Il cimitero di Venezia
Matteo Strukul, Newton Compton - 2022
Ex libris - Elisabetta Bolondi 06/05/2022

La storia va verso la conclusione non senza aver visto coinvolti gli ebrei del Ghetto, gli aristocratici più potenti, e soprattutto un luogo sconosciuto: il cimitero di Sant’Ariano che dà il titolo al libro, dove scene da romanzo gotico, montagne di ossa e cadaveri putrefatti, spaventano lettori e gli stessi protagonisti. Libro pieno di riferimenti colti, di paesaggi straordinari, di atmosfere raffinate, tra lampadari di Murano che illuminano i volti dei ricchissimi partecipanti a feste leggendarie, e squarci di miseria e di degrado inimmaginabili. Orfani affamati assoldati per delinquere, una bambina malata di vaiolo salvata da Isaac Libermann, un medico ebreo che anticipa con le sue ricerche il vaccino contro il vaiolo, lenti artigianali molate nella fornace di Murano dove la giovane Charlotte si propone come antesignana delle coraggiose donne imprenditrici. E infine la grande pittura del Settecento veneziano, gli scorci di Venezia che attraverso le opere di Antonio Canal sono conosciuti e apprezzati dovunque nel mondo. Il romanzo di Matteo Strukul è ricchissimo di spunti, originale nella struttura, pieno di colpi di scena, che ripropone un periodo fecondo per la storia di Venezia anche se pieno di troppe contraddizioni che lo scrittore riesce a condensare nelle pagine del suo libro con competenza ed eleganza stilistica. Viene voglia, leggendo il romanzo, di ritornare a Venezia, di riguardare i dipinti di Canaletto e di Guardi, di riascoltare Vivaldi e Benedetto Marcello, di rileggere Goldoni…
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