Caesar
Antonella Prenner, Rizzoli - 2020
Ex libris - Elisabetta Bolondi 15/01/2021

Ma quello che colpisce nel racconto coltissimo ma umano di Antonella Prenner è il ruolo importante attribuito alle donne, che nella storia, e soprattutto in quella dell’antichità, non sempre sono state raccontate nel ruolo che meritano. Aurelia, la madre del generale, amata ed ascoltata dal figlio che ne accoglie i saggi consigli; Giulia, la figlia prediletta, sposata all’ormai anziano Pompeo e sacrificata al potere, morta troppo presto. E ancora Calpurnia, l’ultima giovane moglie di Cesare, vedova e sola, trascurata dal marito potente, idolatrato da uomini e donne. Le figlie di Servilia, Tertulla, Giunia, giovani donne che vivono lontane dalla madre, chiacchierata e presa solo dalla sua passione; e ancora una anziana prostituta della Suburra, Lidia, che aveva conosciuto Cesare in gioventù che l’aveva sempre protetta. Tra tutte loro non può che emergere la splendida e misteriosa Cleopatra, alla pronuncia del suo nome dal suono melodioso, Servilia trema: capisce che è arrivata la fine della sua appartenenza a Cesare. Con la regina d’Egitto, che gli darà un erede, non può davvero competere. Ci sono tanti temi e spunti da analizzare nel libro, soprattutto la lingua che l’autrice costruisce con rara sensibilità: sembra di sentir tradurre Lucano, Tito Livio, Plutarco, Lucrezio, Svetonio, Cicerone, Catullo, eppure la forma italiana che leggiamo è lirica, armoniosa, leggera, anche se si descrivono combattimenti feroci, assedi interminabili, vinti e vincitori, teste mozzate, nemici incatenati e torturati. Ma la voce di Servilia, che non si tinge più i capelli con le tinture batave e non si cosparge più il corpo con unguenti raffinati, magari appena giunti dall’Egitto, il regno della sua rivale, è la voce di una donna sconfitta, dopo aver avuto l’amore incondizionato di Cesare, di essere stata l’unica donna davvero prescelta per le confidenze, il sesso vissuto con gioia, la fiducia totale. Un sacchetto con un dado, un’aquila d’argento, un lungo papiro vergato dal suo amante, sono quanto resta a questa Venere, così l’aveva definita Cesare, al culmine della loro storia. Il quadro della società romana così profondo e articolato che Antonella Prenner ci regala in questo romanzo ci fa ripensare alle storie che abbiamo studiato a scuola, agli slogan che abbiamo imparato a memoria, alle frasi celebri estrapolate da un contesto ben più complesso. Con rara competenza storico-politica la scrittrice ci aiuta a rileggere da un punto di vista originale, diverso, la storia dei nostri progenitori, senza conoscere la quale è difficile leggere anche il nostro presente.
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