex libris - Elisabetta Bolondi 24/02/2023

Provenienti da ogni parte d'Italia, ognuno col suo dialetto, sardo, napoletano, triestino, veneziano, erano uomini semplici, che condividevano il pochissimo spazio, la puzza dei loro corpi poco lavati, la paura che non li abbandonava mai, lo scarso cibo, la consapevolezza che solo la paratia metallica della nave, così precaria, li separava dall'abisso dell'oceano. Difficile riassumere il clima che si respirava a bordo, fatto di attesa, ignorando il vero obiettivo verso cui erano diretti, consapevoli del rischio di essere intercettati dagli inglesi. Dopo aver perso un uomo, il coraggioso "corallaro" di Torre del Greco che riesce a rompere la rete metallica per aprire un varco al Cappelini violando così la inespugnabile base inglese di Gibilterra, eccoli in Atlantico; dopo uno scontro con alcuni caccia dell'Air Force, Todaro si trova di fronte ad un mercantile che naviga al buio, senza bandiera in vista. Come prescrive la legge di guerra, gli italiani fanno fuoco ed affondano la nave; si tratta di un mercantile belga, dunque neutrale, anche se, come sarà accertato, trasporta materiale bellico del nemico. Molti uomini sono in mare, aggrappati a scialuppe precarie. Di fronte alla perplessità dei suoi, che sanno che la legge di guerra prescrive che quegli uomini vengano abbandonati, Todaro fa una scelta diversa. Accoglie quei naufraghi, che per lui tali sono, e dopo diverse drammatiche peripezie li accompagnerà fino al porto più vicino, nelle isole Azzorre, dopo una lunga navigazione consentita da una nave inglese.
Nel prologo del libro Sandro Veronesi dichiara la ragione di questo romanzo. L'estate del 2018, molti sbarchi di migranti in fuga dai lager libici sulle nostre coste avevano prodotto un'ondata di xenofobia cavalcata da una parte politica ben nota. Gli uomini della Guardia costiera, invece, avevano fatto altre scelte, anzi l'Ammiraglio Pettorino, aveva dichiarato che "salvare le vite in mare è obbligo di legge e morale". Di grande attualità quindi la storia dimenticata di Salvatore Todaro e dei suoi uomini, a cui in attesa dell'attacco fa cantare "L'inno dei sommergibilisti" per vincere la paura, o fa cucinare dal cuoco di bordo degli squisiti gnocchi al sugo di pomodoro, per risarcirli dei forzati pasti a base di carne in scatola per risparmiare acqua ed energia. Niente di cinematografico nel racconto della vita di bordo, solo fatica, sudore, noia, attesa, nostalgia, paura. Un racconto emozionante, commovente, per chi ha conosciuto la vita e i sacrifici degli uomini di mare, le famiglie rimaste a casa, i figli che non hanno conosciuto il padre, morto e sepolto nelle acque dell'oceano. "Dei centoquarantacinque sommergibili impiegati durante la seconda guerra mondiale dalla Regia Marina Militare, ne sopravvissero soltanto trentasei. Tutti gli altri riposano sul fondo del mare, coperti di croci di corallo".
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